L’incontro tenutosi nella serata di venerdì 13 maggio è stato promosso dall’associazione Amici Del Liceo Leonardo da Vinci di Firenze. Il relatore, Prof. David Chiaramonti, docente ordinario di ingegneria energetica al Politecnico di Torino, di bioenergie a Firenze e Vice Rettore per l’internazionalizzazione, ha toccato vari punti chiave tra cui le cause dei cambiamenti così rapidi che stanno avvenendo. Parte integrante della sua ricerca è proprio lo studio delle filiere biobased, l’analisi di sostenibilità e delle politiche legate alla transazione ecologica.

Il tema principale dell’incontro è stato quello della transizione ecologica. “Ci troviamo in un momento complicato in cui sono avvenuti cambiamenti rapidi come la pandemia, la crisi energetica e la guerra che hanno senza dubbio avuto un impatto notevole.” Inizia così il docente universitario sottolineando come questi cambiamenti abbiano provocato vari problemi: l’aspetto climatico; l’aumento del prezzo del cibo; la rapida digitalizzazione.

Per quanto riguarda l’aspetto climatico il problema da affrontare è l’accumulo di CO2 nell’atmosfera, la cosiddetta “Impronta del carbonio. “In realtà il nome è contraddittorio perché il carbonio come il fosforo, l’ossigeno e l’azoto è uno degli elementi fondamentali della vita” sottolinea il professore. Ciò che si deve affrontare è invece l’accumulo di diossido di carbonio nell’atmosfera. Questa non è una novità, in passato erano già stati redatti documenti (in particolare uno datato 1912) che sottolineavano come la CO2 in atmosfera sarebbe stata dannosa. In ottica globale il numero di CO2 è cresciuto con un tasso di accelerazione a cui non eravamo abituati e nemmeno la pandemia è riuscita a fermare questo fenomeno che può essere definito “a lungo termine”. “La riduzione delle emissioni del 20/30% sarebbe avvenuta solo se fossimo rimasti 12 mesi in lockdown perché la CO2 è un inquinante globale” spiega il docente universitario.

Un altro cambiamento che ci troviamo ad affrontare è quello dell’aumento dei prezzi. Ma qual è il vero motivo per cui i prezzi sono lievitati? “Gran parte dei fertilizzanti che vengono utilizzati in agricoltura sono realizzati attraverso il gas naturale e oggi il metano vale 6/7 volte il suo prezzo.” In realtà la pandemia non ha alterato più di tanto i prezzi del gas naturale. Questo aumento è scaturito sia dalla crisi energetica, provocata dall’inversione del flusso di un gasdotto nel nord Europa, sia dall’avvento della guerra.

Per fare un esempio l’olio di semi è passato da 1000 a 2600 sterline per tonnellata. “La cosa che desta ancora più stupore” continua il docente “è che un metro cubo di olio fritto costa più di quello fresco.” Questo accade perché l’olio fritto viene utilizzato anche per fare carburanti e dato che sul mercato se ne trova poco, il prezzo è lievitato.

L’ultimo cambiamento è dato dalla digitalizzazione che è sempre più rapida e più violenta, basti pensare a quanto tempo hanno impiegato i cellulari per diventare parte integrante della nostra vita. Tuttavia l’industria che deve produrre i beni non riesce ad andare a questa velocità e quindi si rischia di incorrere in una corsa inutile.

La morale che emerge da queste rapide evoluzioni è che dobbiamo essere pronti ad accettare anche modifiche forzate ma necessarie per la salvaguardia dell’ambiente.

 “Meeting the needs of the present without compromising the ability of the future generations to meet their needs” Questa è la definizione di Sviluppo sostenibile, letteralmente “soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni.” Al centro di questo si trova il Green Deal. Si tratta di una transazione, quindi ha bisogno di tempo per avvenire, che mira a rendere sostenibile l’area Europea, “leaving no one behind” cioè senza lasciare nessuno indietro. Questo concetto è fondamentale e troppo poco dibattuto perché sviluppo significa crescita e l’unico modo per crescere è farlo insieme. Gli obiettivi del Green Deal infatti non devono confliggere con gli obiettivi sociali.

“Waste not the waste” letteralmente non disperdere i rifiuti. “il rifiuto contiene sempre risorse, è la nostra incapacità di recuperare queste risorse che determina la natura di un rifiuto” conclude il professore “spesso la cosa più facile è bruciare i rifiuti per fare dell’energia, i famosi termovalorizzatori” oggi però ci sono molti altri metodi più sostenibili per smaltire i rifiuti. Uno di questi è il Biochar che tramite la produzione di biometano dalla parte organica dei rifiuti agisce per migliorare le condizioni del suolo. Il Biochar viene utilizzato anche nelle vernici per rendere le pareti isolanti e nel cemento per migliorarne le caratteristiche strutturali e alleggerirlo.

Per concludere la bioeconomia è un settore che attualmente in Italia vale 328 miliardi e include tutti quei processi in cui sono coinvolte risorse di tipo Bio. In Calabria ad esempio si sta procedendo nel recuperare bucce di arance e limoni perché, riprendendo le parole del professore, “non sono rifiuti ma risorse” e come tali devono essere sfruttate.

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