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Strage dei georgofili: svolta nelle indagini a quasi trent’anni di distanza

A più di vent’anni dalle stragi del ‘92 e ‘93 sembra che le indagini siano arrivate ad una svolta significativa.

In quella notte tra il 26 ed il 27 Maggio 1993, in via dei georgofili a Firenze, a causa dell’esplosione di un’automobile Fiat Fiorino contenente 227 chilogrammi di esplosivo, morirono cinque persone tra cui una bambina di appena nove anni. Inoltre, vennero ferite quarantotto persone e vennero danneggiate molte opere d’arte, sia pittoriche che architettoniche. L’esplosione infatti fece crollare la Torre dei Pulci, palazzo storico e sede dell’Accademia dei Georgofili, e danneggiò parte del Corridoio Vasariano e del Museo degli Uffizi, rovinando irreparabilmente quasi una decina di opere custodite al suo interno.

Nel 1998, cinque anni dopo l’accaduto, le indagini portarono agli arresti di nove uomini ritenuti gli esecutori materiali della strage, successivamente, nel 2008, Gaspare Spatuzza (uno dei nove arrestati dieci anni prima) iniziò a collaborare con la giustizia e grazie alle sue testimonianze venne arrestato e condannato all’ergastolo il boss Francesco Tagliavia, boss della famiglia di Via dei Mille. Infine, sempre grazie alle testimonianze di Tagliavia, nel 2013 verrà condannato all’ergastolo Cosimo D’Amato, in quanto colui che fornì l’esplosivo, il quale venne recuperato da dispositivi militari dispersi in mare.

Alta circa un metro e settanta, corporatura magra, capelli a caschetto scuri e lisci, di circa 25 anni; questa la descrizione della donna che Vincenzo Berreca, residente in Via dei Bardi a Firenze, ha visto la notte del 26 Maggio 1993 pochi minuti prima dell’esplosione in Via dei Georgofili, dopo essersi affacciato dalla finestra di casa sua, infastidito per il rumore di due uomini che discutevano in strada. La donna dopo aver brevemente parlato con i due giovani, riporterà il testimone alle autorità il primo Giugno dopo aver riconosciuto i due grazie ad un identikit pubblicato sul giornale, pose una grossa borsa sui sedili posteriori della Mercedes su cui era arrivata, per poi ripartire seguita da un Fiorino bianco. La testimonianza di Berreca, che non era mai stata presa in concreta considerazione fino ad oggi, è stata vitale per imprimere una svolta al caso, che è ancora in parte irrisolto e presenta lacune sia sugli esecutori che sui mandanti.

Via dei Georgofili, Firenze

Il nome della donna riconosciuta in Via dei Bardi sembra essere Rosa Belotti, Bergamasca di 57 anni e moglie di un pregiudicato campano condannato ad 11 anni per estorsione. La donna è stata perquisita dai Carabinieri del Ros guidati dal tenente colonnello Giuseppe Colizzi e verrà interrogata presto dai procuratori aggiunti Luca Turco e Luca Testaroli, che da anni tengono aperto il caso in cerca di risposte. L’identikit della donna inoltre (se si esclude il colore dei capelli) è molto simile alla “biondina” indicata dai testimoni di un’altra strage, quella di Via Palestro a Milano il 27 Luglio 1993, strage in cui morirono cinque persone e ne vennero ferite dodici. Avvenimento in cui, anche in quell’occasione, la sospettata avrebbe ricoperto il ruolo di pilota incaricato di posizionare l’auto contenente l’esplosivo.

Via Palestro, Milano

Il riconoscimento della donna è stato possibile grazie ad una foto ritrovata nel 1993 durante una perquisizione all’interno di una villa nella località di Alcamo. Dopo molti anni dal ritrovamento tale foto è stata ripresa dal fascicolo sulle stragi dagli investigatori che, basandosi sulle testimonianze dell’epoca ed usando un software, sono riusciti ad associarla con la foto segnaletica della donna, scattata nel 1992.

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