In questi giorni stanno emergendo dettagli e responsabilità sulle violenze compiute nell’aprile del 2020 dagli agenti di polizia nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta. Il tutto risale al 6 Aprile 2020, quando ci fu una rivolta di detenuti che avevano saputo di un caso di positività al coronavirus nella struttura. La rivolta fu domata la notte stessa, ma il giorno successivo alcuni agenti penitenziari fecero perquisizioni punitive tra i detenuti, definite oggi come <<ignobile mattanza>> dal gip Sergio Enea.
Nelle 2300 pagine dell’ordinanza sono coinvolti 117 agenti di polizia penitenziaria, oltre a tutta la catena di comando dell’amministrazione delle carceri della Campania: dal Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria della Campania, Antonio Fullone– oggi interdetto dai pubblici uffici e sotto accusa per falso, depistaggio e favoreggiamento – al suo Comandante, Pasquale Colucci, finito in carcere per il pestaggio.
Dagli atti risulta chiaro che il ruolo di Fullone fu determinante nella decisione della Vicedirettrice del carcere (che all’epoca dei fatti faceva da reggente) di disporre la perquisizione straordinaria nel reparto Nilo. Con questa operazione fu possibile far uscire dalle celle i detenuti che avevano preso parte alla rivolta, per sottoporli ai pestaggi della polizia penitenziaria.
Le chat memorizzate sullo smartphone sequestrato di Fullone dimostrano che il funzionario aveva scritto alla Vicedirettrice che, per soffocare la rivolta, «l’unica scelta è usare la forza».
Fullone era in contatto anche con il Comandante della penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere, Gaetano Manganelli (ora in carcere, accusato in concorso per una serie di episodi di torture, lesioni e maltrattamenti pluriaggravati), che lo aveva avvertito: «Utilizziamo anche scudi e manganelli». Lui approva, ma con prudenza: «Ok se necessario ovviamente».
Tra gli episodi di depistaggio emersi nell’indagine, secondo l’accusa, ci fu anche il tentativo di modificare i video delle telecamere interne per falsare la rappresentazione di quanto accaduto il 6 aprile 2020. I protagonisti, secondo quanto riporta l’ordinanza di custodia cautelare, sarebbero i massimi funzionari dell’amministrazione penitenziaria in Campania, ovvero i già nominati, Pasquale Colucci e Antonio Fullone.
Lo scopo della manomissione sarebbe stato quello di giustificare la perquisizione straordinaria del 6 aprile, legandola alla protesta dei detenuti del giorno prima.
Gli spezzoni dei video finirono in un cd-rom, che venne consegnato da Acerra (Commissaria della Penitenziaria, oggi sospesa dal servizio) ai Carabinieri di Santa Maria Capua Vetere a cui sono state affidate le indagini. Quel cd-rom Fullone lo produsse anche nel corso dell’interrogatorio reso agli inquirenti il 10 luglio 2020, nonostante “fosse consapevole dell’alterazione”.
Il garante dei detenuti della Campania ha fatto sapere che esistono altri video ancora più raccapriccianti rispetto a quelli diffusi nei giorni scorsi.
Intanto, su un cavalcavia di Roma – secondo quanto riferito in ambienti della polizia penitenziaria – è stato trovato uno striscione con il simbolo di un movimento anarchico con scritto: << 52 mele marce? Abbattiamo l’albero! >>. Lo striscione, secondo quanto si è appreso, è stato poi successivamente rimosso. La frase minacciosa ha destato forte preoccupazione negli agenti della Polizia Penitenziaria che hanno riferito del fatto. Lo striscione fa riferimento ai 52 poliziotti penitenziari destinatari di misure cautelari emesse per i pestaggi dei detenuti avvenuti il 6 aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere .
<< Lo striscione apparso contro la Polizia Penitenziaria è solo uno dei segnali di pericolo che deve far riflettere chi continua a pubblicare foto nomi e indirizzi di persone appartenenti ad un’Istituzione dello Stato che con queste modalità di processo pubblico rischiano la reazione di appartenenti alla criminalità… mentre vanno giudicati nelle aule di giustizia >> . Lo sottolineano, in una nota, Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, rispettivamente presidente nazionale e segretario regionale per la Campania dell’Unione dei Sindacati della Polizia Penitenziaria.
<< Troppa attenzione mediatica >> aggiungono << rischia di generare pericoli anche per la tenuta del sistema delle carceri dove fino a prova contraria è la polizia penitenziaria a mantenere l’ordine, la sicurezza e la legalità. che non può essere considerata solo all’interno delle mura perimetrali dei penitenziari ma anche per l’intera società pubblica >> .
Il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, riferendosi ai video, commenta: << Sono immagini che nessuno di noi avrebbe voluto vedere >>. E poi continua << Non possiamo, sulla base di alcune persone, criminalizzare l’intero corpo di polizia penitenziale, il cui lavoro è complicato e difficile>>
Non possiamo non ricordare, infatti, le difficoltà dei corpi di polizia penitenziaria che spesso sono costretti a lavorare in condizioni di grande disagio per carenza di personale e con orari spesso giudicati troppo faticosi; d’altra parte, avendo a che fare con criminali, il tipo di lavoro è di per sé frustrante al punto che richiederebbe recuperi dal lavoro più opportuni.
Anche la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, interviene a riguardo dicendo: << via i violenti ma tuteliamo gli agenti per bene … >>
A tal proposito il controllo verrà esteso a tutte le strutture penitenziarie del territorio Italiano perché non siano più violati rispetto e dignità della persona e come dice la Cartabia “calpestata la Costituzione”.