Lascia ancora oggi un vuoto la scomparsa di Oriana Fallaci, tra le più grandi giornaliste e scrittrici italiane.

Nata il 29 giugno 1929 a Firenze oggi avrebbe compiuto 93 anni.

Oriana, vissuta durante il periodo fascista, seguì le orme del padre insieme a cui si unì nella Resistenza con il ruolo di staffetta, portando rifornimenti ai soldati. “Voglio morire nella torre dei Mannelli guardando l’Arno dal Ponte Vecchio. Era il quartier generale dei partigiani che comandava mio padre, il gruppo di Giustizia e Libertà. Azionisti, liberali e socialisti. Ci andavo da bambina, con il nome di battaglia di Emilia. Portavo le bombe a mano ai grandi. Le nascondevo nei cesti di insalata”; per merito delle sue azioni ricevette anche un riconoscimento dall’esercito Italiano.

Inizialmente lavorò per diversi giornali tra Firenze, Milano e Roma. Negli anni 60 scrisse i suoi primi libri tra cui Il sesso inutile, riguardo la condizione della donna, e Penelope alla guerra, prima opera in narrativa.

Dopo lo sbarco sulla Luna la scrittrice partì per gli Stati Uniti per intervistare tecnici e astronauti della NASA. Si recò per la prima volta in Vietnam nel 1967 come corrispondente per l’Europeo tornandoci poi per altre dodici volte in sette anni, vivendo esperienze che racconterà nel suo libro Niente e così sia. Non fu l’unico caso in cui lavorò come corrispondente di guerra: ricordiamo anche i lavori svolti in Pakistan, India, nel Medio Oriente e in Arabia. Tornò poi nuovamente negli Stati Uniti per raccontare delle rivolte studentesche di quegli anni e degli scontri violenti che le caratterizzavano.

Le furono attribuiti incarichi sempre più importanti tra cui interviste a personaggi di grande rilevanza, raccolte poi nel libro Intervista con la storia (1974): ricordiamo ad esempio l’intervista del 1979, riproposta poi nel libro La rabbia e l’orgoglio, all’ ayatollah Khomeini, allora leader del regime teocratico iraniano. Al contrario della Fallaci il personaggio non era aperto e non riconosceva pari diritti alle donne; per questo durante l’intervista ci fu sempre un’atmosfera tesa e la giornalista utilizzò parole molto dirette che suscitarono scalpore nei confronti di Khomeini, che accusò di essere un tiranno.

Notiamo come quindi tutti i suoi scritti derivino o abbiano come base delle morali etiche, civili e umani.

La Fallaci scrisse però anche un libro che non nacque da un’inchiesta giornalistica ma da una sua esperienza: Lettera a un bambino mai nato che narra della sua vicenda di un aborto spontaneo.

Il suo nome è spesso collegato anche a quello di Pasolini, amico a cui scrisse una lettera .ricordo dopo la morte dello scrittore – regista ; la Fallaci sarà la prima a denunciare la morte di Pasolini come un omicidio con movente politico. Anche la morte del compagno Alekos Panagulis sarà, secondo Oriana, un omicidio politico, evento che segnerà profondamente la vita della scrittrice. La storia del compagno la narrerà nel romanzo Un uomo (1979) che dedicò proprio a lui.

Per la sua notevole bravura e rilevanza culturale ha ricevuto una laurea ad honorem dal Columbia College of Chicago oltre a numerosi elogi da parte di grandi istituzioni e personaggi di cultura.

La Fallaci ha varie volte suscitato scandali ed elogi, regalandoci sempre opere dal grande impatto: in particolare va ricordato il suo pensiero sul mondo islamico dopo l’attacco alle torri gemelle. Nei suoi articoli la Fallaci parla di una decadenza della civiltà occidentale che, minacciata, non riesce a difendersi dal mondo musulmano che starebbe secondo il suo pensiero tentando di islamizzare l’Occidente.

Oriana Fallaci ci ha lasciati il 15 settembre 2006 a Firenze a causa di un tumore: aveva 77 anni.

Ci ha donato però un ultimo regalo, un’ultima opera, Un cappello pieno di ciliegie in cui racconta la storia della famiglia Fallaci, pubblicato solo post mortem nel 2008 dal nipote.

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