Il 25 aprile si festeggia la Liberazione dell’Italia dalla dittatura e dall’occupazione nazista. Questa data rappresenta simbolicamente un momento importante della storia italiana forse troppo spesso dimenticato. Questa giornata ricorda un momento di riscatto dalla dittatura del Ventennio e dalla abietta alleanza con il Nazismo di Hitler che portò al disonore internazionale e alla grande distruzione che tutto il Paese subì. La “liberazione” è stata l’espressione dello spirito di rivalsa antifascista, la fine della dittatura in Italia, la dimostrazione che non si può non scegliere di non combattere, è stata un evento che ha posto fine a un periodo di terrore e oppressione, e che come tutti gli eventi storici collettivi non manca di episodi controversi.
Quando nella primavera del 1945 terminò la guerra di liberazione, l’Italia aveva alle spalle cinque anni di conflitto. All’inizio della Seconda Guerra Mondiale, quando la Germania invase la Polonia nel 1939, l’Italia era rimasta in disparte. Nel giugno del 1940,in una fase in cui la Germania pareva non avere avversari in grado di reggerne il peso militare, Mussolini, con a disposizione un esercito assai male in arnese e peggio guidato dichiarò guerra alla Francia, con la speranza di riuscire a ottenere grandi successi in breve tempo dal momento che la Francia era già stata indebolita dagli attacchi tedeschi. Le prospettive del Duce si rivelarono sbagliate: l’esercito italiano subì diverse perdite senza riuscire a guadagnarsi nessuna vittoria significativa. Dopo altre numerose sconfitte nei territori che aveva cercato di conquistare, l’Italia divenne dipendente militarmente alla Germania.
Tra il 1942 e il 1943 aumentò il malcontento del popolo italiano per l’economia di guerra e la fame: si verificò un incremento dell’inflazione e del debito pubblico, le condizioni di vita peggiorarono per la riduzione dei salari e di beni di prima necessità. In seguito allo sbarco in Sicilia da parte degli Alleati nel 9 luglio 1943, scoppiarono diversi scioperi e proteste da parte del popolo. Il Gran Consiglio del Fascismo, con un voto di sfiducia verso il duce, restaurò i poteri della monarchia, in seguito il re ordinò l’arresto di Mussolini e pose a comando dell’esercito il maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, che dopo alcune trattative con gli Alleati dichiarò l’armistizio nell’8 settembre del 1943. Il re e il governo scapparono da Roma per rifugiarsi a Brindisi dietro la protezione degli Alleati. L’esercito tedesco, contrariamente alle truppe italiane che si trovarono prive di ordini e senza direttive dopo l’annuncio di Badoglio, occupò prontamente l’Italia, combattendo con violenza e atti di terrorismo sui civili i numerosi gruppi di resistenza all’occupazione e assumendo il comando delle forze militari italiane. I tanti soldati italiani, lasciati allo sbando dalla fuga del re e dall’assenza di una guida nelle zone ancora sotto il controllo nazista o all’estero, furono vittima di vendetta tedesca, furono fatti prigioniero da Alleati o dai tedeschi, o si nascosero indossando abiti civili o si unirono ai gruppi partigiani presenti sul territorio e in montagna. Civili di diversa classe sociale e lavoro parteciparono alla Resistenza offrendo aiuto ai gruppi partigiani o ai soldati fuggiti.
Poco dopo l’armistizio, Mussolini fu liberato e portato in Germania. Il 23 settembre del 1943 nacque la Repubblica Sociale Italiana, detta Repubblica di Salò, un nuovo stato fascista guidato da Mussolini e creato per volontà di Hitler. L’Italia di divise in due parti, la Repubblica di Salò a nord appoggiata dalla Germania, e la monarchia a sud difesa dagli Alleati, così iniziò una “guerra civile”, di italiani fascisti contro italiani partigiani. La Resistenza era combattuta da gruppi partigiani di diverso orientamento politico – le brigate cattoliche “Fiamme Verdi”, le socialiste “Matteotti”, le comuniste “Garibaldi”, le monarchiche “Badogliane” e altre comuniste – che si riunirono a formare il Corpo dei Volontari della Libertà. L’organizzazione delle azioni di guerriglia fu affidata a Comitati di Liberazione Nazionale.
Nella primavera del 1945 le truppe alleate superarono la linea gotica, e nel 25 aprile del 1945 il CLNAI (comitato di liberazione nazionale dell’alta Italia) che aveva sede a Milano diffuse un messaggio via radio annunciando un’insurrezione generale nei territori ancora occupati dalle milizie nazifasciste: le brigate partigiane attaccarono presidi fascisti e tedeschi per costringerli alla resa. “Arrendersi o perire!“, questa era la parola d’ordine dei partigiani, diffusa da Sandro Pertini nel messaggio radio del CNAIL. Le varie città del Nord Italia furono liberate fra il 21 aprile e il 1° maggio. Nel 28 aprile Mussolini fu catturato e fucilato insieme alla sua compagna Claretta Petacci, i loro cadaveri furono trasportati a Milano insieme ai corpi di altri gerarchi fascisti dopo essere stati giustiziati da altri gruppi partigiani. I loro cadaveri furono lasciati in piazzale Loreto, dove un anno prima fa erano stati esposti i corpi di 15 partigiani fucilati dalle autorità fasciste. Questo macabro episodio pose fine a 23 anni di dittatura in Italia.
La Liberazione si celebrò per la prima volta l’anno dopo secondo un decreto di Umberto II, allora luogotenente del Regno di Italia, su proposta del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. Nel 1949 l’anniversario della Liberazione fu proclamato festa nazionale.
Questa giornata è dedicata alla riflessione sui tragici eventi che hanno portato alla nascita della Repubblica italiana e alla stesura della Costituzione italiana, incentrata sui diritti e i doveri dell’uomo, sulle libertà riconquistate e sul valore della democrazia. ll ricordo di quegli eventi è un appello alla fratellanza, alla solidarietà, e alla libertà, i valori per cui molti si sono sacrificati, ma che spesso diamo per scontati e che invece dovrebbero richiedere maggiore attenzione. Quindi commemoriamo questo anniversario e impegniamoci a difendere quei valori conquistati tanto duramente, che sono il fondamento della nostra democrazia. Negli ultimi anni abbiamo affrontato una limitazione della libertà per il bene comune: quando è esplosa la pandemia abbiamo passato diversi mesi in isolamento per la nostra salute e quella degli altri. Ed oggi, anche se lo stato d’emergenza covid è terminato, il conflitto Russia-Ucraina ci spinge a riconsiderare l’importanza dei diritti e della dignità umani.