Il 3 maggio si celebra la Giornata mondiale della libertà di stampa, una data per ricordare l’importanza del diritto all’informazione e alla libertà di espressione. Fu proclamata per la prima volta nel 1993 dall’assemblea generale dell’ONU. Lo scopo di questa celebrazione è quello di evidenziare l’importanza della libertà di stampa e ricordare ai governi di tutto il pianeta uno dei loro doveri: sostenere e far rispettare la libertà di parola sancita dall’Articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani. Questa giornata rappresenta da un lato un’occasione per promuovere azioni concrete e iniziative finalizzate a difendere la libertà della stampa, ma dall’altro è anche un’opportunità per valutare la situazione della libertà di stampa nel mondo; è una giornata destinata a richiamare l’attenzione, allertare e sensibilizzare il pubblico, stimolare dibattiti tra i professionisti dei media, oltre a essere una giornata commemorativa, per ricordare i giornalisti che hanno perso la vita durante il lavoro e celebrare l’anniversario della Dichiarazione di Windhoek, un documento sull’importanza fondamentale dei principi in difesa della libertà di stampa, del pluralismo e dell’indipendenza dei media promulgato dai giornalisti africani a Windhoek nel 1991. Quest’anno per tale occasione, dal 2 al 5 maggio, si terrà la World Press Freedom Day Global Conference, in Uruguay in modalità mista, in presenza e online, ed ha come tema “Journalism under Digital Siege”, con un focus sull’impatto dell’era digitale sulla libertà di espressione, sulla sicurezza dei giornalisti, sull’accesso all’informazione e sulla privacy (è possibile registrarsi all’evento).
L’informazione libera è stato l’obiettivo del sano giornalismo. Nel tempo però nel nostro paese ma anche in altre parti del mondo, il raggiungimento di questo traguardo è diventato sempre più complesso. Le ultime notizie che arrivano dal conflitto russo-ucraino ci parlano di una comunicazione viziata e non libera nel suo essere. Superare questo tipo di situazioni è un altro degli obbiettivi su cui si incentrerà l’evento. Quest’anno, la celebrazione, data la situazione che ha visto il pianeta impegnato a fronteggiare una pandemia e il conflitto in Ucraina, sembra ancora più importante. Nel nostro paese saranno molti gli eventi a livello nazionale, in primis, nella Capitale, la Federazione Nazionale della Stampa italiana, Amnesty International Italia e l’associazione Articolo21 promuovono un sit-in alle 11, nei pressi dell’Ambasciata della Federazione Russa, a Roma, per protestare contro l’invasione dell’Ucraina e il bavaglio imposto ai media indipendenti russi e bielorussi. Anche Trento sarà il cuore pulsante della manifestazione, con Palazzo Geremia a fargli da cornice.
“Davanti alla bandiera giallo e blu dell’Ucraina e al vessillo arcobaleno della pace, saranno letti durante un breve flash mob i nomi dei giornalisti uccisi durante la guerra in corso in Ucraina ed esposti dai presenti su fogli A3”.
Queste le prime parole degli organizzatori. Anche a Milano, Galina Timchenko, fondatrice del giornale russo indipendente Meduza, darà voce ai giornalisti russi. Gli stessi che cercano di contrastare la propaganda del Cremlino nonostante censura, minacce, violenze e arresti.
Secondo l’organizzazione Reporter senza frontiere (RSF), in oltre 130 Paesi nel mondo l’esercizio del giornalismo viene totalmente o parzialmente bloccato. Sono molti i giornalisti che hanno subito arresti o minacce, senza contare il preoccupante aumento della violenza di genere nei confronti delle giornaliste. “La libertà di stampa è un pilastro delle società democratiche, che possono prosperare solo se i cittadini hanno accesso a informazioni affidabili e fanno le proprie scelte con cognizione di causa”.
In occasione della Giornata Mondiale della Libertà di Stampa del 2021, la Piattaforma per la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti del Consiglio d’Europa ha pubblicato il suo Rapporto Annuale 2021 “Wanted! Un’azione reale per la libertà dei media in Europa”. Il rapporto elenca 201 gravi casi di minacce alla libertà dei media nei 47 Stati membri del Consiglio d’Europa nel 2020, un aumento del 40% rispetto al 2019. Un numero record di segnalazioni riguardava attacchi fisici (52 casi) e molestie o intimidazioni (70 casi). Secondo il Consiglio d’Europa, durante la pandemia, si è verificato un forte aumento delle notizie di violenza contro i giornalisti, nonché di censura e rappresaglie per aver messo in discussione le politiche dei governi. Allo stesso tempo, i media di qualità devono affrontare gravi sfide economiche e molti giornalisti hanno perso il lavoro. Per quanto riguarda l’Italia, anche se secondo l’Osservatorio UNESCO, non ci sono stati omicidi di giornalisti nel periodo 2006-2021, l’Indice mondiale per la libertà di stampa di RSF afferma che circa 20 giornalisti italiani stanno attualmente ricevendo protezione della polizia 24 ore su 24 a causa delle intimidazioni, delle minacce di morte e degli attacchi cui sono stati sottoposti, soprattutto da parte di organizzazioni criminali e reti mafiose. Il livello di violenza contro i giornalisti continua a crescere, soprattutto a Roma e nella regione circostante e nel sud. Nel complesso, i media italiani hanno potuto continuare a lavorare liberamente durante la pandemia nonostante le difficoltà di accesso ai dati dovute alle misure di restrizione, in particolare il decreto Cura Italia del 17 marzo 2020. Secondo lo stesso rapporto, il problema principale per i giornalisti italiani sono stati i negazionisti del coronavirus – una schiera eterogenea che comprende guerriglieri urbani, attivisti “senza maschera”, neofascisti, hooligans, “anarchici” e infiltrati della criminalità organizzata – che spesso hanno minacciato e attaccato fisicamente i giornalisti, in particolare quelli che hanno coperto l’ondata di proteste in ottobre e novembre 2020.