Gabriele Anagni è nato a Carrara l’8 settembre 1991 e diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico dopo aver terminato gli studi presso il liceo classico. La sua carriera è iniziata a teatro, dove ha recitato in opere quali Medea, Le Sorelle Materassi e Caligola. Successivamente è apparso anche in alcune fiction in televisione. Ha preso parte alla sesta stagione di Medico in Famiglia, alla seconda stagione di Nebbie e delitti, e anche a Questo nostro amore. Fino ad ora il ruolo più rilevante che ha interpretato è stato quello di Claudio Parenti in Un posto al sole. In alcune interviste Gabriele ha dichiarato di amare qualsiasi tipo di recitazione, anche se la sua passione fin dall’infanzia è nata con il teatro. Gli attori che definisce suoi idoli sono Robert De Niro, Al Pacino, Marlon Brando, ma anche Heath Ledger e James Dean. Dal 16 al 21 novembre di quest’anno ha recitato ne La dolce ala della giovinezza insieme a Elena Sofia Ricci presso il Teatro della Pergola di Firenze, molto apprezzato da pubblico e critica
Come è nato il suo interesse per il mondo dello spettacolo? Quale è stata la sua formazione?
Il mio interesse è nato fin da quando ero piccolo perché sono sempre vissuto nel mondo dello spettacolo. Mio padre è stato organizzatore teatrale nella sua vita, e quindi io sono cresciuto guardando le prove degli spettacoli che faceva con Gabriele Lavia. Da lì in poi è nata è la mia passione e quando ho fatto i miei primi spettacoli a teatro ho capito che era quello che dovevo fare.
Lei ha esordito in teatro, ma ha avuto anche dei ruoli in televisione e al cinema. Qual è il palcoscenico che preferisce?
Se devo fare una distinzione tra teatro, televisione e cinema, l’esperienza più bella che ho fatto è stata quella al cinema, in particolare nel film con Ambra Angiolini “La verità, vi spiego, sull’amore”, dove c’è stato un lavoro elaborato dietro, che assomiglia anche un po’ a quello del teatro. Mentre la televisione è molto più una catena di montaggio, dove bisogna andare spediti e bisogna fare, fare, fare, al cinema ci sono molte più prove, lavori di più sul personaggio, ripeti la scena molte più volte prima di trovare la soluzione migliore e quindi è un operazione più “artistica”, se vogliamo.
Che cosa spinge oggi un giovane verso il mondo dello spettacolo? Secondo lei quali sono gli scogli e le difficoltà da superare?
Molto più oggi che in passato è facile per i giovani spingersi verso il mondo dello spettacolo. I ragazzi infatti sono molto propensi a buttarsi in questo mondo grazie all’autopromozione, che è diventata più semplice con i social. Le difficoltà che si possono incontrare sono ovviamente l’enorme competizione e, soprattutto qua in Italia, il fatto che il settore non è tutelato come dovrebbe e come lo è in altre nazioni. Siamo in un paese dove possediamo il patrimonio culturale maggiore del mondo però l’investimento sulla cultura è il terzultimo in Europa. Questo fa ben capire che l’ostacolo maggiore oggigiorno è la carenza di soldi.
Quali personaggi che ha interpretato ha amato di più, e quali le piacerebbe fare?
Il personaggio che io ho amato di più interpretare e che amo in generale nello spettacolo, anche per una questione nostalgica, è Romeo in “Romeo e Giulietta”. È stato infatti lo spettacolo con cui ho debuttato come professionista in questo mondo, ed è il testo su cui ho lavorato di più, che mi ha fatto entrare anche nell’Accademia D’Amico, quindi ci sono molto legato.
Mi piacerebbe tornare a rappresentare opere di Shakespeare a teatro, perché è un autore che non faccio da tanto tempo. Il mio sogno, a dir la verità, sembra banale ma è fare Amleto, però farlo giovane come dovrebbe essere, perché purtroppo oggigiorno nessuno interpreta più il ruolo di Amleto a ventotto anni.
Cosa vuol dire per lei calarsi in personaggio?
Per quanto riguarda calarsi in un personaggio si potrebbero dire tante cose. Io preferisco dire che è il personaggio che si cala in me, perché comunque siamo sempre noi su quel palco o davanti a quella telecamera. Per me il percorso da fare per interpretare è lasciarsi attraversare da qualcosa che non ti appartiene, lasciarlo fluire attraverso il tuo corpo e la tua voce nel modo più libero possibile. Più sei libero dentro, più puoi lasciarti attraversare da cose che non ti appartengono, ed è proprio questo il nostro lavoro.
Lei ha appena interpretato Chance Wayne ne “La dolce ala della giovinezza”; come si è sentito in quel ruolo?
É un ruolo che mi ha fatto sentire molto me stesso, perché Chance Wayne è un aspirante attore che ha un po’ fallito, perché dopo un iniziale successo come attore è arrivata poi la guerra e si è ritrovato a trent’anni con nessuno che si ricordava più di lui. Non intendo dire che io abbia fallito, ma questa è una situazione che, ovviamente in modo molto più estremo, è abbastanza analoga a quella che ho vissuto io a causa del Covid. Prima della pandemia ho lavorato avendo un discreto successo con alcune fiction e a teatro, e negli ultimi due anni si è praticamente interrotto tutto. Anche io però, come Chance, ora mi ritrovo con una grande attrice di cinema del nostro panorama italiano, per cui è una circostanza molto similare e simbolica.
Cosa ha provato a lavorare con Elena Sofia Ricci?
É sicuramente un grande privilegio, mi sento molto fortunato anche solo per il fatto di essere entrato in confidenza con una persona così importante. Lei è una donna molto coraggiosa e altruista, tiene molto a cuore le cose che le piacciono e lotta per esse. Questo è bellissimo e di grande ispirazione per un attore giovane come me che ci lavora insieme. É un’occasione da cui si impara tanto, dato che Elena Sofia Ricci è una persona che ha una grande esperienza alle spalle.
Ha un sogno nel cassetto? Possiamo chiederle quale?
Il mio sogno nel cassetto in realtà è un sogno un po’ generico, ovvero quello di poter essere felice, soddisfatto nella vita e nel lavoro. Non mi sono mai interessati la fama e i soldi in modo eccessivo, adesso me ne sto rendendo conto sempre di più. Sono cose che per me non hanno importanza, anche perché mi spaventano un po’. Mi spaventa raggiungere troppi risultati, perché per me invece è bello continuare a lottare sempre per quello che fai, in modo da apprezzare anche le piccole cose. Quindi il mio sogno è riuscire a lavorare a teatro e anche al cinema e vivere una vita più che dignitosa.