Sembra banale ma quando c’è un problema nel gestire le emozioni, possiamo e dobbiamo ritagliare del tempo per fronteggiare la situazione, riflettendo o chiedendo aiuti. Prima di tutto occorre conoscere cause e sintomi del diffuso disturbo per rilevarlo.
Cosa si intende per “disregolazione emotiva”?
Essa è una disfunzione che provoca in chi ne è affetto incapacità di controllare in modo adeguato le proprie emozioni, negative o positive. In questi casi è come se le nostre emozioni prendessero le redini del carro dell’intero sé e ci guidassero, come cavalli impazziti, a mete spiacevoli. Di solito ciò si manifesta nei soggetti più sensibili, che percepiscono o pensano di percepire ciò che gli altri provano, e reagiscono in modo poco empatico e impulsivo. È la condizione opposta rispetto all’autoregolazione, che consiste invece nella capacità di saper calmarsi e tollerare disagi e frustrazioni.
Le cause
All’origine della difficoltà ci sono molteplici motivi, come lo stress o l’ambiente in cui si cresce.
Molti studi confermano che chi soffre di stress è più incline a sbalzi d’umore improvvisi e a rabbia incontrollata.
Gli stessi effetti possono derivare da iperprotettività o, al contrario, anaffettività dei genitori (più generalmente, del “caregiver”) .
Un figlio trascurato non riesce a esprimere ciò che sente perché già nel nucleo familiare non ha possibilità di farlo (si parla di negligenza del caregiver nel soddisfare i bisogni del bambino) ; chi ha genitori iperprotettivi invece, essendo circondato e, inconsapevolmente, oppresso da preoccupazioni e premure dei genitori, non è pronto a affrontare intoppi perché è stato abituato a evitare situazioni che sembrano più difficili : ecco che allora si è incapaci di ammettere il più della vita – fatta principalmente di problemi, più che mai per i disagi insorti con la pandemia.
Traumi in età infantile -ma anche adulta- come una costante esposizione alla violenza o una dolorosa perdita, segnano la persona con gravi ripercussioni- come inibizioni e comportamenti inadatti.
Matrice di disregolazione emotiva può essere diversa da soggetto a soggetto – talvolta può esserci una predisposizione innata. Anche la tendenza a vedere gli altri sempre migliori o il bisogno esagerato di approvazione esterna ci portano a questo turbamento.
Le conseguenze
Comportamenti impacciati, “strani” o incerti, autolesionismo e inibizioni altrettanto inspiegabili agli occhi degli altri possono derivare da tale disturbo.
Gli autolesionisti cercano nella sofferenza fisica o psicologica indotta sollievo e una sorta di distrazione da quello a cui dovrebbero veramente andare incontro, ma poi ciò si rivela inutile e anzi dannoso: si creano così solo problemi in più.
Ansia, attacchi di panico, nervosismo e quindi anche difficoltà nel comunicare e scarsa autostima sono altri sintomi, parecchio diffusi negli ambienti frenetici da cui siamo circondati e che si manifestano in chi con giustificabile fatica si adatta ai ritmi della vita.
Può sembrare scontato ma è anche importante sottolineare che piano psicologico e fisico di un individuo sono fortemente interconnessi, dunque uno stato di disagio mentale può avere conseguenze pure sulla regolarità del nostro organismo,come ad esempio su sonno e appetito. Cambia pure il modo di sentire energia nel corpo quando si soffre di questa disfunzione : c’è chi ha sensazione di maggiore tensione e irrequietezza, chi di spossatezza.
I possibili rimedi
Per “rimedio” si intende il conseguimento dell’abilità di gestire le complicazioni, perché tante volte a sgradevoli situazioni non ci sono soluzioni definitive; esempio piuttosto generico: in un qualsiasi ambiente quotidiano- che sia la scuola, il lavoro o casa propria- ci sono cadenze inevitabili e fastidiose, di cui è inutile lamentarsi perché tanto persistono; è invece costruttivo approcciarvisi pazientemente e senza presunzioni. Se però il problema è di grande portata bisogna rivolgersi a aiuti, anche professionali.Cercare di esternare le proprie emozioni e difficoltà con persone di cui ci si fida è il primo passo per avvicinarci a una soluzione del problema.
Un modo efficace per “guarire” è anche trovare uno strumento innocuo che ci dia sfogo e spunto di riflessione: c’è chi lo trova nella lettura, nella scrittura, nella meditazione, immergendosi nella natura o passando tempo con gli amici. Si dovrebbe poi prendere del tempo per pensare, se non più concretamente scrivere su un foglio, quello che ci turba, immaginarne esiti e soluzioni. E questo è un elenco magro e non esaustivo delle innumerevoli abitudini sane che potremmo prendere per imparare a conoscerci e a auto-controllarci meglio. De gustibus. Cosa non fare è però cercare rifugio da questo disagio in sostanze stupefacenti o alcolici, azioni che creano solo rischi alla salute.
Per prevenire alla radice il rischio di crescere insicuri e carenti nel relazionarsi, i bambini devono sì ricevere supporto e soddisfacimento dei propri bisogni dal caregiver – per quanto sia possibile- ma senza che siano soppresse le fondamentali capacità di intraprendenza.
Buffo a dirsi, ma è stato studiato il fenomeno della co-regolazione, come è stato coniato dallo psicologo dello sviluppo Alan Fogel (1993); esso consiste nella “continua messo in atto di azioni che possono essere continuamente suscettibili di modifiche dai continui cambiamenti comportamentali del partner”, citando il suddetto psicologo; questo avviene quando si infonde calma – o agitazione – in qualcun altro e se ne ricava lo stesso effetto : ciò si applica all’approccio da tenere con un bambino, che se avviene con pacatezza e fare benevolo dà beneficio a chi dà e chi riceve!
In conclusione, l’autoregolazione è un traguardo assolutamente non scontato e importante per vivere serenamente e saper sfruttare in modo efficiente e produttivo le nostre energie in un mondo così complesso.