Contrario (ma non al vaccino) Alessandro Barbero, un gruppo di studenti universitari fiorentini scrive una lettera al nuovo rettore e alla città.
In questo periodo stiamo notando come i pro e no vax stiano combattendo gli uni contro gli altri senza rendersi conto di avere un nemico in comune. La divisione attuale tra cittadini è una questione destinata a scomparire e nonostante le due parti siano ostinate nel confermare le loro idee, hanno comunque un unico scopo. Una cosa è certa e cioè che tutti vogliono eliminare il dolore delle persone, solo che in questo momento c’è sia chi teme maggiormente la malattia sia chi teme la cura. Insomma chi in un modo e chi in un altro, ognuno ha paura e cerca di evitare la sofferenza e la morte. Se continuiamo a farci la guerra tra di noi verrà oscurato quello che è il fine desiderato e a cui possiamo arrivare solo grazie alla scienza: sconfiggere il Covid-19. Purtroppo ciò che frena alcune persone è che spesso non ci sono strade spianate da poter percorrere e certezze assolute, dobbiamo essere disposti ad affidarci agli scienziati. Fortunatamente adesso sappiamo con più certezza che il vaccino è sicuro e riduce il rischio di ospedalizzazione per Covid-19 dell’81% e aiuta a prevenire gravi lesioni polmonari. Inoltre c’è da dire che sì, un vaccinato può darsi che contragga il virus, ma ciò avverrebbe in maniera molto lieve e in questo modo verrebbe anche trasmesso con una carica molto bassa. Se poi la persona in questione trasmettesse il virus ad un altro vaccinato, la carica si abbasserebbe ulteriormente: questa è l’importanza della tanto desiderata immunità di gregge.
In questo periodo si sta discutendo se stabilire o meno l’obbligo vaccinale, che può tranquillamente essere introdotto alla luce dell’articolo 32 della Costituzione (diritto alla salute come interesse della collettività). Qui si apre una grande diatriba sia con i no vax, coloro che sono contro i vaccini, sia con coloro che pur non essendo di principio contro i vaccini in generale non accettano questo non ritenendolo affidabile; con questo obbligo vedrebbero violata la loro libertà. Secondo la loro tesi sarebbe ingiusto, perché ognuno deve essere libero di scegliere se sottoporsi o meno alla cura, essendo un cittadino libero ed avendo dei diritti. Il grosso problema però, è che qui non si tratta di libertà individuale, ma collettiva: dobbiamo pensare anche alla società nel suo insieme. In passato sono già state cinque le vaccinazioni divenute obbligatorie, poiché come il vaccino anti Covid, avevano un rapporto di benefici-rischi a favore dei primi. Il Presidente del consiglio Mario Draghi afferma: “Ribadisco l’invito a vaccinarsi. Entro fine settembre si raggiungerà l’obiettivo dell’80% di immunizzati”. Parlando invece di Green Pass, esso è una Certificazione verde introdotta il 1° luglio. Esso attesta che la persona è stata sottoposta ad una dose di vaccino (con validità fino alla dose successiva), oppure a due dosi (con validità di 270 giorni), o ancora che è guarito dalla malattia negli ultimi sei mesi o ha riscontrato un tampone negativo nelle ultime 48 ore. In Italia esso è diventato necessario per partecipare ad eventi pubblici, feste, cerimonie, per accedere a residenze sanitarie o altre strutture pubbliche e per spostarsi da “zone rosse o arancioni”. Anche su questo argomento però sono state molte le manifestazioni dei no vax e no Green pass. Quando il 1° settembre è stato introdotto l’obbligo del Green pass per viaggiare sui treni non regionali, aerei e navi, sono iniziate tutta una serie di rivolte degli antivaccinisti, che sarebbero scesi in piazza di fronte a 53 stazioni. La cosa grave è che molti di loro hanno rivolto anche gravi offese e minacce a virologi, amministratori e volti dello spettacolo. Altro avvenimento preoccupante è avvenuto poche ore fa (all’alba del 9 settembre): un gruppo violento di 8 no vax di un’età compresa tra i 33 e i 53 anni, sono stati accusati di istigazione a delinquere aggravata. Essi facevano parte del gruppo Telegram “I Guerrieri”, formato da due uomini di Milano e due di Roma e da tre donne, una di Reggio Emilia, una di Bergamo, una di Venezia e l’altra di Padova. Stavano progettando azioni violente da realizzare in occasione della manifestazione dei no Green pass dell’11 e 12 settembre, con armi da fuoco ed esplosivi. Nella casa di uno di loro a Reggio Emilia sono state ritrovate una katana, uno sfollagente e diversi spray al peperoncino e in un’altra abitazione due tirapugni; per non parlare poi delle loro chat in cui facevano minacce e si scambiavano anche l’indirizzo di casa del premier Draghi. In chat: “Facciamo saltare i camion della tv”. E tutto ciò per cosa? Per l’odio che provavano nei confronti di giornalisti, medici e del governo. Il loro scopo finale era quello di mutare e condizionare le scelte del governo in merito alla campagna vaccinale a favore delle idee no vax.
Tutto questo non è ammissibile. Al giorno d’oggi il nostro Paese ha bisogno di unione tra cittadini e ciò che proprio non dovrebbe sussistere nella società è l’uso della violenza da parte di nessuna delle due parti chiamate in causa. Ritornando però all’obbligo del Green pass, è importante capire come gestire i lavoratori no vax. Sicuramente al momento non è possibile licenziare uno di loro, poiché non sussiste l’obbligo vaccinale, ma in caso contrario sì, applicando procedimenti indiretti per portare all’allontanamento del dipendente. Molti dei no Green pass dicono che nella Costituzione Italiana si afferma che nessuno può essere obbligato ad un trattamento sanitario, se non per disposizione di legge. D’altra parte però lo stato afferma che l’azienda deve tutelare l’integrità fisica dei dipendenti e quindi in definitiva può sospendere un no vax. L’obbligo del certificato vige anche nei ristoranti per i clienti che mangiano, ma non per il titolare ed i dipendenti; nella sanità per infermieri, medici e personale sanitario, ma non per i pazienti. Anche nel campo dell’istruzione adesso è obbligatorio il possesso della certificazione verde per il personale scolastico e per gli studenti universitari. La sanzione per la violazione di questo obbligo è la sospensione del rapporto di lavoro senza retribuzione, dopo il quinto giorno di assenza per mancanza del Green pass. Proprio a causa di queste numerose possibilità a scuola e nel mondo del lavoro, che sussistono senza un obbligo vaccinale, molti non sono contro il vaccino in sé, ma contro il Green pass. Uno tra questi è Alessandro Barbero: “Tutto ciò è discriminatorio, meglio l’obbligo vaccinale”.
A questo proposito un gruppo di studenti universitari (Unifi) ha scritto una lettera alla nuova rettrice in cui difende le ragioni dei no Green pass. Questa verrà letta pubblicamente il 13 settembre e consegnata a mano al rettorato e va considerata come un regalo alla città non anonimo, ma aperto. Essi si presentano come “Studenti contro il green pass” in seguito all’introduzione dell’obbligo della certificazione verde per accedere ad attività scolastiche, in questo caso universitarie, in presenza. A parer loro l’Università di Firenze sta instaurando una società d’emergenza che applica un controllo costante dei cittadini e sta andando incontro alla discriminazione. Sostengono che con questo obbligo si vanno a negare i diritti degli studenti estromettendoli dall’insegnamento pubblico e dell’esperienza universitaria nel suo complesso. Fanno riferimento ad episodi di emarginazione già in atto e che aumenteranno proprio perché alcuni ragazzi vengono etichettati in un certo modo e allontanati. Affermano che tutte le decisioni che l’Università ha intenzione di prendere sono fondate su una pseudo-scienza, in quanto da un anno e mezzo non ci sono praticamente mai state certezze in merito alle decisioni prese sull’istruzione e quest’ultima in generale ne ha molto risentito. Nel momento in cui le scuole avevano riaperto in presenza non c’erano stati focolai preoccupanti, perciò secondo la loro idea non ha senso che adesso che ci sono anche i vaccini, sia imposto questo obbligo. Infine terminano il discorso citando alcuni diritti inviolabili dei cittadini espressi in determinati articoli della Costituzione e pregano l’Università di Firenze di riaffermarsi come luogo di civiltà.
Per concludere possiamo dire che dovremmo smettere di remarci tutti contro e mettere da parte la forte divisione che si sta creando tra gruppi per evitare di sfociare in qualcosa di più grave. Mettiamo a fuoco l’obiettivo ed il nostro nemico comune: il virus.
Fonti: repubblica.it lavoce.info lastampa.it ilfattoquotidiano.it lentepubblica.it corriere.it quifinanza.it milano.corriere.it