Si può dire che è di casa nelle sale del trono: Domenico Savini storico, esperto di araldica e, soprattutto, di genealogie, è conosciuto e stimato non solo a Firenze e in Toscana ma si può dire in tutto il mondo. Anche in questi ultimi giorni, è stato più volte intervistato ed è intervenuto nelle trasmissione delle reti nazionali più importanti in occasione dell’evento che ha commosso quasi tutto il mondo: la scomparsa di Elisabetta II del regno Unito. Domenico ha conosciuto di persona l’attuale re d’Inghilterra, Carlo III, oltre a tanti altri personaggi reali e non, ed è proprio per questo motivo ha deciso di rilasciarci un’intervista sulle vicende della casata inglese in questi giorni. Lo ringraziamo caldamente per la sua disponibilità, perché non tutti certo sarebbero disposti a passare dal TG1 al LeoMagazine, ma questo fa parte della personalità di Savini, gentiluomo squisito e dotato di una cortesia davvero …regale. Ma adesso lasciamo che sia lui a parlare.
Lei è un esperto molto stimato di araldica e di famiglie reali, da cosa nasce questa sua passione? La si può definire la sua professione?
Questa è la mia professione e da sempre sono un appassionato di storia, fin dalle elementari; proseguendo con gli studi classici negli anni del liceo e durante l’università frequentando la facoltà di scienze politiche con indirizzo storico, questa passione non mi ha mai abbandonato, ma anzi negli anni è aumentata sempre di più. Ho insegnato storia, ma quella delle grandi dinastie e famiglie è senz’altro il mio punto di forza, perché trovo che ci siano degli elementi di grande fascino proprio in questi argomenti. Basti pensare che le prime dinastie come quelle bibliche erano dinastie reali e quindi il concetto di dinastia è maturato con la storia dell’uomo, perché se si pensa alle civiltà più antiche, come Babilonesi ed Egiziani, esse erano legate a delle dinastie, lasciando testimonianze incredibili anche nel campo della storia dell’arte; vedi le raffigurazioni dei faraoni egiziani e dei sovrani babilonesi che adesso sono esposte in tutti i musei del mondo. Detto ciò si può dire che la storia dell’arte e la storia delle grandi dinastie sono un tutt’uno, vistoche nella storia sono sempre i sovrani e le loro famiglie ad essere stati rappresentati.
La scomparsa della regina Elisabetta II ha scosso e coinvolto non solo gli inglesi ma anche paesi ormai di forte e consolidata tradizione repubblicana, proprio come il nostro, secondo lei perché?
Perché innanzitutto siamo stati legati alla figura della regina per oltre settant’anni e si considera l’immagine del capo di Stato più famoso al mondo e quindi ciò prescinde dal fatto di essere sotto una monarchia o in una repubblica. La figura di Elisabetta ormai era diventata iconica anche perché, fin da quando era giovane, ancor prima di diventare regina, guidava le camionette militari durante la seconda guerra mondiale; questo suo battersi per la libertà è andato ad aumentare durante gli anni del suo regno. Purtroppo, però, non ho avuto mai l’occasione di conoscerla di persona.
Lei ha conosciuto personalmente l’attuale re Carlo III? Quale impressione ha avuto? Può darci un suo profilo.
Si, l’ho conosciuto di persona, sia insieme all’ex moglie Diana, sia l’attuale moglie Camilla, quando sono venuti a Firenze e a Roma nel corso degli anni, per esempio nel 2017 quando giunsero qua a Firenze per il centenario del British Institute, oppure per una conferenza sull’ambiente a Palazzo Montecitorio a Roma. Potrebbe sembrare un luogo comune come si dice sempre in questi casi di persone importanti, ma lui è veramente una persona alla mano, non ha un fare di chi si senta distante dalle persone. Di primo acchito sembra una persona assolutamente normale, tranquillo, posato e senza darsi tante arie.
Carlo III è molto simpatico, fa molte battute, proprio come faceva suo padre, il senso dell’umorismo è di famiglia. Lui e sua moglie, la regina Camilla Shand, una tranquilla e normalissima donna inglese, sono molto simpatici e spiritosi, conoscerli per me è stato un grande piacere, oltre che un grandissimo onore.
Alla moglie di Carlo piace moltissimo Firenze, è stata qua da ragazzina perché sua zia, la scrittrice Violet Trefusis, viveva a Firenze a Villa dell’Ombrellino e quindi lei veniva a trovare la zia, per cui conosce bene Fla città: infatti parla anche un po’ l’italiano ed anche re Carlo lo parla.
Inoltre c’è da dire anche un’altra cosa di fondamentale importanza a parer mio. Lui parla un inglese talmente perfetto, talmente comprensibile, talmente bene, talmente calibrato che chiunque lo capisce anche se non parla tanto bene l’inglese; proprio per questo motivo Carlo è un ottimo oratore.
Sul piano istituzionale spesso si sente dice che sia un po’ tardi per salire sul trono, avendo lui 73 anni; però se pensiamo al Papa o al Presidente della Repubblica Italiana, non sono mai “giovanissimi”, sono spesso persone sulla “settantina”: per esempio il Papa è stato eletto a settantotto anni, il Presidente della Repubblica oltre settanta ed è stato riconfermato alla veneranda età di ottantuno anni. Per questo motivo si può dire che si arriva a ricoprire certe cariche sul finire della propria carriera.
Certo è vero che questa successione è e sarà “pesantissima”, non è facile arrivare a 73 anni a regnare dopo una gestione durata ben settanta. La maggior parte di noi è nata ed ha vissuto sotto il regno di sua madre, proprio per questo prendere il posto di un capo di stato e, soprattutto, di una figura quasi “immortale” non è per niente facile.
Secondo lei, Re Carlo III sarà all’altezza della situazione o la scomparsa della sovrana potrebbe mettere in discussione il futuro della monarchia?
Assolutamente no, la monarchia inglese è un’istituzione talmente salda e talmente elaborata, che sarebbe impossibile farne a meno. Dopo un Papa che ha regnato trent’anni come Giovanni Paolo II, non si è minimamente pensato a mettere in discussione il papato, stessa cosa vale per la monarchia inglese che come istituzione è equiparabile soltanto al papato, cioè qualcosa che c’è stata da sempre e gli inglesi non ci pensano neanche un secondo ad abolirla, sono veramente legati a questa tradizione. Inoltre bisogna considerare che la monarchia fa anche guadagnare molto, perchè i turisti che vanno a Londra, che si recano a vedere il cambio della guardia a Buckingham Palace tutti i giorni, fanno guadagnare lo stato e nemmeno poco.
Per quanto riguarda questi funerali, in Italia non abbiamo la più pallida idea di cosa rappresentino per la popolazione e per le casse dello stato. Per la popolazione rappresentano un vanto agli occhi del mondo intero ed allo stesso tempo sono anche fonte di guadagno, sul piano turistico e fanno lavorare tantissime persone: giornalisti, collaboratori, cameraman, albergatori, le dirette televisive della BBC che vanno in diretta in tutte le televisioni del mondo ecc.
Come mai in Italia si parla della monarchia britannica esclusivamente per fare “gossip” e spesso non è vista di buon occhio da alcune persone?
Perché ci sono motivi storici, ovviamente. In Italia la monarchia con il fascismo, le leggi razziali e la seconda guerra mondiale, non ne è uscita indenne, al contrario quella inglese ne è uscita rafforzata. Quella italiana ne è uscita talmente indebolita che poi è finita, per cui ci è rimasto un po’ questo retaggio, come si può dire, “postfascista”. In Inghilterra è uscita dalla seconda guerra mondiale una monarchia rafforzata in Italia no, l’opposto, quindi c’è un po’ questo senso di rivalsa da parte degli italiani che si riversa anche sulla famiglia reale inglese. Ma gli inglesi non la pensano proprio così. Banalmente noi parliamo della famiglia reale inglese soltanto per parlare di gossip in Inghilterra, mentre per gli Inglesi è la loro tradizione, la loro storia.
In Italia chiunque comandi dopo un po’ non va più bene. “Oltremanica” c’è anche una variante “uomo o donna”, infatti l’Inghilterra è un paese nel quale da 500 anni un capo dello Stato può essere anche donna, anche l’attuale capo del governo britannico lo è; questo non è mai successo in Italia. Qui c’era la legge salica con la quale non potevano regnare le donne ed anche successivamente non ci sono mai stati neppure Presidenti della Repubblica di sesso femminile, nel Regno Unito invece ci sono state varie sovrane, fin dal 1500, basti pensare ad Elisabetta I; per certi versi in Inghilterra i capi di stato donna sono stati meglio degli uomini.
Per quanto riguarda la regina, si può parlare di un “carisma” di Elisabetta e soprattutto in cosa consisteva?
È una cosa che è cresciuta a dismisura con gli anni, era anche lei la tipica signora inglese con un marito e dei figli, quindi identificabile come una qualsiasi donna del tempo, ma con un carisma che la rendeva perfetta per il ruolo di regina. Ha saputo coniugare perfettamente le due cose: donna “normale”, madre di famiglia, e il fatto di essere regina quindi di essere capo dello stato con un carisma che con gli anni è andato sempre di più ad aumentare.
Traendo un bilancio di questi oltre settant’anni di regno si può dire che è stato positivo?
È positivo perché non ci sono mai state cadute, è stata un’era che si dovrebbe definire “era elisabettiana”. Come bilancio del suo periodo da capo di stato, ha vissuto tutte le epoche, praticamente quasi un secolo per cui direi che è stato più che positivo; lo hanno dimostrato gli inglesi e tutti coloro che sono andati a fare ore e chilometri di coda per andare a renderle omaggio, perché quando il popolo risponde in questo modo, prendendosi un giorno di ferie dal lavoro per andare a renderle omaggio penso sia una bella risposta. Il bilancio quindi assolutamente positivo, è stato un personaggio tanto carismatico quanto umano che ha dato un’immagine di donna da una parte “semplice” dall’altra regale, indipendentemente dal fatto di avere una corona in testa.
Elisabetta ha avuto la “fortuna” di morire nella sua amata Scozia e credo che se avesse potuto scegliere, avrebbe desiderato che accadesse lì.