Il 28 agosto, il leader politico e religioso iracheno Muqtada al-Sadr ha annunciato con un tweet il suo ritiro dalla vita politica dopo 20 anni di attività. Poco dopo la notizia è scoppiato il caos per le strade di Baghdad: i suoi seguaci del leader hanno iniziato ad attaccare la Zona verde di Baghdad, il quartiere internazionale della città dove sono situati gli uffici governativi, oltre che le sedi delle rappresentanze internazionali.
L’Iraq affronta una crisi politica di stallo da ottobre dell’anno scorso, quando il leader Al-Sadr, a capo della coalizione sciita al-Sairon, composta dal Movimento sadrista, comunisti laici, formazioni liberaldemocratiche e attivisti anticorruzione, era riuscito ad ottenere 73 dei 328 seggi in Parlamento alle consultazioni, diventando il primo partito del paese. I risultati delle elezioni erano stati messi in discussione da parte dei sostenitori filo-iraniani, che accusando un broglio elettorale, hanno iniziato a perpetrare atti di violenza. Dopo il tentato omicidio del primo ministro al-Khadimi, si sono blocccati i colloqui per la formazione del nuovo governo, portando alla crisi di governo in cui l’Iraq soccombe ancora. Nel giugno 2022 Al-Sadr ha deposto le dimissioni dei suoi 73 parlamentari non avendo ottenuto il consenso dei due terzi dell’assemblea per la formazione di un nuovo governo dopo tanti mesi dalle elezioni. I posti vacanti in Parlamento sono stati occupati da rappresentanti filo-iraniani, causando lo scontento dei sostenitori di al-Sadr. Verso la fine di luglio, nel giro di pochi giorni, i seguaci del Movimento sadrista hanno attaccato due volte la residenza del Parlamento, la prima volta si sono ritirati dopo alcune ore su intimidazione del loro leader sciita, il secondo attacco si è verificato proprio in occasione dell’elezione del primo ministro e del presidente da parte dell’Assemblea legislativa.
Il giorno dopo l’inizio dell’assalto, il leader Al-Sadr ha incoraggiato attraverso un comunicato stampa i protestanti a ritirarsi entro un’ora dalla Zona verde e dalle sue vicinanze, confermando la sua decisione di lasciare la vita politica in modo definitivo. Si sono diffusi manifesti con il motto dei manifestanti “Il popolo vuole la caduta del regime” e slogan ispirati alle proteste antigovernative della Primavera araba. L’ufficio di Al-Sadr ha inoltre diffuso il divieto di slogan, bandiere e canti politici in nome del Movimento sadrista. Diverse misure di difesa e sicurezza sono state prese dalle autorità: l’esercito ha imposto il coprifuoco nel territorio di Baghdad, poi a livello nazionale, il primo ministro al-Khadimi ha ordinato la sospensione delle riunioni dei ministri fino a nuovo ordine, le forze dell’ordine sono state autorizzate a lanciare gas lacrimogeni per allontanare i protestanti di fronte al Palazzo della Repubblica, la sede del governo. Tra gli scontri che si sono susseguiti nella Zona verde di Baghdad, si annoverano 33 morti, di cui circa venti sono i seguaci che hanno partecipato alla violenta manifestazione, e 700 feriti. Alcune testimonianze affermano che dei militanti filo-iraniani si sarebbero infiltrati nella protesta e avrebbero acceso il fuoco contro le forze di sicurezza, infatti durante il giorno sono stati uditi diversi colpi di fucili automatici. La difesa è stata portata avanti soprattutto dalle forze di sicurezza e della polizia dipendenti dal ministero degli Interni, l’esercito federale non è invece intervenuto nella repressione dei manifestanti. In una conferenza stampa trasmessa in rete televisiva, Al-Sadr ha profuso le sue scuse al popolo iracheno per gli avvenimenti che stanno succedendo, rimproverando la violenza mostrata durante le proteste dei seguaci del Movimento sadrista e ricordando che la rivoluzione non si fa con le armi. Diversi anche gli episodi di odio verso l’Iran che si sono verificati durante la protesta, tanto che i cittadini iraniani sono stati invitati dalla propria ambasciata ad evitare luoghi politicamente e religiosamente importanti ai seguaci di Al-Sadr, come i mausolei sciiti. Anche l’ONU si è unita agli uffici di al-Sadr intimando i rivoltosi ad abbandonare l’assalto.