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Ulisse torna a Itaca, anzi a Firenze. Il Maggio Musicale ripropone il capolavoro di Monteverdi al teatro della Pergola.

Uno dei più bei momenti che potrei avere della mia sovrintendenza.

Alexander Pereira, sovrintendente del Maggio Musicale Fiorentino, definisce così la rappresentazione del Ritorno di Ulisse in patria di Claudio Monteverdi, melodramma con prologo e tre atti su libretto di Giacomo Badoaro.

1942, 1987 e 1999. Rappresentato al Maggio solo in tre occasioni, Ulisse ritorna ad Itaca nel 2021 ed entra nella programmazione dell’ LXXXIII Festival del Maggio, il Festival del ritorno. Ritorno del pubblico, degli applausi, degli sguardi incantati di chi osserva calare lentamente il sipario.

Nelle quattro recite al Teatro della Pergola (28, 30 giugno e 3, 8 luglio) l’Accademia Bizantina, nata a Ravenna nel 1983 e diretta da Ottavio Dantone, assumerà le forme del melodramma monteverdiano con la regia di Robert Carsen.

Diciannove solisti che si dispiegheranno in un canto in cui la musica esalta e sottolinea la qualità del testo poetico.

Nel suo periodo veneziano, Claudio Monteverdi assunse l’incarico di maestro di cappella nella Basilica di San Marco e nel contempo continuò a tracciare il sentiero della sua produzione.

Il 1640 fu l’anno della prima rappresentazione dell’Ulisse al Teatro dei SS. Giovanni e Paolo di Venezia, ben trentatré anni dopo l’Orfeo, allestito alla Corte dei Gonzaga.

Robert Carsen, dopo essersi cimentato nell’Incoronazione di Poppea e nell’Orfeo, da ammiratore della musica barocca e del periodo pre-Mozart, affronta un altro pilastro dell’epoca, caratterizzato da un’elevata complessità. L’obiettivo è quello di trovare le soluzioni sceniche costruendo il ponte fra il pubblico e l’opera.

La difficoltà, che diventa la ricchezza e l’emblema dell’unicità della rappresentazione, risiede nell’azione, che si articola e si avvolge su livelli diversi: allegorie, Dei e mortali.

Come narrare la storia senza ridurla a semplificazioni?

L’Ulisse è come una metafora della nostre vite; è un’opera dal profumo molto particolare illustra il regista.

Il fulcro di tutto è l’attesa di Penelope per il ritorno del marito; in quegli istanti si condensano forti sentimenti ed emozioni.

È un’opera che non trova il suo potere nell’azione ma nell’emozione e nelle situazioni fra i personaggi.

Fare tutto ciò con l’orchestra è per me molto importante perché, in un certo senso, rappresenta una linea diretta tra Monteverdi e Wagner.

Un compito difficile per un regista è quello di far sì che alla fine tutti, cantanti, attori, comparse, ognuno con le proprie, differenti esperienze, siano nella stessa opera.

All’ascolto risulta più semplice di quello che è secondo Ottavio Dantone, maestro concertatore e direttore. Per ottenere la naturalezza in un’opera come questa è necessario affrontare uno stile così difficile come il recitar cantando: cantare cercando di far assomigliare il più possibile la parola alla musica. Per fare una cosa del genere ci vuole collaborazione, ci vuole un gruppo. Il cast racchiude nomi come quello di Delphine Galou, Penelope, che torna a Firenze dopo Il Farnace di Antonio Vivaldi nel 2013. Una donna molto commovente che ha spirito e determinazione ed è una vera sfida interpretare questo personaggio sul palcoscenico.

A fianco a lei Charles Workman, Ulisse, Anicio Zorzi Giustiniani, Telemaco e molti altri artisti, i cui movimenti nello spazio sono fondamentali; lo spazio è congegnato continua Ottavio Dantone. L’opera si costruisce durante le prove; a prescindere dallo spazio che si ha a disposizione, dai tempi, sono state aggiunte delle sinfonie che permettessero il movimento. Questa è la cosa più filologica che si possa fare.

Non basta certamente la descrizione dell’opera a saturare la curiosità del pubblico, che vedrà proiettate queste peculiarità sul palcoscenico, pronto ad ospitare un’opera grandiosa.

IL RITORNO DI ULISSE IN PATRIA

Tragedia di lieto fine in un prologo e tre atti (realizzata in 2 parti)

Poesia di Giacomo Badoaro
Musica di Claudio Monteverdi

Edizione critica a cura di Bernardo Ticci
BTE – Bernardo Ticci edizioni, 2021
Edizione pratica: Maggio Musicale Fiorentino 2021, a cura di Ottavio Dantone

Nuovo allestimento

Maestro concertatore e direttore Ottavio Dantone

Regia Robert Carsen

Scene Radu Boruzescu

Costumi Luis Carvalho

Luci Robert Carsen e Peter van Praet
Drammaturgo Ian Burton

Ulisse Charles Workman

Telemaco Anicio Zorzi Giustiniani

Penelope Delphine Galou

Iro John Daszak

Il Tempo Francesco Milanese

Giunone Marina De Liso

La Fortuna Eleonora Bellocci

Giove Gianluca Margheri

Nettuno Guido Loconsolo

Minerva Arianna Vendittelli

Amore Konstantin Derri
Antinoo Andrea Patucelli
Anfinomo Pierre-Antoine Chaumien
Pisandro James Hall
Melanto Miriam Albano
Eurimaco Hugo Hymas
Eumete Mark Milhofer
Ericlea Natascha Petrinsky

Accademia Bizantina

Assistente regista Philippe Jordan, Jean-Michel Criqui
Assistente scenografo Catalina Defta
Aiuto costumista Edoardo Russo

Figuranti speciali Carolina Hannah Braus, Francesca Cellini, Lucia Lorè, Erika Rombaldoni, Davide Arena, Andrea Bassi, Giacomo Casali, Giampaolo Gobbi, Luca Nava, Giuseppe Nitti, Marlon Zighi Orbi, Leonardo Paoli, Carlo Pucci, Andrea Salierno, Aulo Sarti, Lorenzo Terenzi,
Gaetano Tizzano, Leonardo Venturi, Federico Zini

Allestimento Teatro del Maggio Musicale Fiorentino


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