Finalmente in libreria I Sepolcri dei Medici, il libro che fa il punto di una lunga, articolata e appassionante ricerca.
È stato un onore per noi avere la possibilità di intervistare il giornalista professionista Marco Ferri, nato a Firenze nel 1958 e laureato in storia contemporanea. Da oltre 30 anni si occupa di cultura e spettacoli, ha inoltre scritto sulle pagine del Giornale della Toscana e ha collaborato con varie testate, tra cui “National Geographic Italia” per la quale è stato coproduttore associato del docufilm “Secrets of Florence”. Autore di libri e saggi scientifici, ha lavorato cinque anni come ufficio stampa della Galleria degli Uffizi e del Polo Museale Fiorentino e dal 2017 si occupa di comunicazione per enti pubblici e società private. Nelle vesti prima di giornalista, e poi di storico, sin dal 2003 si è interessato alla casata Medici e infatti ha seguito le operazioni di riesumazioni dei corpi, che si sono svolte all’interno del mausoleo di “piazza Madonna degli Aldobrandini” tra il 2004 e il 2019. L’interesse per questa dinastia, negli anni lo ha portato a scrivere un centinaio di articoli di giornale e scientifici, oltre ad alcuni libri tra cui: “I Sepolcri dei Medici”. Quest’ultimo è l’argomento di cui ci siamo interessati in particolar modo durante l’intervista: contiene ben 23 capitoli ed è nato con l’intenzione di mettere in luce il caso completo delle varie traslazioni ed esumazioni delle tombe medicee. Passiamo però direttamente alle sue stesse parole.
Dottor Ferri, questo suo libro è il risultato di molti anni di ricerche, pubblicazioni e inchieste giornalistiche. Perché tanto interesse per le ultime dimore dei Medici?
Nel 2003 lavoravo nella redazione di un giornale della Toscana di cui ero un semplice collaboratore all’epoca. Venne presentato il ‘Progetto Medici’, che era la più grossa, per numero di individui (circa 50) che sarebbero stati interessati da questa operazione, e la più ambiziosa, operazione di studio paleopatologico di depositi funebri di una dinastia, che è tutta all’interno delle Cappelle Medicee. Io non sapevo niente, mi ci sono pian piano avvicinato, ho cominciato a scrivere e l’interesse è aumentato fino al punto di diventare proprio una passione, sfociata in articoli di giornale che uscivano man mano che seguivo le svolte. La presentazione si svolse nel dicembre del 2003, mentre nel maggio del 2004 i lavori cominciarono davvero e sono andati avanti fino al 2006/2007. Ecco, io in tutto questo tempo quando succedeva qualcosa scrivevo degli articoli. Tutto ciò però non mi bastava, perciò ho iniziato ad approfondire alcune tematiche e questioni, accorgendomi che non c’era tanto materiale, cioè erano presenti alcuni libri, delle testimonianze, dei manoscritti, ma non esisteva niente di razionale, messo tutto insieme, ordinato, come se si trattasse di una vera storia. Ecco che allora intorno al 2009 avevo pubblicato oltre a numerosi articoli di giornale, anche degli articoli su riviste scientifiche un pochino più approfondite e con grande studio alle spalle. In seguito avevo fondato addirittura una rivista scientifica dedicata alla dinastia Medici, che è durata dal 2008 al 2012, intitolata ‘Medicea’, una rivista internazionale. In questo periodo si maturò nella mia mente l’idea di scrivere un libro, dove poter inserire in ordine cronologico tutte le operazioni che si erano svolte, anche prima di quella a cui io stesso avevo assistito (circa una quindicina). Ho iniziato a scrivere il libro 4 anni fa ed è stato pubblicato a settembre. Bisogna tenere conto del fatto che c’erano due modi diversi di trattare questa materia. Erano presenti le operazioni antiche, di cui la prima è addirittura del 1467, ai tempi di Lorenzo il Magnifico, che è la traslazione, cioè lo spostamento del deposito funebre di Cosimo il Vecchio, il padre della patria (pater patriae) e nonno di Lorenzo il Magnifico. Alla sua morte, il suo corpo venne temporaneamente sistemato nella sacrestia vecchia di San Lorenzo (non essendoci all’epoca quella nuova, con i marmi di Michelangelo) e infine, tre anni dopo la sua morte, il suo deposito funebre fu traslato dove si trova attualmente: nel pilastro sotto l’altar maggiore della Basilica di San Lorenzo a Firenze. Questo spostamento non è casuale, ma ha un significato: il riposo eterno del padre della patria è dentro il pilastro che sorregge tutta la basilica dei Medici. Da quest’ultima a quella più recente, escluso il ‘progetto Medici’, si arrivava agli anni ’60 del 1900 e si trattava di una quindicina di operazioni ciascuna con dei documenti e una storia tutta da raccontare, che in alcuni casi era anche inedita, ma questa era la storia e andava trattata come tale. Poi però c’erano le operazioni più recenti: il ‘progetto Medici’ iniziato nel 2004, e altre 4 operazioni successive più ridotte e più limitate, che arrivano fino ai giorni nostri (l’ultima operazione si è conclusa nel 2019). Non potevano essere trattare come se fossero storie, ma in quel caso le avevo anche vissute, io ero lì, ho respirato l’odore delle tombe medicee nel momento in cui sono state aperte: è chiaro che c’era bisogno di trattarle in maniera giornalistica e quindi le ho trattate in un altro modo. In fondo al libro, nell’ultima parte, ci sono due casi da definire quasi emblematici. Uno nel quale mi sono divertito a ricostruire gli spostamenti all’interno del mausoleo mediceo, del primo granduca Cosimo I dei Medici. Qualcuno che entra alle cappelle medicee e dopo aver pagato il biglietto, passa sotto il metal detector, gira subito a destra e si trova davanti la prima tribuna, dove ci sono le prime quattro sepolture di Cosimo I, Eleonora di Toledo e due dei loro 11 figli. In questo modo le persone sono portate a pensare che il granduca, morto nel 1574, sia sempre stato lì, cioè che sia morto e sepolto direttamente in quel luogo. In realtà non è così. Prima di tutto, quando egli è morto le cappelle medicee non esistevano ancora, perché la loro costruzione è iniziata intorno al 1610; in secondo luogo, in quella posizione dove c’è la sua lapide, il suo corpo ci è arrivato alla bellezza di 300 anni di distanza dal suo decesso. Ma in tutto questo tempo che cosa può essere successo? Ecco io in questo caso emblematico mi sono divertito a ricostruire tutti gli spostamenti di questo deposito funebre. È una storia che pochi conoscono e che comunque andava scritta ordinata, come se appartenesse a un unico filone, a un’unica tematica storica ed è ciò che ho cercato di realizzare. L’altro caso (il primo dei due) consiste nella ricerca del luogo di sepoltura della gran duchessa Bianca Cappello, la seconda moglie di Francesco I, che 434 anni dopo la loro morte ancora non si sa dove possa trovarsi.
A questo proposito; lei ha espresso una sua ipotesi su dove potrebbe essere stata sepolta Bianca Cappello, la seconda consorte di Francesco I. È noto che il fratello e successore di Francesco, Ferdinando I, rispose a chi chiedeva dove dovesse essere seppellita: “Dove volete ma non la vogliamo con noi”. E dunque, secondo lei, dov’è?
Nel libro io riprendo tutta una serie di valutazioni, che già ho elaborato in un mio precedente articolo sulla mia rivista “Medicea” e in un libro del 2018, metto in fila tutti gli indizi e alla fine lancio un’ipotesi. Secondo i miei calcoli, si potrebbe trovare in fondo a una scala, che conduce al tesoro di San Lorenzo, un museo nel sotto chiesa del complesso laurenziano, in corrispondenza della sovrastante cappella di Cosma e Damiano, i due santi protettori di casa Medici (potremmo ritrovare in questa collocazione quasi un aspetto un po’ tra il romantico e il religioso). Ci tengo sempre a precisare, che riporto sempre degli indizi che ben sostengono la mia ipotesi fino al punto di aver fatto fare a un geologo una scansione con il georadar, per cui effettivamente tra i 30 e 70 cm al di sotto della superficie di calpestio c’è un vuoto compatibile con una sepoltura umana, che non è segnalata in nessun sepoltuario.
Lei ha presenziato a tutte le esumazioni del ‘progetto Medici’ e ha svolto numerose ricerche per suo conto in archivio di stato. A suo parere, le cappelle medicee possono svelarci ancora qualcosa?
È difficile dirlo, per esempio quando nel luglio del 2004 fu cercato l’ultimo granduca cioè Gian Gastone, il primo giorno di ricerche non fu trovato, perché sotto la lapide che ne riporta la posizione della sepoltura, non c’era nulla. Al contrario il suo corpo si trova dentro una camera sepolcrale alla quale si accede alzando un disco di marmo, sotto al quale è presente un tombino, in seguito una scalettina, che conduce a una camera di 2×3 m in cui sono stati ritrovati i suoi resti e quelli di 8 bambini senza alcuna targhetta identificativa. Ecco, questo luogo di sepoltura non era segnalato su nessun documento noto; e chi lo sa che all’interno dell’archivio di stato non ci sia qualche documento che segnala questa sepoltura? E come questa, tante altre cose evidentemente. Una delle scoperte che ho fatto ad esempio durante questo viaggio per scrivere il libro, è stata quella di una traslazione multipla di 7 persone dalla sacrestia vecchia di San Lorenzo ad un altro luogo che non conosciamo, sappiamo solo che le traslazioni sono state addirittura 7 e questo implica la presenza di ben 7 depositi funebri. Questa questione l’ho rinvenuta in un documento, un manoscritto trovato in biblioteca nazionale. Il problema è che non sappiamo che fine abbiano fatto questi 7 depositi funebri. Tra l’altro, tra di loro figurava il fratello di Cosimo il Vecchio e tutta la sua discendenza, comprendente i suoi figli, nipoti e quant’altro. Durante la sola operazione del ‘900, cioè l’impresa di Gaetano Pieraccini e Giuseppe Genna (l’ultima prima del progetto medici), furono indagate tante sepolture e a un certo punto, nel sotto chiesa di San Lorenzo, decisero di aprire anche il luogo di sepoltura di Donatello, poiché egli, il famoso artista prediletto da Cosimo il Vecchio, è sepolto proprio accanto a lui. Nel momento in cui l’hanno aperto, invece di trovare i resti di un individuo, cioè di Donatello, hanno scoperto una specie di fossa comune con tanti crani e ossa mischiate, che non siamo in grado di ricondurre a nessuno in particolare. Chi può dire che quelle 7 sepolture traslate e riportate sul quel documento che ho trovato non siano proprio queste? Alcuni misteri restano, come la causa mortis di Francesco e Bianca. Quest’ultima non si trova, è difficile perciò anche fare qualche ipotesi, tra le quali un sospetto di avvelenamento. Mi sono tenuto abbastanza alla larga da queste questioni, avendo cercato ovviamente di fare un libro rigoroso. Sicuramente però, ho cercato di riportare i fatti e le notizie che i documenti affermano, infatti Francesco, il secondo granduca che muore poche ore prima di Bianca Cappello, la malaria l’ha avuta, ma non per forza deve essere stata la causa del suo decesso. Chiaramente le tecnologie vanno avanti: oggi si può risalire alla paternità di un individuo risalendo dal DNA, mentre una volta non era possibile, quindi anche questo apre delle possibilità maggiori sulla ricostruzione di certi alberi genealogici, certe discendenze e ascendenze.
Vedo comunque, anche dal libro e da ciò che mi dice, che per certi aspetti i Medici hanno avuto “un destino avventuroso”, per certi aspetti sia da morti che da vivi. Qual è a suo giudizio, l’aspetto più curioso della storia funeraria della famiglia?
Allora, i Medici sono divisi in due rami della dinastia che hanno guidato Firenze, ovvero sia: il ramo di Cosimo il Vecchio e di Lorenzo, ed il ramo gran ducale che va da Giovanni delle Bande Nere fino a Gian Gastone. Nessuno di loro, e questo è l’aspetto più curioso, l’ha vissuta come una priorità quella di dare degna sepoltura ai propri morti. Cosimo I effettivamente ci aveva pensato a farsi fare un mausoleo per i propri discendenti e anche ascendenti, aveva chiesto infatti a Vasari ( ce lo dice proprio Vasari nella seconda edizione delle “Vite”) di preparare il progetto per una terza cappella, proprio come sono oggi le cappelle medicee, dove sistemare i propri morti. Il punto è che poi da quel momento lì passano quasi altri 200 anni senza che questi morti riescano a trovare una definitiva collocazione. Per cui, all’inizio, man mano che morivano, venivano temporaneamente sistemati nella sagrestia vecchia, poi da Ferdinando in poi, e quindi dall’inizio del seicento, vanno tutti a finire nella sagrestia nuova e bisogna aspettare, affinché abbiano definitiva sepoltura, fino al 1858. Solo da questa data i Medici sono sistemati come noi oggi li vediamo, sono lì quindi da poco più di 150/170 anni, non di più.
Qual è il personaggio della dinastia che l’ha impressionata di più, e perché?
Forse non ce n’è uno che mi ha interessato più degli altri, quelli che forse mi hanno incuriosito di più sono quelli che hanno avuto una storia più avventurosa. Forse Giovanni delle bande nere. Per la sua storia, ma anche perché lui muore nel 1526 poco più che ventenne, era un mercenario, un comandante di soldati, venne ferito in battaglia ed in seguito morì a Mantova. Stranamente però i suoi resti arrivano a Firenze solo alla fine del 1600 grazie ad un suo pronipote, il Granduca Cosimo III, che li fece riportare qui. Ecco, è nata in me una grande curiosità quando ho ritrovato il carteggio che si scrivevano il segretario del Granduca, Apollonio Bassetti, che si trovava a Firenze, ed un suo corrispondente, che invece stava a Mantova, per mettersi d’accordo sul rientro della cassa con i resti di Giovanni. Questo trasferimento a Firenze non avvenne con i militari, ma in gran segreto, cioè, Giovanni tornò a Firenze a dorso di mulo, portato da un lettighiere. Non essendoci all’epoca le autostrade che ci sono oggi, riportare questa salma a Firenze è stata veramente un’avventura, una cosa pazzesca. E poi rimane affascinante il giallo della sua morte, perché lui venne colpito alla coscia, poco sopra il ginocchio, la gamba andò subito in cancrena e quindi decisero di tagliarla, solo che invece di amputarla sopra la ferita la amputarono alla caviglia, in poche parole una condanna a morte. Quindi, anche in questo caso, rimane in piedi tutta una serie di misteri e di dubbi.
Questo suo libro è davvero la sua “ultima parola” sull’argomento? O ha in programma di dedicarcisi ancora?
Ora come ora, direi di no, non ho intenzione di andare oltre. Io ho anche scritto nella mia introduzione che lo considero comunque un passaggio, perché non c’è mai nulla di definitivo quando scrivi la storia, potrebbe sempre saltar fuori un documento, che implicherebbe la riscrittura della storia. Mai dire mai, non si può mai sapere, perché spesso chi fa ricerca talvolta inciampa in delle cose che non stava cercando, ma che invece sono molto importanti e che ti portano a concentrarti su una nuova questione. Ora come ora sono interessato ad altre faccende. Poi io sono convinto che ci siano troppe questioni aperte, che potremmo tranquillamente tentare di chiudere facendo delle ricerche ulteriori, oppure delle analisi, oppure scavando. Anche sul luogo di sepoltura di Bianca Cappello io ho dato delle indicazioni, se ci fosse la volontà di scavare e di cercare, con le nuove tecnologie ed i nuovi macchinari di cui disponiamo magari potremmo trovarla davvero, ma in caso contrario i dubbi resteranno per sempre. Grazie ai progressi della scienza, molto presto verrà chiarita un’altra faccenda: quella di Bianca Cappello e Francesco I, che avevano un figlio che fino a pochi decenni fa veniva considerato ancora il figlio supposto della coppia granducale, ossia Don Antonio. Pochi infatti credevano che effettivamente fosse il figlio della coppia, mentre adesso, grazie al DNA, si può risalire anche alla paternità non solamente di questo personaggio, ma anche dei suoi discendenti. Per questo mi aspetto di aver chiarita, nel giro magari di uno o due anni massimo, anche questa questione una volta per tutte, in modo da mettere in luce il fatto che Don Antonio è veramente il figlio di Bianca e Francesco. Da tutto ciò possiamo facilmente intuire che un libro è semplicemente la foto di un momento; solo grazie alle nuove scoperte si può andare avanti.