Il nostro giornale non può e non vuole entrare a nessun titolo nella competizione elettorale, se non come mero osservatore e informatore, soprattutto per quei giovani che per la prima volta si avvicinano a un diritto fondamentale del cittadino.
Il 25 settembre, dalle 7:00 alle 23:00, gli elettori italiani saranno chiamati alle urne per l’elezione dei componenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, i due organi del Parlamento italiano. Dal risultato delle urne, e dopo le consultazioni con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, verrà fuori il nome del nuovo Presidente del Consiglio.
Perché si vota?
Il precedente governo guidato da Mario Draghi, composto da un’ampia maggioranza che andava dal Partito Democratico alla Lega, è caduto soprattutto per iniziativa del Movimento 5 Stelle che ha di fatto iniziato la crisi di governo. Alla decisione dei pentastellati si sono poi accodati Lega e Forza Italia che non hanno partecipato al voto di fiducia. In seguito alle votazioni il premier è salito al Quirinale per consegnare le proprie dimissioni al Presidente Sergio Mattarella, che non ha potuto far altro che sciogliere le camere e annunciare le elezioni anticipate. Fino alla prima seduta del nuovo parlamento, che dovrà tenersi entro il 15 ottobre, resteranno però in carica le vecchie camere che si occuperanno di emergenze come la pandemia, la guerra in Ucraina, e il costo dell’energia.
Gli italiani andranno a votare per la XIX legislatura, sarà la prima volta che si eleggeranno i membri del parlamento dopo la riforma del 2020. Questa ha cambiato gli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione andando a ridurre il numero dei membri della Camera dei deputati da 630 a 400 e del Senato da 315 a 200. Un’altra novità oltre al taglio dei parlamentari è la possibilità anche per chi ha tra i 18 e 25 anni di votare per il Senato, una riforma che punta a rafforzare la partecipazione dei giovani alla vita politica.
Il Rosatellum
La legge elettorale Rosato, comunemente nota come Rosatellum, è un sistema elettorale misto per Camera e Senato. Un terzo dei seggi (47 alla Camera e 74 al Senato) verrà eletto in collegi uninominali: l’Italia è divisa in varie zone a seconda del numero di residenti e di criteri geografici, in ogni zona le coalizioni o i singoli partiti propongono dei candidati tra i quali l’elettore dovrà scegliere, vince il candidato che ottiene più voti. I restanti due terzi (245 alla Camera e 122 al Senato) saranno ripartiti proporzionalmente tra le varie coalizioni; sarà possibile votare la lista, ma non esprimere preferenze per i candidati in essa presenti. I restanti 8 deputati e 4 senatori verranno eletti in base al voto degli italiani residenti all’estero tramite sistema proporzionale su 4 circoscrizioni.
Sono previste inoltre delle soglie di sbarramento, percentuali di voti al di sotto delle quali non si viene ammessi alla ripartizione dei seggi nei collegi plurinominali: i partiti in competizione dovranno ottenere almeno il 3% dei voti su basi nazionale. Mentre per le coalizioni di diversi partiti la soglia è del 10%. Chi non raggiunge questa soglia non potrà eleggere alcun rappresentante.
Dopo le elezioni del 2018 la legge Rosato venne aspramente criticata in quanto si arrivò a una situazione di difficile governabilità, tale situazione era dovuta però all’esistenza di tre grandi forze politiche (centrosinistra, centrodestra e Movimento 5 Stelle) che non avevano voti a sufficienza per governare da sole. Oggi però la situazione è cambiata e probabilmente si arriverà a risultati diversi.
Chi ci guadagna?
Il sistema del Rosatellum favorisce i partiti che si presentano in coalizione in quanto hanno maggiore possibilità di ottenere la vittoria nei collegi uninominali. Chi ne beneficerà di più sarà probabilmente la coalizione di centrodestra (composta da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati) specie dopo la definitiva rottura tra PD e Movimento Cinque Stelle e il tramonto di un’ipotesi campo largo.
Quali sono le forze in campo?
Sono oltre 30 i partiti che si presenteranno alle prossime elezioni politiche, ognuno con il proprio logo e il proprio programma elettorale. Da una parte c’è la coalizione di centrodestra composta da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, dalla Lega di Matteo Salvini, da Forza Italia di Silvio Berlusconi e dai centisti della lista Noi moderati. Dalla parte opposta troviamo la coalizione di centrosinistra formata dal PD di Enrico Letta, Verdi e Sinistra Italiana (due partiti che si sono uniti in una sola lista e con un solo simbolo), +Europa di Emma Bonino e la lista Impegno Civico guidata da Luigi Di Maio e Bruno Tabacci. Di questa coalizione faceva inizialmente parte anche Azione di Carlo Calenda il quale ha poi deciso di rompere l’accordo stipulato con Enrico Letta ed unirsi in un’unica lista con Italia Viva di Matteo Renzi andando a formare il cosiddetto “Terzo Polo”. Il Movimento 5 Stelle, guidato da Giuseppe Conte, correrà da solo. Oltre ai partiti maggiori, quelli che ambiscono a superare la quota del 3% sono Alternativa per l’Italia di Mario Adinolfi e Simone Di Stefano, Italexit – per l’Italia di Gianluigi Paragone, Mastella Noi di Centro Europeisti di Clemente Mastella e Unione Popolare di Luigi de Magistris.
Come si vota?
Il 25 settembre gli elettori italiani si recheranno alle urne per votare per la XIX legislatura, l’indirizzo del seggio e il numero della sezione sono riportati sulla propria tessera elettorale, non si può votare in un seggio diverso dal proprio. Per poter votare, oltre alla tessera elettorale, bisognerà avere con sé un documento di riconoscimento con foto, come la carta d’identità o la patente. I diciottenni e coloro che o hanno smarrito la tessera o hanno esaurito gli spazi per i timbri, devono recarsi all’ufficio elettorale del proprio comune per chiedere il rilascio/rinnovo.
Al seggio ci verranno consegnate due schede elettorali, una gialla per il Senato e una rosa per la Camera. Al loro interno ci saranno dei rettangoli con i simboli dei partiti, raggruppati per coalizioni, affiancati da una lista di nomi e sormontati da un altro nome scritto con dimensioni maggiori. I nomi più grandi sono i candidati del collegio uninominale, i nomi più piccoli posti accanto ai loghi sono i candidati del collegio plurinominale.
Gli elettori dovranno fare una X su ciascuna scheda. Nel caso si decidesse di farla sul simbolo di un partito, il voto andrebbe sia ai candidati al plurinominale scritti di fianco, sia al candidato all’uninominale sostenuto dal partito scelto. Oppure si può scegliere di farla sul nome di un candidato uninominale, in quel caso il voto viene ripartito tra i partiti che sostengono il candidato. Non sarà possibile invece votare per un solo candidato al plurinominale.
Giovani al voto, tra emozione ed indecisione
Le prossime elezioni vedranno un esordio importante, quello della Generazione Z, i nati dopo il 1997, ma la grande paura è la diserzione di massa. L’astensionismo da parte dei giovani sarebbe un chiaro segnale per il paese e la classe politica: non ci sentiamo rappresentati. I nuovi valori e le nuove visioni portate avanti dai giovani potrebbero far sperare in un cambiamento a livello politico ma non sarà così, la distanza tra politici e cittadini è troppo ampia e la fascia degli over 50 è ancora quella dominante.
Sono trent’anni che la percentuale di ragazzi che va a votare è in diminuzione. Mentre i giovani che andavano alle urne negli anni Novanta vivevano una situazione di grande cambiamento ed entusiasmo con un mondo appena uscito dalla Guerra Fredda, la preoccupazione maggiore della Generazione Z è il futuro, un futuro segnato dai cambiamenti climatici, crisi sociali e il ritorno a un nuovo conflitto armato in Europa.
I ragazzi di oggi hanno a cuore temi come l’ambientalismo, la lotta alle discriminazioni, i diritti civili ma anche scuola ed università e spesso sono questi singoli temi a determinare la loro partecipazione politica. La crisi climatica, altro tema caro ai giovani, è un grande assente di questa campagna elettorale, e solo dopo la recente tempesta nelle Marche, e prima con la frana della Marmolada, alcuni politici hanno alzato la voce. Ma per i giovani questo non basta, così come non basta fare qualche video su TikTok dove la grande complessità della politica viene ridotta in semplici frasi che assomigliano più a slogan che a proposte concrete. I politici sembra che si stiano piano piano trasformando in influencer che tentano in tutti i modi di sponsorizzare il proprio marchio.
La mancanza di credibilità che emerge dai leader degli schieramenti, unita al modo in cui la politica viene interpretata nella scena nazionale, è proprio uno dei motivi per cui i giovani si stanno allontanando sempre di più dalla politica. Questo non vuol dire che non ci siano giovani interessati alle vicende politiche, e sarà proprio a loro che si rivolgeranno i politici negli ultimi giorni di campagna elettorale, li insegue infatti sia chi spera di ribaltare i pronostici dei sondaggi sia chi vuole confermare il vantaggio sugli altri partiti.