“Se mi ammazzano, tirerò fuori le braccia dalla tomba e sarò più forte”
Questa è la frase pronunciata da Minerva Mirabal, una delle tre sorelle che persero la vita il 25 Novembre 1960 dopo essersi opposte al regime dittatoriale di Trujillo in Dominica, uno dei più duri della storia del sud America. Le sorelle Mirabal, Patria Mercedes, Marìa Argentina Minerva e Antonia Marìa Teresa, erano contrarie alla dittatura di Trujillo e per questo diedero vita al “Movimento 14 giugno”, per il quale verranno perseguitate, incarcerate insieme ai loro mariti, e successivamente uccise brutalmente in un agguato, poco dopo esser state liberate.
A ricordo di questo evento, l’ONU scelse questa data per celebrare la giornata contro la violenza sulle donne, che trova, a partire dalle parole di Minerva, quel sentimento di speranza e determinazione che caratterizza il movimento femminista. La ricorrenza verrà istituita al 25 Novembre nel 1999, definendo la violenza sulle donne e ragazze come “una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, persistenti e devastanti che, ad oggi, non viene denunciata, a causa dell’impunità, del silenzio, della stigmatizzazione e della vergogna che la caratterizzano”. Tale data segna anche l’inizio dei 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere, durante i quali sono promosse tante iniziative nelle città di tutto il mondo per dire basta al femminicidio e alla violenza.
La violenza verso le donne è infatti una violenza di genere, abusi di tipo psicologico, sessuale o fisico che riguardano persone discriminate in base al genere. Più specificatamente, si considerano per esempio atti di violenza lo stalking, le aggressioni, lo stupro, le molestie o il femminicidio.
Ancora oggi i casi di femminicidio, violenze e abusi, rimangono un problema non poco rilevante per il nostro paese: il numero di femminicidi dall’inizio dell’anno ha già quasi raggiunto i dati dell’anno precedente. 104 sono le donne uccise nel 2022, con più della metà dei delitti commessi da parte di partner o ex-partner delle vittime, numeri drammaticamente alti che suonano come un vero e proprio campanello d’allarme, che sottolinea come sia ancora molto importante lavorare sulla percezione del problema.
La prima vittima risale al 6 Gennaio, Guglielmina, donna di 72 anni soffocata dal marito. Marta, Anastasia, Carol, Paola, sono tutte donne alle quali è toccato lo stesso destino, ma purtroppo la lista di donne picchiate, colpite a morte, strangolate, non è cosi corta. Altri esempi più recenti sono il caso di Martha Castano Torres, donna di 65 anni originaria della Colombia, trovata morta a Roma, e quello di Alice Neri, donna di 32 anni ritrovata carbonizzata all’interno della sua macchina nel modenese, ma questi sono appunto solo alcuni tragici esempi.
Preoccupante è anche il numero di chiamate ricevute dal numero antiviolenza, che dopo una lieve discesa dal 2018 al 2020, è notevolmente aumentato nei due anni successivi e i dati Istat ci rivelano che le regioni dalle quali sono state ricevute più chiamate sono Lombardia, Lazio e Campania. Ancora sono poche però le donne che trovano la forza di reagire agli abusi e cercare sostegno nelle istituzioni, solo il 4,3% delle vittime infatti denuncia gli episodi di violenza subiti.
Oggetto simbolo della denuncia contro questo tipo di violenza sono le Scarpe rosse, che rappresentano un’espansione internazionale del lavoro dell’artista messicana Elina Chauvet, che posizionò vicino a monumenti, per le strade, o nelle piazze, le cosiddette “Zapatos Rojos”, in italiano “scarpette rosse”, in un tentativo di sensibilizzazione riguardo la violenza di genere. Da allora, il fenomeno è esploso in tutto il mondo, con scarpe rosse che riempiono piazze e simboleggiano le vittime di questo fenomeno talmente orrendo che davanti a esso non si può rimanere indifferenti.
Anche la scuola è in prima linea a favore di questa giornata. Per estirpare ogni tipo di violenza bisogna infatti partire dall’educazione dei giovani. In particolare il Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci, nell’ambito del progetto “Giovani e partecipazione”, prende parte alla campagna internazionale contro la violenza di genere, che dal 1991 si tiene ogni anno nei giorni che vanno dal 25 Novembre fino al 10 Dicembre, Giornata mondiale dei diritti umani, invitando gli studenti a indossare indumenti rossi per la giornata contro la violenza sulle donne e tappezzando i corridoi scolastici di striscioni, i quali verranno poi divisi nelle varie classi ed esposti fino al 10 Dicembre.
Sta ora alle nuove generazioni, ereditarie di una difficile storia, giungere ad una svolta e condannare definitivamente questo genere di violenza.