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LA MOLECOLA DEI SENTIMENTI  

“Abbiamo ottenuto un controllo sul processo biologico fondamentale, che permette di ricordare se qualcosa è buono o cattivo […] È fondamentale per la nostra esperienza di vita e l’idea che possa ridursi a una singola molecola è incredibilmente eccitante” ha dichiarato uno dei ricercatori, Kay Tye. 

Recentemente è stata scoperta la presenza di una molecola in grado di riconoscere se un ricordo è positivo o negativo, bello o brutto. Si tratta della neurotensina (NT), un neurotrasmettitore (oltre ad essere un biomarcatore di steatosi epatica e steatoepatite) presente nel cervello, isolato per la prima volta nel 1973. La rivelazione è stata resa pubblica sulla rivista Nature, grazie al Salk Institute di La Jolla (California). Come stanno affermando i ricercatori, lo studio in questione gode di un’importanza massima, poiché credono possa divenire molto utile per la terapia mirata a disturbi come l’ansia, la depressione e il disturbo da stress post-traumatico.

Il team di scienziati, guidati da Hao Li, ha compiuto i propri studi e i propri esperimenti su dei topi. In particolare ha eliminato tramite la Crispr (una tecnica che agisce in maniera genetica) la neurotensina dagli animali. Di conseguenza quest’ultimi hanno evidentemente dimostrato di non essere più in grado di associare i ricordi a sensazioni belle, andando invece ad aumentare quelle brutte e negative.  

Sempre come afferma il team, si nota quindi che il cervello ha come istinto primario quello di avere paura, per pura difesa in natura. Ma non per tutti è uguale, si parla infatti di livelli di neurotensina e questo spiega come alcune persone riescano a immagazzinare maggiormente i ricordi buoni rispetto a quelli cattivi, promuovendo l’apprendimento.  

La neurotensina essendo un neurotrasmettitore, o meglio un neuromodulatore (una sostanza prodotta dal cervello che regola le attività dei neuroni, in modo non locale) comporta a importanti effetti centrali: ipotermia, antinocicezione e induzione della secrezione di ormoni. Presenta inoltre altri esiti a livello periferico, infatti in quei casi agisce come un vero e proprio ormone. Ultimamente però è stato affermato che la NT riporta forti legami con il sistema dopaminergico mesocorticolimbico, nonché il sistema che come conseguenza al malfunzionamento la schizofrenia e la tossicodipendenza. È importante quindi proseguire questi studi in modo tale da trovare una soluzione o almeno un alleviante a una serie di difficoltà che un numero elevato di persone deve affrontare.  

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