Il telescopio James Webb è partito dalla stazione Guyana Space Center, nella Guyana francese, il 25 dicembre, precisamente alle 13.20. Questo lancio, atteso da più di 30 anni, è stato frutto della cooperazione tra la NASA, l’Agenza Spaziale Europea e l’Agenzia Spaziale Canadese. Sono stati impiegati più di 10 miliardi di euro per la sua realizzazione al fine di esplorare l’immensità dell’universo.
Il telescopio, lanciato con il razzo Ariane 5, dopo 26 minuti si è staccato dall’ultimo stadio e ha iniziato il suo viaggio alla scoperta di nuove galassie osservando la vastità dell’universo con uno spettro infrarosso che gli permetterà di analizzare le prime galassie formatesi immediatamente dopo il Big Bang. Il progetto è destinato ad avere addirittura più successo del Telescopio Spaziale Hubble, in quanto è circa cento volte più potente. Il telescopio spaziale può catturare il 70% di luce in più rispetto ad Hubble e di conseguenza una maggior visibilità dello spazio, cioè delle galassie e delle stelle nate poco dopo il Big Bang. Diversamente da Hubble, Webb non è stato posizionato nell’orbita terrestre proprio per la diversa funzione che svolge puntando sull’infrarosso per superare le nubi di materiale e indagare sulle forme nascoste contenute dall’universo.
In soli 29 giorni sarà a un milione e mezzo di chilometri lontano dalla Terra e si troverà in posizione finale intorno al secondo punto di Lagrange (L2). Questo punto è uno dei punti più stabili all’interno del Sistema Solare e consente il consumo di pochissimo carburante da parte del telescopio per restare in posizione. Dopo 12 ore e mezzo dal lancio, il telescopio ha disimpegnato l’antenna e sono stati accesi i motori dopo aver rilasciato il pannello solare per l’alimentazione. Questo rilascio è avvenuto prima del previsto, ma non per problemi di malfunzionamento, piuttosto proprio perché il lancio con Ariane 5 “è stato perfetto”, scrive così in un tweet Stèphane Israël (CEO di Arianespace). Il rilascio ovviamente era stato calcolato in base a una serie di parametri e l’anticipazione di questa mossa nella tabella di marcia è dovuta a una leggera spinta della parte superiore di Ariane 5 che ha permesso di ridurre movimenti bruschi che ne avrebbero danneggiato i pannelli. Successivamente sono state aperte le antenne, il 26 dicembre alle ore 16.00, che consentiranno di trasmettere più di 26 GB di dati due volte al giorno. Per comunicare con il telescopio vengono utilizzate le antenne del Deep Space Network.
La struttura del telescopio si può dividere in tre parti principali: l’enorme specchio ottico, che include lo specchio primario e relativa struttura di sostegno, una parte dedicata agli strumenti scientifici e infine il sistema navicella che include il bus navicella, che contiene tutti gli elementi necessari alla vita del veicolo, e lo scudo termico. Il telescopio è stato costruito per una vita minima di 5 anni ma può benissimo durarne anche 10.
La struttura di sostegno è costituita da uno scheletro di grafite, realizzato dagli ingegneri della Northrop Grumman Corporation e della ATK. I vari esagoni che questo enorme scheletro contiene sono 18, tutti rivestiti in oro, e formano lo specchio primario.
Lo specchio principale, lo scudo di protezione solare, la zona inferiore e il supporto dello specchio secondario sono parti che sono state ripiegate su se stesse per “entrare” nel razzo Ariane 5 e per questo dopo che il telescopio si è sganciato dal razzo, ha iniziato ad aprire tutte queste componenti secondo le varie procedure. Nel corso del terzo giorno infatti si è attuata l’apertura della copertura solare inferiore che è durata 5 ore. Quattro giorni dopo il decollo sono iniziate le operazioni che hanno portato all’apertura della struttura di osservazione. Al quinto giorno è stata rimossa la copertura solare inferiore e si sono innescati 100 meccanismi che si occuperanno di estendere e mantenere in posizione tutta la struttura. Questa procedura durerà 9 giorni. L’apertura dello specchio primario avverrà al dodicesimo giorno. Successivamente avremo divere messe a punto dell’intera struttura.
Le informazioni ricevute da Webb saranno accessibili a tutti subito, quindi avremo una diffusione di informazioni istantanea e collettiva, in quanto il telescopio ha un fine di ereditarietà per l’umanità e la scienza. Il telescopio James Webb rappresenta un grande passo avanti nella ricerca di risposte riguardo la vastità dell’ignoto universo.