L’ attività extraveicolare condotta dalla nostra italiana assieme al cosmonauta russo Oleg Artemyev è terminata dopo sei ore, interrotta dal centro di controllo di Mosca per motivi di sicurezza. Raggiunti tre obbiettivi su quattro.
Si è dunque conclusa con un ora di anticipo rispetto a quanto pianificato la prima attività extra-veicolare (Eva) attorno alla stazione spaziale internazionale (Iss) dell’astronauta italiana dell’Esa, la prima europea ad effettuare una missione di questo tipo. Infatti poco prima delle 23 ora italiana del 21 luglio scorso, a sei ore dall’inizio delle operazioni, il centro di controllo di Mosca ha avvertito Cristoforetti e Oleg Artemyev, comandante della spedizione 67, di iniziare la procedura di rientro nella Stazione a causa di un problema legato alla autonomia delle batterie che alimentano i sistemi di sostentamento delle tute. I due astronauti hanno quindi nuovamente attraversato il portellone del modulo russo Poisk, portando a termine tre dei quattro obbiettivi prefissati.
La missione
La terza missione extra-veicolare della spedizione 67 congiunta tra Esa e l’agenzia spaziale russa Roscosmos rientrava nella operazione (la quale sarebbe dovuta durare sei ore e mezzo secondo il programma) relative alla installazione sul modulo russo Nauka dello European Robotic Arm, il braccio telescopico che avrà l’obbiettivo di ottimizzare le attività automatiche e semiautomatiche della Iss. Programmato per le 16 ora italiana, il portellone del modulo Poisk è stato aperto alle 16:50, dopo le operazioni di pressurizzazione della Camera di compensazione e della preparazione degli astronauti alle basse pressioni della tuta spaziale. A seguire ogni particolare delle operazioni dal centro di controllo della Nasa a Houston, era presente Luca Parmitano. L’astronauta italiano era già stato il principale interlocutore di una Eva durante la prima passeggiata della missione Proxima del 13 Gennaio 2017. Inoltre a accumulato 366 giorni nello spazio, più di ogni altro astronauta Esa. Gli altri due obbiettivi portati a termine riguardavano anche il completamento di alcuni lavori nella camera di compensazione nel modulo russo Nauka (chiamato anche Multipurpose laboratory module, Mlm) e rilasciare in orbita 10 nanosatelliti per raccogliere dati nell’ambito di esperimenti di radio-tecnologia della stazione spaziale internazionale. L’obiettivo non portato a termine consisteva nello spostare il pannello di controllo del nuovo braccio, applicarne un adattatore provvisorio per la sua installazione, sostituire una finestra protettiva sulla telecamera che si trova alla sua estremità ed estendere infine il braccio robotico dal modulo Zarya verso la camera di equilibrio di Poisk.
L’interruzione della missione
“Sfortunatamente la decisione è stata presa” ha annunciato la voce che traduce dal russo le istruzioni provenienti dal centro di controllo di Mosca agli astronauti. “A causa della mancanza di tempo, concluderemo l’operazione prima”.
A sei ore dall’inizio della attività extra-veicolare si è dunque deciso di rinunciare all’ultimo obbiettivo abortendo la missione. La decisione è stata presa alla luce dei problemi di autonomia delle batterie, in modo che gli astronauti avessero a disposizione tutto il tempo necessario per rientrare all’interno della Iss in completa sicurezza. Perciò l’ultimo obbiettivo sarà completato in una futura passeggiata spaziale (ancora da pianificare), che segnerà la fine dei lavori di installazione dello European robotic arm.
Per la sua passeggiata, Samantha indossa una tuta Orlan: ad oggi l’unica in grado di sopportare una passeggiata spaziale. Le tute americane Emu (extra-vehicular mobility unit) lo scorso 23 marzo aveva accusato delle perdite d’acqua mentre era indossata da Matthias Maurer.