La crisi tra Russia e Ucraina è il risultato di un evento accaduto il 23 febbraio 2014, quando in diverse città della penisola ucraina della Crimea iniziarono delle manifestazioni di tipo filorusso, nate a causa dell’elezione del nuovo Presidente ucraino – Viktor Janukovyč – e del governo da lui rappresentato. Il governo locale della Crimea rifiutò di accettare il nuovo Presidente e il suo Governo, ritenendo che questo cambiamento fosse avvenuto attraverso la violazione della Costituzione ucraina allora vigente. Fu dunque organizzato un referendum a cui tutti i cittadini della Crimea furono invitati a votare affinché fosse legittimata la formazione di uno Stato indipendente. La popolazione si espresse favorevolmente con oltre il 90% dei voti; la maggior parte dei cittadini della Crimea si considerava infatti storicamente legata alla Federazione Russa.


Nonostante tale esito, gli Stati Uniti d’America, l’Unione Europea e molti Stati membri delle Nazioni Unite ritennero il referendum illegittimo; al contrario la Russia considerò legittima la volontà della popolazione, individuando nella situazione che si era venuta a creare delle ottime opportunità, sia dal punto di vista strategico-militare (la Crimea è infatti situata al centro del Mar Nero), che sotto l’aspetto economico. In brevissimo tempo la Russia occupò militarmente la penisola!


La Crimea è oggi considerata a livello internazionale una regione ucraina, anche se dopo gli eventi del 2014 la penisola è stata annessa nella Federazione Russa, come voluto dai suoi abitanti. La crisi tra Russia e Ucraina si è riaccesa in questi giorni. Il Presidente russo Vladimir Putin pretende il ridimensionamento delle forze militari ucraine, ritenendole un pericolo per il suo Paese. Altro fattore scatenante è la possibile adesione dell’Ucraina alla NATO, fortemente contrastata del Governo russo che vuole evitare, ad ogni costo, l’incremento dell’armamento militare ucraino; allo stesso tempo Putin ritiene necessaria la riduzione delle forze armate della NATO presenti negli stati unitisi all’Alleanza, schierate per garantire la limitazione di ulteriori allargamenti dei confini russi. Mosca accusa inoltre l’Ucraina di non aver rispettato l’accordo di Minsk, ossia il patto internazionale per riportare la pace nei territori dell’Est-Ucraina, dove si stima che a partire dal 2014 siano state uccise più di 14.000 persone ad opera delle milizie separatiste.

Le intenzioni di Putin sono tuttavia ancora incerte; la Russia infatti sembra essere disposta all’invasione del territorio ucraino qualora le proposte avanzate non venissero accettate dai rappresentanti degli Stati membri della NATO. Secondo l’inteligence americana sono state mobilitate oltre il 70% delle truppe ritenute necessarie per l’invasione dell’Ucraina. A ridosso dei confini ucraini sono stati schierati circa 100.000 soldati e molte unità d’assalto terrestri ed aeree; nel Mar Nero è stata disposta parte della Flotta russa in assetto da guerra.


I servizi segreti americani ritengono che l’attacco possa avvenire nel periodo compreso tra metà Febbraio e primi giorni di Marzo, ovvero durante la così detta “Campagna d’inverno”, quando il freddo e il suolo ghiacciato potrebbero favorire l’esercito russo, permettendo una mobilitazione più rapida dei mezzi pesanti e di eventuali truppe ausiliare. In risposta a questi atteggiamenti ostili, giustificati da Putin come semplici esercitazioni militari, la NATO ed in particolare gli USA hanno incrementato la presenza militare disponendo altri 3000 uomini sui territori confinanti con l’Ucraina. In caso di necessità Washington è pronta ad inviare altri 8.500 soldati.


L’eventuale invasione russa provocherebbe danni di entità smisurata; si ritiene infatti che il conflitto possa provocare la morte di circa 50.000 persone, tra soldati e civili, e la caduta di Kiev in pochi giorni. Il conflitto innescherebbe un ulteriore deterioramento dei rapporti tra la Russia e gli Stati membri dell’Unione Europea appartenenti alla NATO ; ciò provocherebbe diversi problemi economici per entrambe le fazioni. In caso di attacco da parte della Russia si verificherebbe infatti un crollo della borsa di Mosca, che causerebbe grandi danni economici al paese e ai cittadini russi. La Russia, dal canto suo, ha in mano gran parte del rifornimento energetico europeo, avendo il controllo dei principali gasdotti che riforniscono l’intero continente europeo.


Fortunatamente, al momento la diplomazia mondiale si è attivata alla ricerca di una soluzione pacifica. Grazie all’azione mediatrice di alcuni governanti, come il Presidente francese Emmanuel Macron, si stanno cercando dei compromessi per evitare il conflitto. Come ci insegna la storia, le guerre non sono mai la giusta soluzione ai contrasti e non portano altro che dolore e disperazione nei popoli.

0 0 votes
Article Rating