Roma 6 settembre 1943, inizia così il romanzo “La lunga notte” di Leonardo Gori, questa sicuramente è una data che, insieme alle due successive, verrà ricordata sempre da parte di chi le ha vissute. Questo romanzo è il 15° libro della serie con Bruno Arcieri, colonnello dei carabinieri che lavora nei servizi segreti. Gori è autore anche di molti altri romanzi a carattere storico: uno bellissimo con protagonista il granduca di Toscana Pietro Leopoldo (i Delitti del mondo nuovo) e due scritti in collaborazione con lo storico Franco Cardini ( Lo specchio nero e il fiore d’oro).

Sono giorni di fermento nella capitale, ormai sprofondata nel caos più totale dopo i bombardamenti del 19 luglio e dopo la decisione di sfiduciare e imprigionare Mussolini, formando così un nuovo governo con a capo il generale Pietro Badoglio.  Oscuramento, coprifuoco, sirene antiaeree fanno ormai parte del quotidiano di una popolazione stremata e sfiduciata. Il capitano dei Carabinieri Bruno Arcieri viene reclutato dai nuovi vertici del SIM per una missione segretissima e di vitale importanza, da cui potrebbero dipendere le sorti non solo della Capitale, ma dell’Italia intera. Infatti, solo l’intervento tempestivo delle truppe anglo-americane, già sbarcate al Sud, potrà contrastare la furiosa rappresaglia dei tedeschi, che scatterà non appena verrà dato il fatale annuncio della firma dell’armistizio. Così Arcieri riceve l’incarico di attivare il contatto con due misteriosi emissari degli Alleati, che a breve dovrebbero giungere in città, in incognito. Ma la sua attenzione è in parte distratta da una drammatica vicenda che coinvolge la sua fidanzata Elena Contini e ne mette a repentaglio la libertà, se non la vita…

Bruno Arcieri è un personaggio, che nonostante alcuni difetti, anche quando sbaglia (come talvolta nei confronti di Elena) è perché cerca sempre di fare del bene, cercando di proteggere se stesso e la sua amata, non rendendosi conto che i tempi sono cambiati e non capendo che Elena non resiste più a questa situazione logorante.

Bruno ha una sua morale e un suo credo per il quale lotta sempre dall’inizio alla fine, nonostante intorno a lui il Paese sia andando a rotoli. Si rende conto di essere solo una piccola tessera di un puzzle enorme, che nemmeno lui riesce a comprendere fino in fondo, ma nonostante ciò, svolge la sua missione con professionalità e dedizione, che lo contraddistinguono anche nei romanzi precedenti. E’ un soldato esemplare, mai una parola di troppo e sempre sull’attenti, anche se capisce benissimo che la situazione che sta vivendo è paradossale. Allo stesso tempo non è un personaggio “statico”, ma anzi al contrario capisce i suoi errori e cerca in ogni modo di rimediarvi, finalmente prendendo una posizione netta.

Leonardo Gori ha uno stile asciutto e scorrevole, ricostruisce con sguardo lucido e preciso la tesa cronaca dei tre giorni che cambiarono per sempre il destino dell’Italia, restituendo a ciascuno le proprie ragioni, e intrecciando sapientemente la fitta trama della Storia alle complicate vicissitudini e al travaglio interiore dei suoi personaggi. 

Gori è un maestro della narrativa e, soprattutto nel trattare romanzi storici, cercando di “riempire i vuoti che la storia lascia”, come direbbe Manzoni, e ricostruendo il più verosimilmente possibile le vicende drammatiche di quei giorni terribili.

Per le situazioni che descrive, per il suo stile asciutto e lo scavo nella psicologia dei personaggi Gori può essere paragonato al grande scrittore francese Georges Simenon (1903-1989), il creatore del commissario Maigret ; per la suspence che riesce a creare durante il racconto della vicenda; ad esempio al termine di ogni capitolo accade sempre qualcosa di inaspettato, lasciando intuire che sta per succedere qualcosa di importante ai fini del romanzo, la caratteristica eccezionale è che con pochissime battute ti fa intuire a malapena cosa stia per avvenire, invogliando così il lettore a proseguire la lettura. In questo modo si finisce per “divorare” letteralmente il libro.

Il lettore è portato a leggere il libro tutto d’un fiato, però se si analizza attentamente la vicenda, si rabbrividisce a pensare che certe cose siano realmente accadute. Per esempio il comportamento del re Vittorio Emanuele III, che abbandona l’Italia proprio nel momento del bisogno, oppure l’inadeguatezza dello stato maggiore italiano e “il doppio gioco” dei propri generali. 

La guerra viene descritta in ogni suo aspetto: le facce delle persone stravolte, la sofferenza e la morte; allo stesso tempo viene evidenziata la crudeltà della guerra che non guarda in faccia nessuno e travolge tutti dal primo all’ultimo.

Con l’aspetto storico si interseca un giallo legato a Elena Contini, che tiene con il fiato sospeso, finché non viene rivelata la verità con un colpo di scena del tutto inaspettato ed incredibile.

Il romanzo è eccezionale e racconta perfettamente come si sono svolti quei giorni catastrofici, quindi leggere questo libro appassionerebbe chiunque.

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