Non è assolutamente un periodo facile quello che Germania e Belgio stanno attraversando in questi giorni; come abbiamo probabilmente già sentito dai media le alluvioni che hanno travolto questi Paesi hanno portato non pochi danni. Gli esperti si riferiscono all’accaduto come il “peggior disastro naturale del Nord Europa dello scorso mezzo secolo”, e non possiamo di certo biasimarli: le vittime sono centinaia, e i dispersi altrettanti, mentre molti sono gli edifici crollati.
Le precipitazioni sono cominciate martedì 13 luglio e, nelle regioni della Renania-Palatinato e nel nord Reno-Westfalia, sono caduti circa 148 litri di pioggia per metro quadro in sole 48 ore, cosa alquanto anomala in una zona che era abituata a ricevere 80 litri di pioggia nell’intero mese di luglio. Anche la municipalità di Köln-Stammheim, che ha registrato 154 millimetri di pioggia in 24 ore, ha battuto il precedente record di 95 millimetri. Questi dati, come affermato dagli esperti, sono molto preoccupanti: “Sono sconcertato da quanto i nuovi record abbiano superato quelli precedenti” ha dichiarato il climatologo tedesco Dieter Gerten al Guardian (sito web di notizie e media britannico) “non sono solamente andati oltre alla media, ma hanno raggiunto livelli che non ci aspettavamo minimamente, in termini di intensità, velocità ed estensione”. Gerten, che è cresciuto in uno dei villaggi affetti dal disastro, dice di non aver mai visto un fenomeno del genere; sì, poteva capitare che ci fossero straripamenti occasionali, ma sempre con valori nella media e di solito circoscritti ad una zona molto meno vasta. “L’evento di questa settimana è totalmente atipico per quella regione. E’ durato per molto tempo e ha affetto un’area estesa” conclude l’esperto di cambiamento climatico.
Questa ingente ed improvvisa quantità d’acqua ha innalzato il livello dei fiumi oltre la norma e causato le alluvioni di cui abbiamo sentito parlare. Le conseguenze sono state disastrose in Germania ( in particolare nelle regioni della Renania-Palatinato e NordReno-Vestfalia) e in Belgio, i paesi maggiormente colpiti, ma hanno riguardato anche Olanda, Lussemburgo e Svizzera. Oltre 100 mila famiglie tedesche sono rimaste senza elettricità e migliaia di persone hanno perso le loro abitazioni, distrutte o danneggiate dalle inondazioni dei fiumi. “Immagini spettrali”, come le ha definite la cancelliera Angela Merkel, che ha visitato i luoghi colpiti dalla tragedia e ha assicurato pacchetti di aiuti e fondi immediati. Al momento il numero delle vittime registrato in Germania è 165, ma è il numero dei dispersi, che attualmente si aggira sul migliaio, a preoccupare: è impossibile infatti stabilirne la sorte in quanto le linee telefoniche sono saltate in molte delle zone interessate, e molte persone potrebbero essere semplicemente isolate dal blackout. Ci sono invece meno speranze per villaggi come quello di Schuld, con una popolazione totale di 700 abitanti e quasi interamente distrutto, o la località di Erftsadt-Blessem nel NordRenoVestfalia, travolta da una frana. “Le case sono state in gran parte spazzate via e alcune sono crollate. Diverse persone mancano all’appello” informano le autorità su twitter. Intanto i soccorsi proseguono senza sosta alla ricerca dei dispersi e gli elicotteri dell’esercito perlustrano i tetti dove in molti hanno cercato riparo.
Continua ad aumentare il numero delle vittime anche in Belgio, dove l’ultimo bilancio provvisorio, annunciato dal ministro degli Interni Annelies Verlinden, ne conta 20, proprio come il numero di dispersi. I cittadini sono stati esortati ad abbandonare le proprie case oppure trasferirsi nei piani superiori. Inoltre il prezioso intervento dei vigili del fuoco italiani ha salvato 40 persone rimaste bloccate nelle proprie abitazioni e in una casa di cura nell’area di Tillf, a Sud di Liegi. L’Italia è stata infatti, insieme a Francia e Austria, una dei paesi che hanno offerto sostegno al Belgio in seguito alla richiesta di attivazione del meccanismo di Protezione civile.
Forse questo disastro si sarebbe potuto evitare se le città fossero state fatte evacuare subito dopo l’allerta meteo: già il 13 luglio l’EFAS, il sistema europeo di monitoraggio delle alluvioni, aveva pubblicato un avvertimento “di massima categoria” riguardo le imminenti piogge e allagamenti che avrebbero interessato la Germania occidentale. Prima che si verificasse la tragedia, il servizio meteorologico federale tedesco (DWD) aveva già quindi messo in allarme il paese, ma nonostante questo gli abitanti della Renania, una delle regioni più colpite, non sono stati fatti evacuare per tempo; questo compito sarebbe spettato alle autorità locali, come ha spiegato il portavoce del DWD,”Federali, regionali o cittadine, a loro il compito di dire alla cittadinanza di allontanarsi“. E’ davvero assurdo pensare che con qualche attenzione in più e una maggiore tempestività, forse si sarebbe potuta evitare una catastrofe di questa portata, come del resto è accaduto in altri paesi, che si sono organizzati diversamente. I cittadini di Liegi in Belgio, avevano già ricevuto l’ordine di evacuare le abitazioni o almeno di raggiungere i piani superiori già il 13 mattina; lo stesso è avvenuto il 15 luglio in diversi comuni del Lussemburgo e a Maastricht, nei Paesi Bassi. Bisognerà quindi capire cosa non ha funzionato e indagare sull’accaduto, definito dalla coordinatrice dell’EFAS Hannah Cloke “ segno di un monumentale fallimento”.