Lo scorso 6 dicembre l’associazione Amici del Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci ha proposto un incontro con il Prof. Simone Orlandini nell’ambito del tema della sostenibilità. L’associazione è nata per promuovere i rapporti tra gli studenti del liceo e gli ex allievi favorendo un proficuo scambio di idee. È inoltre un importante ente esterno di riferimento per il PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento).
Simone Orlandini, Presidente della fondazione Clima e sostenibilità, è professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università di Firenze, di cui è direttore.
L’intervento del docente è stato anticipato dalle parole della Dott.ssa Annalisa Savino, preside del Liceo Scientifico Leonardo da Vinci, e della Proff. Donatella Frilli, ex preside del Liceo. Entrambe hanno espresso la volontà di ospitare al Liceo altre occasioni del genere.
Il tema trattato dal Prof. Orlandini è la sostenibilità, un argomento di cui si sente spesso parlare ma che molte volte viene affrontato con leggerezza. Recentemente si sono tenute due importanti manifestazioni a livello globale: il G20 a Roma e la COP26 a Glasgow. In entrambi gli avvenimenti il cambiamento climatico è stato eletto tema centrale della discussione, tuttavia, i risultati raggiunti non sono stati soddisfacenti.
Le informazioni sono note da diverso tempo. Negli anni è cambiata la prospettiva con cui vengono trattati certi argomenti: parlare di cambiamento climatico nel secolo scorso era come parlare di fantascienza. L’aumento e lo sviluppo della popolazione hanno aggravato gli impatti sul pianeta facendo tornare centrale il tema della sostenibilità.
Perché si parla di sviluppo sostenibile? Il mondo intero si sta evolvendo attraverso l’uso di tecnologie e sfruttando ciò che la ricerca mette a disposizione. Ma questo deve avvenire in maniera sostenibile. Il concetto di sostenibilità indica l’impegno degli uomini a evitare che le loro azioni non compromettano le risorse di chi verrà dopo. Purtroppo questo spesso non accade. Per quanto riguarda il clima abbiamo generato una condizione diversa da quella che ci eravamo trovati. La variazione è legata principalmente all’emissione di gas antropici la cui concentrazione è aumentata velocemente. L’origine repentina di questi cambiamenti impedisce all’ecosistema di adattarsi causando impatti negativi per il pianeta.
Perché se ne parla adesso? Il modello di crescita economica non è più compatibile con il nostro pianeta: stiamo sfruttando l’ambiente in modo eccessivo. Intorno ad agosto l’umanità ha già terminato le risorse prodotte dal pianeta nell’intero anno. Nel 2021 l’Earth Overshoot Day (Giorno del Superamento Terrestre del sovrasfruttamento della Terra) è caduto il 29 luglio. Si può stimare che procedendo di questo passo intorno al 2050 l’umanità consumerà ben il doppio di quanto la Terra produca.
Dobbiamo cercare di prendere misure per rendere ogni nostra scelta compatibile con le dimensioni della sostenibilità.
La sostenibilità può essere rappresentata secondo 3 dimensioni: la dimensione ambientale, quella sociale e quella economica. L’eventuale adattamento del settore economico avviene solitamente in tempi rapidi; tuttavia, i benefici ambientali di determinate azioni si vedono su periodi molto più lunghi.
I cambiamenti climatici rappresentano un campanello d’allarme per la sostenibilità. Negli ultimi 30 anni la concentrazione di anidride carbonica nell’aria è passata da 360 ppm (parti per milione) a 420 ppm. L’aumento della concentrazione di CO2 è accompagnato da un generale alzamento delle temperature e da una variazione delle precipitazioni: diminuisce la frequenza ma aumenta l’intensità. Questi fattori determinano il verificarsi di fenomeni biologici ai quali non siamo abituati come la perdita della biodiversità: le specie adattate al caldo sopravvivono a discapito di quelle adattate ad ambienti freddi.
Questi segnali di allarme erano già noti ma c’era il problema della codifica. Recentemente paesi molto inquinanti con India e Cina hanno chiesto di rinviare al 2060 il termine per la cessazione delle emissioni nocive all’ambiente. Si tratta di un tema molto delicato. Bisognerebbe trovare forme alternative che permettano a paesi come l’Italia di mantenere i livelli abituali e a paesi come l’India di crescere senza determinare disastri ambientali.
Nel 2015, l’Assemblea generale dell’ONU ha definito 17 obbiettivi e 169 sotto-obbiettivi di sviluppo sostenibile. Gli obbiettivi dovranno essere raggiunti entro il 2030 da tutti i Paesi membri dell’ONU. Ogni paese è chiamato quindi a fornire il suo contributo per affrontare queste grandi sfide. Per capirne l’andamento, la sostenibilità deve essere misurata attraverso una serie di indicatori. Una grande importanza risiede nella governance: le istituzioni devono essere in grado di garantire una stabilità che consenta di raggiungere i traguardi prefissati.
Un aspetto importante riguarda l’economia circolare. Si deve cercare di non sprecare niente, i rifiuti devono essere riutilizzati. Questo principio è opposto all’economia lineare per la quale, dopo il consumo di materie prime, gli scarti non vengono impiegati per altri scopi.
In Italia, nel campo della sostenibilità, ha grande importanza l’ASMIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile). Questa racchiude tutte le istituzioni che lavorano nel campo del sostenibile. L’ASMIS gestisce due importanti eventi: il Festival dello Sviluppo Sostenibile e il Report annuale. Quest’ultimo ha la funzione di monitorare la variazione nel tempo delle ricadute dei nostri comportamenti nell’ambito dei 17 obbiettivi. L’andamento viene riportato a livello regionale e nazionale e confrontato con quello europeo. Il Report annuale ha quindi la funzione di capire se stiamo andando nella giusta direzione o se stiamo sbagliando qualcosa.