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DJOKOVIC NELLA STORIA, 20 SLAM COME NADAL E FEDERER, ALLO US OPEN CACCIA AL GRANDE SLAM!

Solo un Novak Djokovic in versione ‘alieno’ ferma il sogno di Matteo Berrettini di diventare il primo italiano a vincere Wimbledon. Il serbo, n°1 del mondo, rimonta in quattro set (6-7, 6-4, 6-4, 6-3) e porta a casa il Championships per la sesta volta in carriera, appaiando a quota 20 Slam gli altri due ‘marziani’ Federer e Nadal. Dopo una lotta furibonda di tre ore e 23′ di gioco, la spunta ancora Nole, che insegue il sogno del Grande Slam dopo aver vinto in stagione Australian Open e Roland Garros: un’impresa che sui campi da tennis non si vede dai tempi di Rod Laver.

CRONACA TORNEO

Nella parte bassa del tabellone Berrettini domina in ogni partita perdendo sotto un set prima dei quarti di finale. Auger-Aliassime soffre soltanto contro Zverev che al contrario soffre in ogni match, finendo poi per essere eliminato proprio contro il canadese. Federer non ha un buon avvio, soffre ogni match ma mostra sprazzi di bel gioco, è pur sempre il re dell’erba. Hurkacz elimina sia Musetti che Bublick buttando fuori pure il russo Medvedev che delude le aspettative. Sonego fantastico si arrende solo a Federer.

Nella parte alta del tabellone Djokovic perde soltanto un set dimostrandosi un vero e proprio extraterrestre. Fucsovics dimostra di avere abbastanza costanza, inaspettatamente elimina prima Sinner poi Rublev che a sua volta aveva eliminato Fognini. Tsitsipas delude le aspettative uscendo al primo turno. Shapovalov soffre in tutte le partite ma riesce ad arrrivare lo stesso ai quarti.

Ai quarti di finale Djokovic annienta Fucsovics mentre Shapovalov butta fuori Chacanov. Berrettini non delude le aspettative e batte il canadese Aliassime. Federe perde contro Hurkacz e si spegne il sogno del nono Wimbledon.

In semifinale Djokovic batte agilmente in tre set Schapovalov e Berrettini porta a casa la semifinale senza troppi sfrzi contro Hurkacz.

BERRETTINI ORGOGLIO ITALIANO, SI ARRENDE SOLO AL MAESTRO NOVAK DJOKOVIC!

Si ferma in finale la straordinaria corsa di Berrettini a Wimbledon: l’azzurro cede in rimonta al n°1 del mondo Novak Djokovic, che trionfa in rimonta in quattro set (6-7, 6-4, 6-4, 6-3) al Championships per la sesta volta in carriera. Per il serbo 20° Slam, raggiunti Federer e Nadal. Matteo da lunedì tornerà 8 del ranking.

La partita più importante nella storia del tennis italiano. Matteo Berrettini sfida il n°1 del mondo e campione in carica Novak Djokovic nella finale di Wimbledon. Matteo è diventato il terzo italiano di sempre a raggiungere una finale di uno Slam dopo Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta, il primo a riuscirci in 144 anni nel tempio del tennis, Wimbledon. Mai nessuno si era spinto così in avanti sui prati dell’All Egland Club. Il romano, già sicuro di salire al n°8 del ranking e addirittura 7 in caso di vittoria, affronta il 19 volte vincitore di uno Slam, alla sua 30^ finale.

Berrettini-Djokovic, i precedenti:
“Nole” giocherà la sua 30^ finale Slam in carriera e sfiderà Berrettini per il 20° titolo Major (agguanterebbe Federer e Nadal in testa alla classifica all time) e per il sesto Wimbledon del suo strepitoso palmarès. Berrettini è invece alla sua prima finale Slam dopo quella raggiunta al Masters di Madrid. Due i precedenti tra i due giocatori (ATP Finals 2019 e Roland Garros 2021), entrambi vinti da Djokovic.

Ricorderemo le nuvole come panna, gli applausi e i cori (Mat-te-o, Mat-te-o) per un’Italia seria e garbata, mai sopra le righe, mai festa da strapaese, ricorderemo i lampi di classe usciti dalla racchetta di Novak Djokovic, il campione costretto alle prodezze per conquistare il Sacro Graal del tennis, Wimbledon 2021, lo Slam che permette al serbo di agganciare quegli altri due, i sodali Federer e Nadal che non hanno mai voluto del tutto accettarlo nel loro Rotary, alla stratosferica quota di 20 titoli Major, che significano tre quarti di Grande Slam.

È stata una domenica di tennis bellissima, vigilia della grande sfida di Wembley tra l’Inghilterra e un’altra Italia, quella collettiva di Roberto Mancini, mentre a Wimbledon Berrettini era solo contro il gigante però non ha tremato, non ha sfigurato, si è anzi superato per dare vita a una finale vera, verissima, quattro set di erba e sudore, cuore e budella, senza risparmiarsi, perché è solo quando non dà tutto in campo che Matteo non riesce a perdonarsi. Vince Djokovic, il diabolico, imbattibile, quasi perfetto Djoker (6-7, 6-4, 6-4, 6-3), al terzo match point l’ultimo rovescio in back si spegne in rete e la resistenza dell’azzurro lascia il posto alla festa di Nole, il numero uno del mondo che si annette il sesto titolo di Church Road, mastica un ciuffo d’erba come da tradizione, scala la tribuna per abbracciare il suo staff, coach Vajda e il grande ex Ivanisevic, regala un selfie a un ragazzino e la racchetta a una bambina, manda baci verso l’alto agli dei del tennis. La storia è fatta. L’inseguimento di un’esistenza è sublimato. Il sorpasso degli altri due Immortali è programmato per l’Open Usa, magari dopo un prezioso oro olimpico a Tokyo come ciliegina sull’impresa.

Matteo ha il merito di aver riaperto una finale cominciata malissimo, break per l’avversario al quarto game, 3-1, un set point annullato a Djokovic sul 5-2 (servizio vincente) e poi la reazione trascinato dall’energia del centrale, tutto schierato a suo favore, contro-break con un gran recupero sulla palla corta del serbo e dritto delizioso appoggiato nel sette (5-4). Djokovic non ci sta, si arriva al tie-break che Matteo domina (3-0, 5-3 con una fiondata di dritto, 6-4 spolmonandosi su un altro drop shot, 7-4 con un ace (saranno 16 alla fine). Primo set Italia, e ora sono cavoli del numero uno del mondo. Che non molla, naturalmente, specialista in resilienza, fa il break all’inizio del secondo set su un avversario che ha un comprensibile calo nervoso, gli errori di Matteo non sono mai banali, piuttosto fisiologici, perché la pressione del Djoker è mostruosa («Bravo Matteo, sei un vero martello italiano» gli dirà), un secondo break gli permette di mettere in cassaforte il pareggio (6-4). Nel terzo Berrettini trova la forza di andare a cercare tra i fili d’erba due palle per il contro-break sul 3-2 ma è ormai scarico e poco reattivo, le energie di stanno esaurendo; il secondo set point basta al Djoker per allungare (6-4). Un break al settimo game decide il quarto (6-3) e il match, ormai Djokovic è entrato «in the zone» e non sbaglia più, oltre che con Berrettini gioca contro Federer e Nadal.

«Troppe emozioni da gestire, Novak è stato più bravo di me anche in questo: lui sta scrivendo la storia del tennis, ma io sono felice di come ho giocato qui, spero non sia la mia ultima finale – dice Berrettini, premiato dal duca di Kent, con la grazia che lo contraddistingue -. È stato un lungo viaggio, non finisce qui: ho 25 anni, questo è l’inizio, non il capolinea».

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