Al Maggio Musicale Fiorentino si ritorna sul palco per il secondo titolo spagnolo nell’ambito del festival d’Autunno. Infatti, dopo le rappresentazioni del Trovatore di Giuseppe Verdi, è stata messa in scena a partire dal 10 novembre un’altra opera del compositore emiliano: Ernani. Questo titolo, non molto rappresentato ma amato dal pubblico, torna sul palco fiorentino per la terza volta.
L’Ernani, opera in quattro atti e su libretto di Francesco Maria Piave, è ispirata all’omonimo dramma di Victor Hugo ed appartiene al primo periodo di Verdi. Questa sua quinta opera, con i suoi tratti più rossiniani, rappresenta uno dei migliori prodotti del celebre artista in questo periodo, caratterizzato da un’attività di sperimentazione che porterà poi alla creazione di grandissime opere come l’Otello e soprattutto il Falstaff, per citare solo gli ultimi capolavori.
Il protagonista è Ernani, il capo di una banda di ribelli, che vuole vendicare la morte del padre avvenuta per mano del padre del re Carlo, sovrano spagnolo che ora vogliono rovesciare dal trono. Mentre i ribelli stanno festeggiando i loro propositi Ernani espone l’intenzione di rapire Elvira, nipote di Don Ruy Gomez de Silva, di cui è innamorato e ricambiato; la giovane è però promessa in sposa all’anziano zio. Intanto, nel castello di Silva, Elvira attende che l’amato venga a sottrarla alle nozze con Silva. Sulla scena compare re Carlo, che, anch’egli innamorato della donna, vuole convincerla a seguirlo. Elvira una volta riconosciuto Carlo lo respinge, arrivando a puntargli una lama al collo, sulla scena irrompe Ernani che si scontra con Carlo. Arriva Silva che, non avendo riconosciuto il sovrano, sfida a duello entrambi i contendenti. Con l’ingresso degli scudieri del re Silva si rende conto dell’identità dello sfidato e chiede perdono, Carlo spiega che si trova lì per discutere della futura elezione dell’imperatore e salva Ernani dal duello, il quale giura reciproco amore con Elvira e fugge. Il secondo atto si apre con i preparativi al castello di Silva per le sue nozze con Elvira, al castello arriva Ernani che, fallita la congiura contro Carlo, sta fuggendo travestito da pellegrino dagli uomini del re che lo stanno cercando. Silva lo accoglie nel castello ma quando lo scopre con Elvira si adira e vuole vendicarsi. All’arrivo di Carlo e le sue truppe al castello, Silva, onorando la sacralità dei doveri verso l’ospite, si rifiuta di rivelare dov’è nascosto Ernani. Una volta perlustrato tutto il castello Carlo riparte portandosi dietro Elvira. Silva allora sfida nuovamente a duello Ernani, che però gli propone un patto: i due si alleeranno contro Carlo ma “nel momento che Ernani vorrai spento, se uno squillo intenderà tosto Ernani morirà”: al volere di Silva, dopo aver suonato un corno da caccia, Ernani si ucciderà. L’ambientazione del terzo atto si sposta quindi ad Aquisgrana, luogo della tomba di Carlo Magno e luogo dove si svolge l’incoronazione del nuovo imperatore. Ernani, Silva e gli altri congiurati si sono riuniti nei sotterranei della tomba e stanno estraendo a sorte chi dovrà uccidere Carlo, esce il nome di Ernani. Silva gli offre di aver salva la vita in cambio della possibilità di uccidere lui Carlo, ma Ernani rifiuta. Dopo dei colpi di cannone che segnano l’avvenuta nomina ad imperatore entra in scena Carlo, che si cinge il capo con la corona imperiale ed ordina l’esecuzione dei due cospiratori, nonché nemici in amore. Elvira, mista tra le dame di corte che accompagnano il novello imperatore, supplica Carlo di risparmiare loro la vita, Carlo acconsente alla richiesta. Ernani allora rivela di essere Don Giovanni d’Aragona e, con un altro atto di clemenza, il sovrano concede che Elvira si unisca in matrimonio con Ernani. Chiude il terzo atto un coro apologetico dell’imperatore, da cui però si leva anche una voce vendicativa, quella di Silva. Nell’ultimo atto Ernani ed Elvira, dopo essersi sposati, stanno festeggiando nel palazzo di Don Giovanni d’Aragona (Ernani). Nel palazzo si aggira però un inquietante uomo mascherato ed incappucciato. Ernani, uditi i tre squilli del corno dato in pegno a Silva, fa allontanare Elvira. Si mostra quindi Silva che, tolta la maschera, ricorda il giuramento ad Ernani porgendogli un pugnale. Ernani cerca di far cambiare idea a Silva, ma senza successo, intanto ritorna Elvira, che invano prova anch’essa a distogliere lo zio dal suo proposito, ma Silva è ormai deciso, come il destino di Ernani. Il protagonista deve quindi tenere fede al patto e sceglie di pugnalarsi al petto, sotto gli occhi di Silva e di Elvira.
Grande direzione da parte del maestro James Conlon, che è riuscito a valorizzare la linea melodica dell’opera e la potenza delle fughe alla tedesca, esaltando i punti di forza della buca e del palco e riuscendo a coordinare in modo magistrale l’organico dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, che si è rivelato ancora una volta di altissimo livello, e meritandosi ampiamente il grande applauso del pubblico a fine spettacolo.
Ottima la regia di Leo Muscato, con gestualità e disposizioni dei personaggi sul palco ben calibrate, contando anche le dimensioni ridotte della sala Mehta ed il numero di coristi in scena. Quella di ambientare la scena nell’ottocento (epoca di Verdi e della prima rappresentazione dell’opera) si è rivelata un’intuizione vincente, valorizzando i caratteri romantici dell’opera e coinvolgendo lo spettatore (o meglio introducendolo all’interno della vicenda attraverso due gradi ante ai lati del palco), in una realtà meno remota nel tempo rispetto al cinquecento e caratterizzata da temi sempre molto attuali. Molto belli i costumi a cura di Silvia Aymonino, con il rosso acceso delle truppe reali ed il celeste degli uomini di Silva, che hanno potuto così risaltare rispetto al fondale grigio. L’allestimento scenico è forse a tratti troppo vuoto e privo di oggetti di scena, continua a sussistere infatti il problema degli spazi che la Sala Mehta comporta, obbligando i registi ad adottare sceneggiature più “minimaliste” o astratte; lo spazio vuoto è però controbilanciato dal numero di coristi e cantanti e dalle luci a cura di Alessandro Verazzi, che hanno dato vita ad un intrigante gioco di ombre per tutta la durata dello spettacolo. Applauditissimo il complesso del Coro del Maggio Musicale Fiorentino, che ha dato una prova come sempre superlativa, ed il suo maestro Lorenzo Fratini.
Molto bravi tutti i membri della compagnia di canto. Francesco Meli è stato un applaudito Ernani, eroico ed allo stesso tempo tragico. Maria José Siri è riuscita ad incantare il pubblico con una virtuosistica performance nel ruolo di Elvira, destreggiandosi tra acuti e vibrati ben controllati. Nei panni di un irremovibile Silva, Vitalij Kowalijow, che ha dato prova di un grande talento: colpisce per il volume della voce, tra basso e baritono, risultando uno dei migliori interpreti sul palcoscenico, anche se la dizione non era sempre impeccabile. Ultimo ma non per importanza il baritono Roberto Frontali, che ha interpretato un buon Carlo V, malgrado qualche incertezza iniziale. Apprezzati dal pubblico anche Xenia Tziouvaras nel ruolo di Giovanna, Joseph Dahdah nel ruolo di Don Riccardo e Davide Piva in quello di Jago.
Nella platea quasi del tutto piena presenti oltre ai fiorentini anche moltissimi spettatori stranieri, presenza sintomo di un grande successo e spessore internazionale del teatro del Maggio Musicale Fiorentino, che ora continuerà il festival d’Autunno con la prossima opera in cartellone: Don Carlo, opera sempre a tema spagnolo di Giuseppe Verdi, in programma dal 27 Dicembre.