È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 31 ottobre 2022, il primo effettivo decreto-legge varato dal nuovo Governo, a seguito delle recenti elezioni. Al centro delle polemiche sono proprio le limitazioni imposte per quanto i riguarda i raduni rave, ritenuti dal Governo situazioni poco controllate e spesso illegali. Nel decreto sono state inserite anche delle norme riguardanti la gestione della pandemia, in particolare per quanto riguarda il personale sanitario e l’obbligo vaccinale, misure restrittive sul beneficio penitenziario e sull’ergastolo ostativo. Rimandata infine al 30 dicembre la riforma Cartabia, che punta all’accelerazione dei processi penali e il rinforzamento della difesa della vittima.
In questi giorni, si sta continuando a discutere riguardo a questo decreto e alle limitazioni che pone, soprattutto in tema rave-party.
Cosa sono i rave-party? I rave-party, chiamati anche free-party, sono delle manifestazioni musicali, organizzate spesso in luoghi isolati, nate alla fine degli anni ’80. Sono solite durare molti giorni, anche intere settimane, il tasso giovanile di frequentazione è molto alto, tanto da raggiungere anche le migliaia di persone. La particolarità di queste manifestazioni è che non sono autorizzate e che sono segrete: le informazioni sul dove e sul quando molto spesso si raccolgono tramite passaparola. La musica è l’elemento più caratteristico: tekno, techno, goa, acid house: tutti generi molto molto particolari, incentrati sull’utilizzo dei bassi e di un ritmo molto spinto. L’ultimo rave scoperto e fermato della polizia è proprio quello di Modena del 31 ottobre, dove le forze dell’ordine sono intervenute. Questi ritrovi sono molto spesso associati all’utilizzo di droghe e allucinogeni. Misure restrittive per organizzazioni del genere erano state prese nel Regno Unito, dove il fenomeno è molto più diffuso. Le critiche certamente non sono mancate per entrambi il governo inglese, che ha applicato a partire dalla pandemia delle misure molto simili a quelle vigenti in Francia dal 2002; nonostante ciò, le forze dell’ordine sono riuscite a vietarli, ma anzi l’affluenza ai rave è addirittura aumentata dopo i tempi del Covid.
Il nuovo decreto legge promulgato dal nuovo governo italiano prevede che l’invasione di terreni pubblici o privati che porti scompiglio all’ordine pubblico, di gruppi di persone superiori a 50, potrebbe essere perseguita anche penalmente, con stato di reclusione da 3 a 6 anni e multe di tetto di 10 000 euro. Il capo del Governo Giorgia Meloni invita a pensare all’illegalità di queste situazioni, e ribadisce di non pentirsi riguardo le decisioni prese dai lei e i suoi collaboratori. Rave illegali: è finita l’Italia nella quale alcuni rispettano le regole e altri no, così scrive la Premier sul suo profilo Twitter, E’ una norma che rivendico e di cui vado fiera perché l’Italia – dopo anni di governi che hanno chinato la testa di fronte all’illegalità – non sarà più; maglia nera in tema di sicurezza”.
Cosa c’è quindi al centro delle proteste? Al centro c’è proprio l’ambiguità di questa norma, che non parla infatti né di musica né di festa: secondo alcuni questa legge potrebbe essere usata anche contro manifestazioni e occupazioni scolastiche o proteste per il cambiamento climatico. Pesanti accuse arrivano dall’opposizione, che incolpa il Governo di vietare le libertà personali e limitare l’organizzazione delle proteste e della manifestazioni, in particolare della fascia studentesca-universitaria. Il centro-sinistra fa fronte sul fatto che i rave siano stati solo una scusa. Le parole arrivano anche dal sindacato dei poliziotti, che da anni che chiede al Governo di ricevere istruzioni su come intervenire riguardo questo tipo di situazioni, data la presenza del classico vuoto normativo. Domenico Pianese, segretario generale del C.O.I.S.P. (Coordinamento per l’Indipendenza Sindacale delle Forze di Polizia), si ritiene soddisfatto dell’introduzione di queste modifiche, appoggiando a pieno la decisione del ministro dell’interno Matteo Piantedosi di aver voluto sistemare la situazione, promuovendo il decreto. Immancabile ovviamente lo scontento giovanile, che per ora non sembra aver organizzato particolari sommosse e manifestazioni da far intervenire le forze dell’ordine.