Il lavoro minorile rimane ancora oggi, purtroppo, una triste realtà. Per questo il 12 Giugno è stata istituita nel 2002 dall’ILO, Organizzazione internazionale del lavoro, una giornata contro questa piaga sociale e contro lo sfruttamento minorile per sensibilizzare la popolazione e far capire quanto questa pratica sia ancora diffusa.
Per lavoro minorile solitamente si intende ogni forma di lavoro svolta da minori al di sotto dell’età minima stabilita dalla legge, che varia di paese in paese. Il lavoro minorile è un fenomeno di dimensioni globali, ma è concentrato soprattutto nelle aree più povere del pianeta, perché causato principalmente da casi di estrema povertà. Tuttavia, non mancano casi di bambini lavoratori anche nelle aree marginali dei paesi del Nord del mondo.
Vittime di questo fenomeno sono oltre 150 milioni di bambini, di cui circa 64 milioni sono bambine e 88 milioni sono maschi, e almeno la metà di loro lavora in condizioni dannose per la loro salute e sicurezza. Molti vivono in paesi colpiti da guerre o disastri naturali, e altri vengono reclutati e addestrati per combattere, i cosiddetti “bambini soldato”.
Lo sfruttamento però non si limita a ciò: in Cambogia l’ILO afferma che vi sono bambini sfruttati all’interno delle miniere, in India vengono sfruttati per fabbricare bracciali di vetro, in Madagascar per la produzione di mattoni, e nello Zimbabwe per le piantagioni di tè, e la pandemia, causando situazioni precarie all’interno di alcune famiglie, ha contribuito a sviluppare nuovi casi di sfruttamento e a peggiorare le condizioni di coloro che erano già coinvolti.
Questi bambini vedono la loro infanzia completamente rubata, sono privati del diritto allo studio, delle opportunità di crearsi un futuro e di una protezione di cui ogni piccolo ha bisogno. Tutto ciò ci mette di fronte a una realtà a dir poco inaccettabile. Per provare a porre fine al lavoro minorile, si sono mosse varie organizzazioni, come ILO, Save the Children e Unicef.
Save the Children, come dichiarato dallo stesso direttore generale Valerio Neri, lotta ogni giorno per proteggere i minori da queste condizioni, collaborando con comunità, associazioni locali, e istituzioni affinché ogni bambino possa crescere in modo sano e gli vengano garantiti il supporto necessario, sia ai figli che alle loro famiglie, e l’istruzione.
L’Unicef, oltre ad aderire alle iniziative proposte dal Coordinamento sui diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza, contribuisce dando voce direttamente alle vittime del lavoro minorile, consentendo alle organizzazioni internazionali di assimilare meglio il fenomeno ascoltandolo dal punto di vista di coloro che ne sono direttamente coinvolti.
L’ILO infine, si focalizza sull’eliminazione dello sfruttamento del lavoro minorile e la proibizione delle sue forme peggiori utilizzando procedure d’urgenza e Convenzioni, come la n. 182 del 1999 nella quale si sottolinea l’urgenza con la quale si deve agire per eliminare le forme peggiori dello sfruttamento, senza però perdere di vista l’obiettivo sul lungo periodo, ovvero quello di eliminare tutte le forme di lavoro minorile nel mondo.
Sono molti i paesi che hanno ratificato le norme internazionali dell’ILO riguardo il lavoro minorile, però c’è ancora molta distanza tra la ratifica e la loro effettiva applicazione.
In Italia per esempio bisogna fare ancora molta strada per mettere fine allo sfruttamento, il quale riguarda principalmente il settore primario, l’agricoltura e l’industria dell’imitazione, ossia la produzione di prodotti falsi e griffati, con una stima di circa 260000 minori tra i 7 e i 15 anni che lavorano.
Ciò rappresenta però solo una piccola parte della grande e grave realtà del lavoro minorile, sulla quale dobbiamo agire al più presto, se vogliamo garantire il prima possibile un futuro a tutti i bambini che purtroppo sono ancora coinvolti in essa.