Giampiero Boniperti si è spento nella notte del 18 giugno scorso a Torino a causa di un’insufficienza cardiaca. Boniperti, che avrebbe compiuto 93 anni il prossimo 4 luglio, era il presidente onorario della Juventus, di cui è stato bandiera prima da giocatore e poi da dirigente, arrivando ad essere definito “Il Presidentissimo”. È stato sicuramente una delle personalità più importanti di tutta la storia calcistica italiana.
È proprio al nome del leggendario Giampiero Boniperti che si lega il marchio di fabbrica della Juve: “Vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta”. Perché, come ha scritto il club piemontese nel comunicato di addio, quando esprimi un pensiero, e quel pensiero diventa parte del Dna della società a cui hai dedicato la vita, vuol dire che il tuo carattere ne è diventato identità e modo di essere. Per sempre.
Boniperti nacque nel 1928 a Barengo, in provincia di Novara; all’età di 17 anni fu acquistato dal club bianconero per 60mila lire e debuttò nel 1947. Da quel momento il legame tra Boniperti e la Vecchia Signora non si interromperà più e porterà la società bianconera a numerosi successi. “La Juve non è soltanto la squadra del mio cuore, è il mio cuore” – è un’altra delle sue espressioni più amate. In realtà Boniperti ha vestito un’altra maglia per una volta, quella dei rivali cittadini del Torino, il 26 maggio 1949, in occasione di un’amichevole per rendere omaggio alla squadra del Grande Torino perita in un incidente aereo a Superga poche settimane prima. Boniperti inizialmente era un’ala destra, ma poi divenne il miglior centravanti della storia della Juventus, che spesso arretrava il proprio raggio d’azione facendo anche la mezz’ala per mandare in porta i propri compagni. Da giocatore ha conquistato 5 scudetti, che videro come protagonisti assoluti il gallese John Charles, l’argentino Omar Sivori e lo stesso Boniperti, che formavano il cosiddetto “Trio magico”, uno dei più temibili reparti d’attacco della storia del calcio. Giampiero raggiunse il record di presenze (469) e di gol (188) con la maglia della Juventus, rimasti imbattuti per 45 anni. Con la nazionale italiana non raccolse successi, anche a causa della tragedia di Superga, che aveva portato via la migliore squadra del mondo, composta da tutti giocatori italiani. Raccolse comunque 38 presenze in nazionale, divenendone anche capitano, ed è l’unico ad aver segnato un gol in tre decenni differenti in azzurro (8 in totale). Si ritirò dal calcio giocato nel 1961; la FIFA nel 2004, in occasione dei suoi 100 anni di storia, ha inserito Boniperti nei migliori 125 calciatori della storia del calcio.
Fin da subito fu chiamato dalla famiglia Agnelli ad un ruolo dirigenziale, nel 1971 fu nominato presidente della Juventus, carica ricoperta fino al 1990. La sua presidenza fu un periodo di straordinarie vittorie: nove scudetti, due Coppe Italia, una Coppa Intercontinentale, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa UEFA e una Coppa UEFA. Boniperti raggiunse questi risultati, che lo hanno portato ad essere il dirigente più titolato della storia italiana, grazie ad un progetto a lungo termine: scelse infatti come allenatore un giovane Trapattoni, e optò per l’inserimento di giovani cresciuti nel settore giovanile juventino, tra cui Furino, Bettega e Paolo Rossi, e l’acquisto dei migliori talenti degli altri club, quali Scirea, Cabrini, Gentile, Tardelli e Causio. Inoltre, questa straordinaria squadra allestita dal Presidentissimo costituiva il blocco dell’Italia campione del mondo del 1982 e grazie anche al suo fondamentale contributo la Serie A diventò negli anni ’80 una sorta di “Superlega”, dato che i migliori giocatori del mondo venivano a giocare in Italia. Nel 1991 tornò in bianconero come amministratore delegato e acquistò, come ultimo regalo, Alessandro Del Piero, proprio colui che gli toglierà i record di gol e di presenze nella Juve.
Nella sua vita ebbe anche una breve esperienza politica: fu europarlamentare dal 1994 al 1999. Dal 2006, dopo lo scandalo Calciopoli, è stato presidente onorario della Juventus.
Boniperti era un uomo intelligentissimo e un dirigente molto diligente e anche un po’ scaramantico, infatti abbandonava sempre lo stadio a fine primo tempo e seguiva il secondo alla radio. Per regole, modi e dedizione aveva uno stile, che contraddistingue la Juve, molto rigoroso. Con i giocatori aveva sempre il coltello dalla parte del manico: ad esempio dopo il mondiale vinto dell’82 mise fuori rosa per una settimana nientemeno che Paolo Rossi, Tardelli e Gentile, che gli avevano chiesto un aumento.
Personaggi come Giampiero Boniperti farebbero molto bene al mondo del calcio di oggi, dominato dall’avarizia dei procuratori, che spesso decidono le sorti di un singolo calciatore o di un’intera società.