Nel sito archeologico di Stonehenge nello Wiltshire, regione sud-occidentale dell’Inghilterra, causa Covid, non si sono potute tenere le celebrazioni del solstizio d’estate negli ultimi due anni, ma hanno potuto ricominciare quest’anno.
Il solstizio d’estate è il momento che dà inizio alla stagione estiva, in cui i raggi del sole hanno la minima inclinazione e arrivano più diretti all’emisfero boreale, dove quindi c’è più illuminazione e calore: l’opposto rispetto al solstizio d’inverno. Ciò accade perché l’inclinazione assiale della Terra è costante e è di 23°, ma gli emisferi più illuminati dal sole variano, visto che la Terra cambia posizione anche rispetto al Sole lungo un’orbita nell’arco di un anno.
L’alba del 21 giugno (o del 20 giugno negli anni bisestili) è particolarmente significativa perché inaugura il giorno più lungo di tutto l’anno nel nostro emisfero. La particolarità del fenomeno si può ben apprezzare a Stonehenge, dove i raggi solari si allineano con l’asse del monumento.
Questo avviene per la struttura che caratterizza il monumento che qui si trova. Localizzato in Gran Bretagna (nella vicinanza di altri simili siti), secondo le datazioni risale a oltre 5000 anni fa. La costruzione iniziò probabilmente nel 3100 a.C. circa e si concluse nel 1600 a.C. . L’attrazione del sito è il cromlech (dal bretone “circolo di pietra”) costituito in tutto da 80 blocchi di pietra, di cui ora rimangono solo 52 in rovina, nonostante le ricostruzioni del secolo scorso. Trenta di queste sono disposte circolarmente, incastrate tra loro grazie alla struttura trilitica, da Trilithon (due pietre verticali, i menhir, collegate da una orizzontale che si congiunge con le altre strutture simili). All’interno di questa prima circonferenza, del diametro di circa 30 metri, c’è un ferro di cavallo costituito da altre pietre che delimita, quasi a mo’ di riparo, “l’altare”, la struttura in pietra più interna e forse sacra del luogo. Tali pietre hanno caratteristiche e dimensioni diverse (ma sempre imponenti), che raggiungono i 7 metri di altezza e le 20 tonnellate di peso. Il tutto è circondato da un fossato di circa 100 metri di diametro scavato due metri più in basso rispetto al terreno circostante, che inizialmente forse svolse funzioni funebri. Da questi dati si deduce il grande sforzo compiuto da forse centinaia dei nostri avi preistorici, pensando anche al fatto – sostenuto dagli scienziati – che il materiale da costruzione provenisse dal Galles, distante circa 40 km da Stonehenge. Per essere disposti a un tale sforzo – trasportare enormi pietre massicce per una notevole distanza -, devono esserci state ottime ragioni che convincevano a costruire un monumento megalitico di tale entità, ma che a noi restano oscure. Forse si voleva erigere un tempio per una qualche comunità religiosa? Un luogo deputato alla sepoltura? Si è pensato di tutto e di più per spiegare la costruzione del complesso megalitico, sono state immaginate cause assai poco concrete e cervellotiche, che però non vale la pena sforzarsi a capire. Secondo un’ipotesi abbastanza fondata e convincente però, il sito sarebbe diventato col tempo un “osservatorio astronomico”. Del resto non sembra strano che i cambi di stagione più evidenti, segnati da posizioni ben osservabili del Sole, siano stati oggetto di studio sin dagli albori dell’umanità, sempre curiosa e ansiosa di capire i meccanismi che regolano la realtà in cui vive. Più nello specifico, si pensa che i sacerdoti potessero più agevolmente studiare i moti degli astri e redigere una sorta di calendario per le attività agricole della loro comunità. Sembra provare tale ipotesi il fatto che l’asse di Stonehenge è diretto verso la posizione del Sole all’alba nel solstizio d’estate e al tramonto nel solstizio d’inverno.
Siamo dunque nel campo di ricerca dell’archeoastronomia, la disciplina che mette in contatto astronomia con archeologia, nonostante tale contatto sia spesso labile e avvolto dal mistero. È uno studio molto affascinante da cui nascono idee ingegnose e altrettanto affascinanti, ma è molto rara la soddisfazione di provare la veridicità delle ipotesi. Un oggetto di studio dell’archeoastronomia è infatti anche Stonehenge e è più che mai insoddisfacente, dato che non abbiamo alcuno scritto degli ideatori della struttura, quindi nemmeno informazioni sulla loro cultura, su quali edifici fossero di loro interesse.
Anche i metodi di trasporto delle pietre sono solo ipotizzabili. Forse sono state usate delle specie di slitte, o forse gli stessi ghiacciai del Galles hanno fatto scivolare tali pietre vicino a Stonehenge.
Come al solito, nelle situazioni in cui manca una spiegazione sicura, si arriva a immaginare lo zampino degli alieni: questa supposizione resta una fantasia non accreditata nel mondo scientifico.
Assimilate queste nozioni, ben capiamo perché seguaci delle credenze druidiche e neopagane si rechino per festeggiare il solstizio d’estate e d’inverno in questo posto, che forse fu appunto un luogo sacro deputato al culto divino. Sebbene non si sappia se originariamente i druidi – se allora esistevano – o qualche altra comunità religiosa venerasse l’arrivo delle stagioni, è infatti molto probabile che lo studio astronomico fosse affiancato da una valenza spirituale e celebrativa. Ma questo luogo, essendo patrimonio dell’umanità e non solo di comunità religiose dal 1986, attrae anche turisti curiosi e amanti delle feste. Tutte queste persone (circa un milione ogni anno) si riuniscono nel sito già il giorno prima del solstizio per assistere al tramonto. Tra il tramonto e l’alba del solstizio passa una notte di insonnia generale, tra musica, meditazione sulle pietre (che normalmente, per motivi di conservazione, non si possono toccare), canto, ballo e alcolici; tutto ciò è però controllato e gestito da autorità e norme stabilite.
Il sorgere del sole viene ripreso e reso disponibile in streaming, trasmesso sui social da English Heritage (organismo che gestisce il patrimonio culturale inglese), per chi, seppure interessato, per svariate ragioni non ha raggiunto Stonehenge al momento giusto. Ciò è un compenso nonostante l’atmosfera che si crea lì sia molto diversa da ciò che si percepisce da uno schermo. Tra gli intervistati che invece hanno assistito dal vivo a questo particolare fenomeno, c’è gente di ogni età e provenienza, chi per la prima volta assiste alle celebrazioni, chi invece è un veterano e è contento di poter tornare alla tradizione. Nel 2020, l’anno in cui la pandemia è scoppiata, non è stato proprio possibile attenersi all’usanza. L’anno scorso c’è stato un tentativo di farlo ma non approvato né gestito dalle autorità. Il 2022 si rivela alla fine l’anno di ripresa anche per questa famosa ricorrenza, e è un’occasione di gioia per chi si ritrova. È anche un’opportunità per vedere un posto rinomato dappertutto per la sua unicità, enigmatica e spirituale, conoscere nuove persone e i loro punti di vista, magari distantissimi dai propri, ma comunque importanti per arricchirsi culturalmente e umanamente. Degna di nota è infine l’atmosfera di festa che si crea grazie alla musica e alle cerimonie, ma anche grazie ai colori sgargianti e caratteristici degli abiti dei druidi, con tanto di mantelli, bastoni, gioielli e corone floreali dal gusto celtico.
Ancora oggi meta di pellegrinaggio internazionale, Stonehenge è comunque una delle tante prove nel mondo che non solo chi vive di agricoltura o chi ha credenze religiose particolari si intrattiene festeggiando l’arrivo dell’estate.