Il Leomagazine – e il liceo Leonardo da Vinci – presenti con una loro delegazione.
Lunedì 9 Maggio, presso la Camera dei Deputati a Palazzo Montecitorio, si sono svolte le celebrazioni della Giornata della Memoria dedicata alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice. Alle celebrazioni hanno presenziato il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, la Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, il Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, alcuni membri del Consiglio dei Ministri, tra cui il titolare del dicastero della Pubblica Istruzione Patrizio Bianchi, che si è intrattenuto a salutare docenti e studenti; vari alti gradi militari, rappresentanti delle istituzioni a vari livelli e familiari delle vittime delle stragi membri delle associazioni. A sedere a dei “banchi” diversi dal loro solito anche alcuni studenti provenienti da scuole superiori ed elementari d’Italia, tra cui anche una delegazione del nostro giornale formata da circa quaranta ragazzi.
La scelta del 9 Maggio come data per questa giornata dedicata alle vittime del terrorismo di ogni tipo risale al 2007, anno in cui venne istituita dalla Repubblica Italiana in ricordo del giorno in cui fu ritrovato il corpo di Aldo Moro all’interno del bagagliaio di un’auto in Via Michelangelo Caetani, ucciso dagli uomini delle brigate rosse nel 1978 dopo una prigionia di 55 giorni.
Le celebrazioni si sono aperte con l’inno nazionale eseguito dagli studenti del Liceo musicale Farnesina di Roma che è susseguito all’ingresso in aula del Presidente Mattarella e dei Presidenti di Camera e Senato.
“Che questa giornata sia un’occasione di ricordo ma anche soprattutto di passaggio di testimone” ha detto la giornalista Elisabetta Margonari, mediatrice della cerimonia, che ha poi passato la parola al Presidente Fico il quale ha ricordato innanzitutto l’importanza della cerimonia per la comunità nazionale “lo facciamo innanzitutto – ha poi continuato Fico riferendosi alla ricorrenza – per ricordare le vittime di una violenza insensata ed atroce che ha insanguinato molti decenni della nostra storia segnandone la sua evoluzione politica e sociale”, il Presidente Fico ha poi proseguito ringraziando le varie associazioni che negli anni hanno agito in difesa della giustizia e della verità senza cadere mai, come ricorda il Presidente della Camera, nella tentazione della vedetta “a voi la profonda riconoscenza delle istituzioni”. A scatenare uno spontaneo applauso di tutti i presenti è stato poi il ricordo del piccolo Gaetano, ucciso 40 anni fa durante un attacco alla sinagoga di Roma, a cui il Presidente Fico ha dedicato in particolare un pensiero commosso, rinnovando la sua vicinanza e quella della Camera ai suoi familiari presenti in aula a Montecitorio, a tutte le persone che rimasero ferite e a tutta la comunità ebraica. Lo scopo di questa celebrazione, ha ricordato poi Fico, non è solo quella di ricordare ma anche rinnovare la coesione di tutta la comunità nazionale intorno ai valori democratici condivisi previsti dalla Costituzione. Il Presidente ha poi ricordato le azioni delle istituzioni per rendere pubblici i dati sui vari processi e si è avviato alla conclusione dedicando un pensiero ai ragazzi e le ragazze presenti alla Camera “sono certo che la giornata di oggi contribuirà a farvi comprendere il senso e la responsabilità delle vicende degli anni di piombo, a darvi la piena consapevolezza che i diritti, le libertà, la democrazia garantiti dalla Costituzione, figlia della resistenza, non sono per sempre, sono stati nei decenni passati difesi strenuamente dalle generazioni che vi hanno preceduto e richiedono di essere protetti ogni giorno da ogni tipo di minaccia”.
E’ intervenuta poi la Presidente del Senato Casellati “è sempre una grande emozione intervenire in occasione di questa solenne cerimonia […] sono tanti i nomi, sono tanti gli avvenimenti che verranno oggi ricordati in quest’aula, così come nelle manifestazioni e nelle celebrazioni che in tutto il paese riuniranno istituzioni e cittadini i un comune sentimento di condanna verso ogni forma di violenza terroristica” le parole chiavi di quest’evento sono “non dimenticare”, non dimenticare le vittime di questa violenza che può colpire chiunque, da spettatori si diventa bersaglio casuale di un attacco stragista che mira a scatenare panico ed incutere timore alle istituzioni. Ogni forma di terrorismo ha proseguito la Presidente Casellati va contro quello che nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948 viene considerata la più grande aspirazione dell’uomo: la libertà dal timore. “Ad essere messa alla prova era la tenuta stessa della società e delle istituzioni, eppure l’Italia non ha ceduto al metodo della paura” ha detto la Presidente del Senato ricordando i duri anni di piombo,anni in cui molti italiani sono caduti per una comune “battaglia di civiltà”, donandoci quella che è oggi l’Italia, nazione che ha saputo difendersi, anche grazie alla sua grande attività d’intelligence, dagli attacchi terroristici susseguiti all’undici settembre. “La consapevolezza del cammino percorso insieme rende doveroso interrogarsi sulle prospettive dell’oggi, la prospettiva prioritaria è senz’altro la battaglia per la verità” valore che la residente Casellati definisce un dovere morale nei confronti dei familiari delle vittime e delle associazioni e di tutti i cittadini che non si arrendono. La Presidente ha ricordato poi il lavoro del senato che ha contribuito insieme alla Camera alla desecretazione dei dati sensibili rendendoli alla popolazione intera “senza verità non c’è spazio per la giustizia, senza verità non si può dare un volto credibile alla storia ma soprattutto senza verità non c’è memoria possibile, e solo la memoria, che è il legame con il passato vissuto nell’eterno presente, può consentirci di preservare la nostra identità” anche il pensiero a conclusione dell’intervento della Presidente del Senato va ai giovani, depositari di quei valori e quegli ideali che hanno reso possibile la lotta alla logica della violenza in contrapposizione alla forza della legalità, all’uguaglianza e all’importanza di ogni vita umana.
Dopo gli interventi dei Presidenti di Camera e Senato è stato proiettato nell’Aula di Montecitorio un filmato realizzato da Rai Cultura, filmato in cui venivano ripercorsi tramite immagini e cronache alcune tra le tragiche vicende che misero fine alla vita di carabinieri, uomini che semplicemente stavano svolgendo il loro servizio alla società, come il commissario Luigi Calabresi, ucciso a colpi di arma da fuoco il 17 Maggio 1972 a Milano; oppure i carabinieri Franco Dongiovanni, Antonio Poveromo e il brigadiere Antonio Ferraro, uccisi da un’auto imbottita di esplosivo a Peteano il 31 Maggio 1972; o ancora il capo della squadra mobile Antonio Ammaturo e l’agente Pasquale Paola, uccisi a Napoli il 15 Luglio del 1982; o infine il professor Marco Biagi, ucciso il 19 Marzo 2002 a Bologna.
Ad aprire le testimonianze è stato Mario Calabresi, figlio di Luigi Calabresi “la domanda che mi faccio – si è chiesto Calabresi dopo aver raccontato degli anni di piombo – è a cosa siano serviti questi cinquat’anni” Calbresi per rispondere a questa domanda ha poi raccontato la sua esperienza da figlio di una vittima del terrorismo. I parenti delle vittime del terrorismo sono sono stati per molti anni quasi ignorati, pervasi da un generale disinteresse “forse figlio dell’imbarazzo o del fastidio”, sono tempi in cui, racconta il figlio del commissario, “era difficile far sentire la propria voce”. Il cambiamento arrivò quando l’allora Presidente della Repubblica Ciampi mise in atto un’opera di attenzione nei riguardi dei politici uccisi dal terrorismo, da allora tutto è cambiato, fortunatamente in meglio. Calabresi ha poi concluso ricordando Luigi Calabresi, che ha conosciuto non solo come commissario ma anche come padre e l’uomo che tornava a casa nel cuore della notte e si metteva a fare le crostate per la colazione del mattino dopo”.
Alla testimonianza di Mario Calabresi è seguita quella di Luigina Dongiovanni, nipote di Franco Dongiovanni. A dare coraggio di raccontare alla donna, provata nel profondo dai tragici avvenimenti di quegli anni, sono stati gli applausi dell’intera aula. Testimonianza, quella di Luigina,che ha messo in luce la profonda ferita che quelle bombe hanno provocato nei cuori dei familiari delle vittime, come racconta Luigina questi cinquant’anni sono stati in primis anni di lutto, di feste mancate, di visite al cimitero. La testimonianza è poi proseguita con il racconto della vita dello zio tragicamente deceduto. Ha poi raccontato il desiderio che un tempo la assillava, quello di lasciarsi indietro tutto, poi però ha deciso che non l’avrebbe fatto perché di queste cose, ci ricorda Luigina, bisogna parlarne “almeno nelle ricorrenze, almeno a scuola, almeno un poco; perché non è un esercizio retorico ricordare ma un eternare la memoria di chi ha fatto il proprio dovere fino in fondo pagando con la vita”.
E’ poi intervenuto Andrea Rinaldi, studente dell’istituto d’istruzione superiore Roberto Rossellini di Roma, il quale ha letto un testo scritto da un suo compagno di classe dove sono stati messi a confronto le nuove generazioni con le precedenti. Intervento a cui sono seguiti i saluti ai giovani presenti, giovani da tutta Italia attivi nelle loro scuole o città in progetti per ricordare e divulgare, come anche il progetto Leomagazine.
Hanno poi portato la loro testimonianza Maria Cristina Ammaturo, figlia di Antonio Ammaturo, e Marina Olrandi, moglie di Marco Biagi. Sono testimonianze cariche di emozioni, di ricordi, ma da cui emerge un grande orgoglio ed una grande forza, forza di raccontare e ricordare quei tragici avvenimenti che misero fine alle vite dei loro familiari, martiri per la legalità e la libertà. Quello della testimonianza, come ci ricorda Maria Cristina Ammaturo, è un dovere, anche se doloroso, come quello di Marina Orlandi, che ritrovò il corpo del marito sotto il portico di casa, forato da sei proiettili, mentre il suo primo pensiero fu come avrebbe fatto a raccontare al figlio quello che era successo. Dopo la testimonianza di Marina Orlandi la parola è passata a Martina Spangher, studentessa del Liceo Laura Bassi di Bologna, che definisce quello degli anni di piombo “un periodo di storia che troppo spesso non conosciamo”.
Infine è intervenuto lo storico Angelo Ventrone, che ha parlato della memoria come perdono, e non come ossessione o dimenticanza, qualcosa che va ricordato, qualcosa che on deve bloccare ma che on deve mai essere cancellato, qualcosa da cui imparare per prendere forza nuova ed andare oltre. Il professor Ventrone ha ricordato poi l’importanza della verità e della ricerca di essa stessa, che lo storico definisce come “uno dei più potenti strumenti che la democrazia ha a disposizione per combattere i suoi nemici”.
L’evento è poi concluso con l’esecuzione dell’inno europeo da parte degli studenti del liceo musicale Empedocle di Agrigento.