Dopo la scorsa produzione di Acis et Galatée di Giovanni Battista Lulli, con la direzione di Federico Maria Sardelli e regia di Benjamin Lazare, l’opera barocca torna al Maggio Musicale Fiorentino con Alcina di Georg Friedrich Händel, per la prima volta in assoluto rappresentata su un palcoscenico fiorentino. Per questo secondo titolo del Festival d’Autunno del Maggio sono previste cinque recite in totale, che avranno luogo nella sala Mehta il 18, il 20, il 22, il 24 ed il 26 ottobre. Questo nuovo allestimento vedrà la regia di Damiano Micheletto, fautore dell’applauditissima regia del Barbiere di Siviglia di qualche tempo fa, e la direzione del maestro Gianluca Capuano, grande conoscitore del repertorio barocco che torna al teatro fiorentino per dirigere l’orchestra “Les musiciens du Prince – Monaco”. Le scene per questa produzione sono affidate a Paolo Fantin, i costumi ad Agostino Cavalca e le luci ad Alessandro Carletti. La scenografia è a cura di Thomas Wilhelm ed il video è a cura di Rocafilm-Roland Horvath.
Grande ritorno al Maggio Musicale Fiorentino per Cecilia Bartoli, che torna a Firenze dopo circa trent’anni dal suo debutto alla Pergola con il Maestro Mehta sul podio ed il “cast mozartiano di Barenbhoim”, come lei stessa ricorda con affetto. “Il teatro è felicissimo di avere la possibilità di lavorare con Cecilia e naturalmente di nuovo con Damiano, era un mio grande sogno avere l’opportunità di lavorare con Cecilia e credo che l’Alcina sia uno delle opere più adatte al suo temperamento ed alle sue idee” ha detto il Sovrintendente del Maggio Alexander Pereira. Cacilia Bartoli ha espresso tutto il suo apprezzamento per l’ottima acustica della sala Mehta e si dice felicissima di recitare questa parte con i suoi colleghi del cast, in una splendida parte che è però al contempo impegnativa. La vocalità del personaggio di Alcina passa infatti da quella di una donna innamorata a quella di donna tradita e adirata, richiedendo quindi l’abilità di cambiare tono in un ridotto lasso di tempo, tutto ciò, dice Cecilia Bartoli, rende l’Alcina “uno dei ruoli hendeliani più interessanti da poter cantare”. Per la cantante romana il barocco è molto più contemporaneo della musica di molti altri periodi, lo definisce infatti un “Ba-rock”, con grandi affinità con l’improvvisazione del jazz e la linea semplice (ma difficile da cantare) della musica moderna.
La produzione vedrà sul palco della sala Mehta il maestro Gianluca Capuano, alla testa dell’orchestra “Les Musiciens du Prince”, orchestra che Cecilia Bartoli ha fondato nel 2016 e che vede Capuano come suo direttore musicale dal 2019. Capuano si dice felice di essere ospitato al Maggio insieme all’orchestra e di dirigere quest’opera molto bella che, come molti spartiti barocchi, si legge con un codice molto complesso. “È sempre un lavoro a doppio senso, io sono sempre molto ispirato da quello che fa il regista ed il regista penso sia sempre molto ispirato da quello che faccio io” ha detto il maestro riferendosi a Damiano Micheletto, suo collega in questa produzione. Händel scrisse quest’opera per i più grandi interpreti del suo tempo e questo, come ha ricordato Capuano, lo si può vedere nella ricerca del virtuosismo e dell’espressività. È proprio per questa ricerca dell’espressività e della coloritura musicale che l’organico, composto totalmente da strumenti dell’epoca, sarà composto da strumenti dal timbro vario, comprendendo due cembali, due chiorbe, un arpa, un violoncello e molti altri, rendendola un’orchestra molto colorata a seconda delle situazioni. La lettura, ha anticipato il maestro, sarà basata sull’aspetto retorico della composizione, ricalcando l’immagine dei grandi maestri e musicisti dell’epoca che studiavano la retorica classica, inserendola nelle loro opere.
Damiano Micheletto si dice molto contento di partecipare a questa produzione, che è ripresa da un altro spettacolo del 2019 fatto a Salisburgo ma che si può definire come un nuovo allestimento, visto il cambio di cast e di sceneggiatura. “Questa produzione – dice il regista riguardo alle dimensioni della sala Mehta – si presta molto bene allo spazio in cui verrà rappresentata, il mondo barocco è un mondo intimo con un’orchestrazione non troppo potente e le storie riguardano sempre gli aspetti intimi dei personaggi”. Il concetto che Micheletto ha voluto ricreare è dunque una stanza delle illusioni, riprendendo il tema barocco dell’inganno molto presente anche nel libretto dell’Alcina. L’inganno di Alcina, che incanta gli uomini e li tiene sull’isola, è quindi interpretato come il tentativo di ingannare il tempo, di fermarlo, che Micheletto ha ricollegato con la paura di finire il proprio tempo. Il regista si dice molto felice di lavorare con Cecilia Bartoli, che definisce come “una grande lavoratrice, che svolge il suo lavoro con intensità ed energia, trascinando gli altri con sé e spingendoli a dare il meglio”.
Doppio debutto, al Maggio e nel personaggio di Ruggero, per Carlo Vistoli, che dopo aver assistito alla produzione del 2019 ed esserne rimasto abbagliato ha sempre voluto interpretare il personaggio. Per Vistoli Ruggero è un personaggio completo, che dà la possibilità di sperimentare una vasta gamma di emozioni e con una doppia valenza: un Ruggero che è parte dell’incantesimo ed un Ruggero che è attaccato al ricordo di un passato amore.
Debutto anche per Lucía Martín-Cartón nel ruolo di Morgana, la sorella di Alcina, che dice di essere onorata a cantare insieme agli altri membri del cast e di aver sempre voluto debuttare nel personaggio, che definisce come: “un viaggio in tante emozioni diverse”.
Petr Nekoranec interpreta Oronte, personaggio che per lui non è nuovo e che segna il suo debutto sulla scena italiana. Il tenore si dice estremamente contento di esibirsi sul palco fiorentino insieme ai suoi colleghi in questo spettacolo che definisce come “uno spettacolo che vale la pena di vedere e sentire”.
Kristina Hammarström, nel ruolo di Bradamante, si dice felice di tornare a Firenze come cantate e debuttare anche lei sulla scena fiorentina.
Riccardo Novaro debutterà nel ruolo di Melisso, inoltre questa rappresenterà anche il suo debutto barocco in Italia. Il cantante si dice contento di lavorare con un cast meraviglioso e tornare a Firenze dopo l’incisione del disco “L’Orlando di Vivaldi – 1714” in collaborazione con il maestro Sardelli.
Lo spettacolo anche a livello visivo, utilizzando i materiali e le tecniche più moderne, come un vetro che grazie ad una speciale pellicola può diventare una superficie dove proiettare immagini, risulta una rappresentazione che non si ferma mai durante tutte e tre le ore, senza mai momenti di caduta. In questa produzione, invece di essere sostituito da un soprano come di consueto, parteciperà anche un giovane cantore del Wilten Boys’s Choir di Innsbruck, che canterà tre arie, tra l’altro difficili.
Si prospetta quindi una produzione importate, sia per il Maggio Musicale che per il barocco a Firenze, periodo musicale che nel capoluogo toscano, come detto dal Sovrintendente Pereira, è sempre stato superato da altri titoli.