Pochi giorni fa è morto sul lavoro Giuliano de Seta, uno studente diciottenne dell’Istituto tecnico Leonardo da Vinci di Portogruaro (in provincia di Venezia), durante uno stage presso la Bc service di tre settimane nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, o come rinominata nel 2019, nei PCTO (Progetti per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento). Giuliano stava frequentando l’ultimo anno dell’Istituto tecnico, aspirava ad iscriversi al Politecnico di Milano per diventare un ingegnere; aveva iniziato lo stage da circa dieci giorni prima che una lastra di metallo gli cadesse sulle gambe, schiacciandolo sotto il suo peso di due tonnellate e rendendo invano l’arrivo dell’ambulanza poco dopo per la gravità delle ferite causate. La Bc Service, un’azienda meccanica di Noventa di Piave che si occupa della lavorazione di stampi e che collaborava già da qualche anno con la scuola di Giuliano per la formazione professionale degli studenti, è stata sequestrata e sottoposta al sopralluogo dei tecnici dello Spisal (Servizio per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro) oltre che dei carabinieri. Secondo quanto indagato, al momento dell’incidente non c’era nessuno presente con il ragazzo; l’ipotesi più accreditata attualmente è che lo stampo che è precipitato non fosse ancorato come dovuto per prevenire la sua caduta, quindi i sospetti ricadono sull’azienda che non ha potuto garantire una corretta sicurezza sul lavoro ai suoi dipendenti. Sembra che la Procura sia orientata verso un’accusa di omicidio colposo, anche se bisogna verificare ancora alcuni particolari riguardo la ricostruzione come il tipo di attività che Giuliano era adetto a svolgere in azienda e il tipo di formazione che aveva ricevuto per l’utilizzo del macchinario.
Il caso di Giuliano non è un avvenimento raro, ma un’altro di una spaventosa serie di incidenti sui posti di lavoro, spesso riconducibili a una scarsa sorveglianza o sicurezza. Agli inizi di quest’anno erano già deceduti due studenti sul lavoro: Lorenzo Parelli, da poco maggiorenne è stato schiacciato dal peso di una trave metallica mentre lavorava in un’azienda presso Udine, e Giuseppe Lenoci, ancora sedicenne, morto quando il furgone in cui si trovava è andato contro un albero mentre si formava in un’azienda termoidraulica a Fermo. Lorenzo e Giuseppe non lavoravano nell’ambito del PCTO, bensì frequentavano un Percorso di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), ovvero corsi triennali o quadriennali gestiti dalle Regioni, non da una scuola come i PCTO, comunque la loro vicenda, come quella di Giuliano rappresenta non solo tutti gli studenti feriti o morti sui posti di lavoro, ma tutti i lavoratori italiani, che hanno già sofferto o che ancora oggi continuano a lavorare in ambienti poco controllati in favore della convenienza e della produttività.
Negli ultimi anni si contano una decina di studenti morti durante l’alternanza, per non elencare i numerosi che hanno invece riportato gravi ferite durante le loro esperienze lavorative. Le cause di questi incidenti sono spesso riconducibili ai mancati protocolli sulla sicurezza del posto di lavoro, alla scarsa tutela e sorveglianza del ragazzo durante le attività lavorative.
Il tragico incidente ha largamente riaperto una polemica sulla negligenza delle aziende nei confronti degli studenti, accusate di sfruttare i giovani per disporre di manodopera a costo zero. Le critiche non hanno risparmiato neanche il sistema scolastico, creduto in parte responsabile delle tragedie avvenute. Dopo la morte di Giuliano alcuni studenti hanno iniziato a protestare sulle scale della sede del Ministero dell’Istruzione, ostentando lo slogan “Questa non è scuola, questo non è lavoro”. Già durante il mese di gennaio e febbraio moltissimi studenti sono scesi in piazza a partecipare alle manifestazioni contro i PCTO, alcuni protestando per una riforma per adottare delle misure che garantiscano una maggiore tutela dello studente e del lavoratore nei posti di lavoro, ma non erano pochi, anche tra i sindacati, coloro che chiedevano un’abolizione totale dell’alternanza. A distanza di diversi mesi, però, non sono stati ancora adottati i provvedimenti necessari perché l’alternanza scuola-lavoro diventi per tutti un’esperienza formativa a contatto con il mondo del lavoro dove si possa imparare nella dovuta sicurezza