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La strage di Ustica 41 anni dopo; una ferita ancora aperta della nostra storia.

È la sera del 27 giugno 1980 alle ore 20:59, l’aereo DC-9 della compagnia aerea Itavia sta sorvolando a 7000 metri di altezza il braccio del mar Tirreno che si trova tra le isole di Ponza e Ustica. Il comandante del volo viene chiamato da Roma per un normalissimo controllo, ma tutto regolare, regolare come lo era stato l’intero viaggio che era partito circa un’ora prima da Bologna e che era diretto a Palermo.

Alle 21:04 arriva la seconda chiamata, questa volta dalla torre di controllo dell’aeroporto Punta-Raisi di Palermo, per l’autorizzazione alla discesa sulla città siciliana. Questa volta però l’aereo non risponde, e non risponderà nemmeno alle chiamate successive: Il volo è scomparso misteriosamente dai radar. I suoi resti, insieme ai primi cadaveri, verranno ritrovati un paio di ore dopo da un volo di ricognizione mandato a cercare l’aereo scomparso.

È proprio questa parola, mistero, che ha accompagnato questo tragico episodio nell’immaginario collettivo negli anni, e che lo ha fatto passare alla storia come “la strage di Ustica“, fino ai giorni nostri a 41 anni di distanza. L’unica cosa certa è che in quella maledetta notte 81 persone, tra passeggeri ed equipaggio, abbiano perso la vita; ma il come ciò sia avvenuto resta ancora privo di spiegazioni certe.

Numerose sono state le ipotesi sulla causa dell’incidente, come ad esempio un attacco terroristico o un cedimento strutturale del velivolo, ma entrambe sono state smentite dall’assenza ,sui resti dell’aereo, di esplosioni interne. L’eventualità più probabile e più verosimile è che il volo DC-9 si sia involontariamente trovato sulla linea di fuoco di un conflitto aereo internazionale.

Il clima del Mediterraneo in quegli anni era infatti incredibilmente teso. Da un lato c’erano gli Stati Uniti di Carter e la Francia di Giscard d’Estaing, insofferenti verso il governo terroristico del generale libico Gheddafi, e dall’altro lato della scacchiera la Libia stessa. L’Italia si trovava stretta in una morsa ed era costretta a fare da mediatrice, per non tradire la fiducia degli alleati da un lato, e per non rinunciare al petrolio di Tripoli dall’altro. Lo sfortunato aereo DC-9 sarebbe quindi entrato sulla rotta di fuoco di un conflitto aereo e qui distrutto per sbaglio da un missile sparato da un caccia NATO e rivolto contro un MiG dell’aviazione dello stato nordafricano, sul quale si sarebbe dovuto trovare proprio il generale Gheddafi, come ha sostenuto Francesco Cossiga, presidente del Consiglio dei Ministri dell’epoca.

Questa pagina nera comunque non si è mai del tutto conclusa, e nonostante i vari processi penali nel corso degli anni, come la chiusura della compagnia aerea Itavia e il risarcimento dei familiari delle vittime, siamo ancora ben lontani dall’individuazione del colpevole materiale o di altri dettagli fondamentali per capire la dinamica della vicenda. La giustizia vince sempre dice qualcuno, ma per quegli sfortunati 81 passeggeri sembra essersi voltata da un’altra parte.

Fonti: wikipedia; ilsole24ore.

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