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Primo Maggio, festa del lavoro. Ma è davvero un diritto consolidato?

La Festa dei Lavoratori simboleggia un significativo momento di lotta a livello mondiale che supera quelle che sono le barriere sociali e territoriali, con lo scopo di rivendicare i diritti e migliorare la condizione delle persone che lavorano.

Ha avuto una storia molto interessante e importante. Celebra un periodo di vere e proprie manifestazioni legate alla necessità e al bisogno di far uscire la rabbia che i lavoratori sentivano, in particolare durante la Rivoluzione Industriale negli Stati Uniti d’America. Un rilevante passo fu compiuto nel 1866 a Chicago, con l’approvazione della prima legge per le otto ore lavorative giornaliere, legge che però entrò in vigore solo un anno dopo. A metà Ottocento infatti si lavorava dalle 12 alle 16 ore al giorno, in condizioni di pericolo, a causa delle quali il numero di morti era elevato. Questo clima di tensione si diffuse anche in Europa, dove a Londra era nata l’Associazione Internazionale dei Lavoratori.  

Ma perché proprio il 1° Maggio? La data scelta è molto simbolica, infatti in questo giorno nel 1886 (19 anni dopo dell’entrata in vigore della legge delle otto ore) si verificò un importante sciopero generale a cui parteciparono anche i lavoratori di Chicago, più precisamente della fabbrica di mietitrici di McCormick. Nello svolgersi della protesta la polizia fu obbligata a intervenire, andando a ferire e uccidere varie persone. Questo evento scatenò l’animo delle organizzazioni anarchiche lì presenti, che decisero il 4 maggio di organizzare una seconda manifestazione, che si concluse sempre in maniera particolarmente violenta. Molti furono condannati, inizialmente all’ergastolo ma poco dopo alla pena di morte, e pronunciarono precise parole prima di essere impiccati, che ancora oggi possiamo ricordare:

  • Spies: «Salute, verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che oggi soffocate con la morte!» 
  • Fischer: «Viva l’anarchia!»  
  • Engel: «Urrà per l’anarchia!» 
  • Parsons: «Fate sentire la voce del popolo!» 

Gli eventi successi durante questa sanguinosa ribellione iniziarono a essere conosciuti in tutto il mondo, di conseguenza il Presidente degli Stati Uniti d’America Grover Cleveland propose di dedicare il 1° Maggio ai cosiddetti Martiri di Chicago, cosa che però fece sorgere dei nuovi malcontenti socialisti. Nel 1889 si tenne un Congresso Internazionale a Parigi, con il quale si dichiarò l’ufficialità della Festa del Lavoro, nonostante alcuni governi avessero reagito con azioni repressive.  

Come si comportò l’Italia in questo periodo movimentato? Anche in Italia arrivò presto la notizia della strage di Chicago. A Livorno il popolo decise di attaccare le navi statunitensi presenti nel porto della città e successivamente la questura. Questi movimenti portarono all’approvazione della legge delle otto ore lavorative, rese legali solo durante il Governo di Mussolini. Per un periodo (facente parte del ventennio fascista) la data prescelta venne abolita e quasi censurata, facendola confluire al 21 Aprile (fondazione di Roma).   

La nascita di questa festività comportò anche alcune difficoltà che ancora oggi sono presenti, tra cui principalmente conflitti violenti. Attualmente sono numerosi i paesi che hanno deciso di aderire a questa giornata (circa 90), ma rimangono comunque pochi rispetto al resto del mondo.

La storia di questo giorno deve rimanere impressa, in modo tale che si possa ricordare ogni anno tutto ciò che determinate persone hanno deciso di affrontare pur di difendere i propri diritti, diritti che al giorno d’oggi non a tutti vengono garantiti. Non è una storia da sottovalutare, ma al contrario deve essere raccontata da generazione a generazione, senza dare per scontato i dettagli che invece riescono a far arrivare più profondamente il messaggio che i lavoratori uccisi stanno cercando di urlare.  E senza dimenticare i terribili e intollerabili incidenti che nel nostro paese continuano a insanguinare fabbriche e cantieri.

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