Cara preside
È difficile trovare il modo giusto per salutarti e soprattutto per sintetizzare in breve quello che hai significato per noi, per il nostro giornale e per il nostro liceo. Preside (come ti sei sempre fatta chiamare), editore ma soprattutto – senza mai abdicare o venir meno al proprio ruolo – hai saputo esserci vicina e incoraggiarci in questo progetto un po’ folle e che nessuno o quasi pensava potesse durare più di qualche mese.
Donatella Frilli lascia dunque la direzione del liceo scientifico Leonardo da Vinci, che ha assunto nell’anno scolastico 2011/2012, per godersi un sicuramente meritatissimo riposo. Quasi 10 anni che hanno di certo lasciato il segno nella storia del nostro liceo ma anche – possiamo dirlo tranquillamente – nella storia dell’istruzione fiorentina. Laureata in scienze naturali, la prof. Frilli dopo gli anni di insegnamento già dall’anno scolastico 2003/2004 iniziava la sua avventura di dirigente scolastico fino ad approdare al liceo Leonardo Da Vinci nel 2011; ma evidentemente una scuola sola non le bastava, perché ha avuto in contemporanea anche alcune reggenze in altri istituti, tra cui quella al liceo Dante tra il 2011 e il 2013. Scherzi a parte, questo è un destino che negli anni scorso ha accumunato diversi dirigenti scolastici; difficile dire quanto siano stati contenti …
Uno dei maggiori problemi della scuola è forse l’eccesso di burocrazia che rischia di soffocarla, coinvolgendo anche i docenti spesso a scapito della didattica; figuriamoci i dirigenti. Il pericolo è che, dovendosi preoccupare di mille problemi e questioni, dalla sicurezza ai rapporti con le istituzioni etc. un dirigente si dimentichi di essere stato un docente. Ma la preside Frilli, senza venir mai meno a queste necessarie incombenze, ha sempre messo al centro della sua attenzione le persone. I ragazzi in primis: i suoi studenti, che erano sempre al centro dei suoi pensieri e della sua opera. Lo si vedeva benissimo nei collegi docenti e nei consigli di classe; soprattutto in questi ultimi due drammatici anni, la sua preoccupazione è sempre stata quella di alleviare il disagio dei ragazzi, soprattutto di chi doveva iniziare il percorso non trovandosi nella atmosfera familiare e accogliente di una classe, ma con il freddo schermo di un pc. Stare bene a scuola: ecco il suo primo pensiero, che ha sempre coinvolto tutti: ragazzi, docenti e il resto del personale. Non è certo facile, in un mondo così complesso e vario come un istituto scolastico, riuscire ad armonizzare tutte le componenti; eppure questo è stato uno dei suoi maggiori successi. Con il suo sorriso e il suo aplomb è riuscita a risolvere tante situazioni e anche a indurre qualche prof un po’….giustiziere a non esagerare con i debiti. La ricordiamo soprattutto, in età pre covid, quando veniva personalmente ad accogliere le nuove prime, chiamando i ragazzi uno per uno, presentandoli ai loro prof; come a volerli rassicurare e a dimostrargli che forse non entravano nell’empireo, ma neppure nella proverbiale selva oscura. O quando veniva a salutare le quinte; un saluto che non aveva nulla di “rituale”, ma il congedo un po’ accorato anche se mascherato dal sorriso, di chi sa di aver compiuto un importante pezzo di strada insieme; ma i sentieri stanno ormai per separarsi. Cosa inevitabile e certo anche auspicabile, ma non per questo priva di un po’ di tristezza e malinconia.
In definitiva, riteniamo che proprio il liceo da Vinci sia il suo migliore biglietto da visita : lascia una scuola prestigiosa e aperta, accogliente, in cui la valorizzazione delle eccellenze e l’attenzione e la cura degli studenti più fragili vanno di pari passo; dove anche chi è impegnato ad alti livelli nello sport, nella musica, nella danza può trovare comunque un ambiente in cui formarsi in modo adeguato senza che questo intralci la sua carriera. Ma soprattutto un ambiente sereno, in cui i ragazzi si trovano a loro agio in quello che è il percorso più difficile e delicato della loro vita. Certo, la scuola non la fa solo il preside: ci sono tante altre componenti di vitale importanza, non ultimi i professori. Ma in un certo senso il compito del preside è quello del direttore d’orchestra, che deve con molta pazienza accordare e armonizzare tanti suoni differenti e senza mortificare i solisti migliori deve però fare in modo che tutti procedano all’unisono. Possiamo dire che da questo punto di vista la nostra preside sia stata una bacchetta DOGC: per seguitare la metafora, potremmo paragonarla a Riccardo Muti. Una delle sue doti maggiori è stata proprio il saper valorizzare i propri docenti e questo lo si è visto anche nei tanti progetti di ottimo livello che ancora oggi caratterizzano il Da Vinci.
E qui torniamo a noi, e ci permettiamo uno strappo alla etichetta giornalistica intrecciando un discorso diretto. Perché tra le altre cose, come se non bastassero le mille beghe che quotidianamente assediano un DS, quali file di docenti da ricevere, colloqui con i rappresentanti degli studenti che nel “tempo delle castagne” come tu definivi autogestioni & occupazioni (che il covid ha finito per far rimpiangere) possono diventare particolarmente difficili e burrascosi, mamme panzer e genitori d’assalto ( perché ci sono anche quelli, anche se nel nostro liceo in misura minore che altrove e anche questo vorrà pur dire qualcosa) e ultimamente pure le estenuanti problematiche legate alla pandemia, te ne abbiamo trovata un’altra anche noi: quella di fare l’editore di un giornale. Un progetto che all’inizio sembrava quasi utopistico, ma in cui hai creduto sin dal primo giorno contagiandoci con il tuo entusiasmo e il tuo appoggio, mai venuto meno. Un editore giustamente vigile e presente ma anche molto discreto, tanto che rarissime sono state le “censure” e frequenti invece i complimenti e gli incoraggiamenti. Possiamo dire che se tutti gli editori dei nostri “fratelli maggiori” avessero il tuo spirito, forse la libertà, e soprattutto l’indipendenza della stampa (a cui ci onoriamo di appartenere a pieno titolo) sarebbero meno utopistiche in questo paese.
Quindi che dirti, caro nostro primo editore? Ci mancheranno molto i nostri colloqui con te, la cordialità (e il cioccolatino) con cui ci accoglievi, il sapere che in ogni caso potevamo sempre contare su di te. Ci conforta sapere che ci resterai comunque vicino e sarai sempre una nostra lettrice e una grande amica, come noi lo saremo nei tuoi confronti. I nostri sentieri purtroppo cambiano, ma non si separano e quello che abbiamo costruito insieme rimane un filamento importante del nostro DNA, personale ed editoriale. Un grande grazie e un affettuoso saluto a te e per concludere con lo sguardo al futuro come ci hai sempre spronato a fare, un cordiale benvenuto a chi dal primo settembre ti sostituirà, la dott. Annalisa Savino, già Dirigente Scolastico dell’ Istituto Comprensivo “Lorenzo Ghiberti” di Firenze.