Nei giorni di giovedì 15 e venerdì 16 settembre 2022, nella zona settentrionale delle Marche si sono intensificate le forti piogge che già colpivano la regione da qualche giorno, causando l’allagamento e l’inondazione di diversi corsi d’acqua, tra cui il fiume Misa, artefice della piena più catastrofica. Le forti piogge con picchi di 90 millimetri all’ora, iniziate alle 17:00, si sono prolungate per diverse ore causando 11 morti, la scomparsa di un bambino di 8 e di una donna di 56 anni, 50 feriti e ben 150 sinistrati rimasti senza casa. I paesi e le cittadelle colpite si trovano per lo più nelle zone dell’ascolano e nella provincia di Pesaro e Urbino e sono: Barbara, Cantiano, Castellone di Suasa, Ostra, Serra Sant’Abbondio, Senigallia e Treccastelli; e in misura minore sono state colpiti anche alcuni comuni dell’Umbria come Gubbio, Pietralunga, Scheggia e Pascelupo e Umbertide situati tutti nella provincia di Perugia.
“Si sono abbattuti 400 millimetri di pioggia in due, tre ore (400 litri per metro quadrato)” ha annunciato il responsabile delle emergenze del Dipartimento della Protezione Civile, Luigi d’Angelo, che ha seguito l’intero evolversi della situazione e ha aggiunto: “È stato un evento estremamente intenso, tutte le forze sono in campo e al lavoro. Probabilmente il caldo di questi giorni, scontrandosi con con una cella di aria fredda, ha determinato dei fenomeni così violenti”.
Ora la procura di Ancona indaga per i reati di omicidio colposo plurimo e inondazione colposa, per il momento contro ignoti, nel tentativo di verificare, da una parte, se l’allerta meteo sia stata lanciata in tempo per avvertire i cittadini, e dall’altra, se la manutenzione del territorio sia stata svolta bene nel corso degli anni. Infatti i sindaci delle zone colpite hanno indicato varie disfunzioni di allertamento, denunciando che i bollettini meteo rilasciati quel giorno preannunciavano un’allerta gialla e non le immense precipitazioni verificatesi successivamente.
Oltre a questo si sommano altre varie problematiche prima tra tutte la manomissione degli argini segnalate durante giugno di quest’anno; infatti la guardia forestale della regione a partire a seguito di alcune segnalazioni aveva aperto un’inchiesta sulla pulizia dei tratti fluviali, che sarebbe stata svolta in maniera inappropriata, tagliando volontariamente un’eccessiva quantità di vegetazione al fine di ricavarne profitti. Questo avrebbe potuto portare a un peggiore assorbimento da parte del terreno e ad un aumento del flusso d’acqua, che ha contribuito ad aumentare i danni all’interno della regione. A seguito di questa inchiesta, ancora aperta, è stato arrestato un funzionario regionale e sono ora sotto accusa di corruzione, truffa e rivelazione di segreto d’ufficio quattro dipendenti della regione. In più si è sommata la mancata prevenzione ed alcune opere non eseguite; questa volta la colpa è da attribuire alla inefficienza della burocrazia, che, al seguito delle ultime inondazioni che avevano colpito le Marche ben 8 anni fa, non ha permesso la costruzione delle vasche di laminazione, ovvero strumenti capaci di limitare lo straripamento del fiume, raccogliendo parte dell’acqua in eccesso. Tutto questo ha portato al disastro di questi giorni che ha colpito e sbalordito in senso negativo tutta l’Italia, lasciando a tutti un senso di dolore e di rammarico al pensiero di quello che si poteva fare per evitare il disastro, ma che sfortunatamente non si è fatto.