“L’ombra dei passi sull’erba bagnata. La neve che cade, ma senza rumore. Il profumo dei frutti non ancora maturi. La pace del bosco. E dei tuoni il grido. E poi… e poi il resto. Mi mancherà. Da morire”. Queste le ultime parole del monologo di Louis Golder, poeta, una delle tante persone che riposano, morte, nel cimitero della città di Portsmouth e il cui vissuto è raccontato nello spettacolo teatrale Le ombre di Portsmouth, ovvero frammenti sparsi di miserie umane da un cimitero di provincia, scritto da Stefano Massini con la regia dei bravissimi Duccio Baroni e Gabriele Giaffreda. Questa rappresentazione teatrale, messa in scena l’8 giugno, si compone di 38 scene fra monologhi e dialoghi: i vari personaggi, interpretati egregiamente dai ragazzi e dalle ragazze del laboratorio teatrale LeonLab del Liceo scientifico L. Da Vinci, si susseguono l’uno dietro l’altro e proprio questo avvicendarsi di esperienze vissute e raccontate da persone delle più disparate classi sociali fa sì che lo spettatore abbia, alla fine dello spettacolo, una panoramica delle emozioni umane che, anche se provate e descritte da personaggi di epoche diverse, sono sempre le stesse che sperimentiamo tutti noi oggi poiché l’essere umano è sempre e sarà sempre essere umano.
La mattina del giorno dello spettacolo sembrava che Giove Pluvio si fosse calato nei panni dei bravi de I promessi sposi: “Questo spettacolo non s’ha da fare!”. Per fortuna, dopo una mattina e un pomeriggio di pioggia intensa, la sera è smesso di piovere ed è doveroso dire: menomale che Giove ha placato la sua ira, poiché altrimenti non sarebbe stato possibile assistere ad uno spettacolo così bello e fatto bene, con gli attori che hanno recitato su un palcoscenico immerso nella natura dello splendido giardino di Villa Gerini a Sesto Fiorentino. Anche il palco stesso era, per così dire, naturale: infatti il proscenio, la parte anteriore del palcoscenico, era direttamente un prato, mentre il vero e proprio palco, più alto rispetto al proscenio, era una piccola collinetta, sorretta da un muretto in pietra, alla quale si accedeva per mezzo di alcuni gradini posti sul lato destro del palco. In entrambi questi due ambienti erano poste alcune tombe, realistiche e caratteristiche di un piccolo cimitero antico quale quello della città di Portsmouth, realizzate dagli studenti del Liceo artistico Leon Battista Alberti, con cui il LeonLab ha da sempre collaborato per la creazione del materiale di scena. Così come bella era la sceneggiatura, altrettanto bella è stata la performance degli attori, che sono stati capaci di immedesimarsi perfettamente nei loro personaggi nonostante molti di loro dovessero interpretarne più di uno; cosa non facile poiché richiede dall’attore una grande versatilità che in questo spettacolo è stata messa in pratica con grande successo. Successo che è stato coronato dall’applauso del pubblico presente alla villa rivolto non solo ai registi e agli attori, ma anche alle referenti del laboratorio teatrale: le professoresse Livia Morescalchi, Chiara Masini e Lucia Manfredi, delle vere e proprie colonne portanti del LeonLab, senza le quali non sarebbe stato possibile tutto ciò.
Ma adesso passiamo dietro le quinte… la parola passa agli attori!
Laura Cecchi e Elena Pilo, siete ormai la faccia del LeonLab. Dopo tutti questi anni nel laboratorio teatrale cos’è per voi il teatro?
“Il teatro è, come direbbe un bambino, una cosa speciale, che ci ha aiutato tanto e che per questo ci ha portato ad amarlo. Inizialmente poteva rappresentare per noi solo una semplice distrazione dagli impegni, ma col tempo si è creato un gruppo affiatato, una vera e propria compagnia teatrale, composta da membri accomunati tutti da una sola cosa: la passione per la recitazione. Per questo motivo quando l’anno scorso i registi ci avevano comunicato che si sarebbe interrotto tutto per via del covid, ci siamo sentite come se ci mancasse l’ossigeno e pensavamo che non si potesse fare più nulla. Alla fine si è risolto tutto per il meglio e quest’anno, contrariamente all’anno scorso, siamo riusciti a fare questo spettacolo”.
Elena Pilo, riguardo questo spettacolo teatrale, c’è un personaggio che hai interpretato che ti è piaciuto di più?
“Io, personalmente, penso che come attrice un personaggio non debba piacermi, devo solo interpretarlo e immedesimarmi in lui. A parte ciò, in questo spettacolo mi è piaciuto interpretare Dorina Sterling, la perpetua del reverendo della città di Portsmouth, perché era un personaggio comico e, sebbene io faccia teatro da diversi anni, non mi era mai capitato di portarne in scena uno”.
Guido Nannelli, come ti trovi nel LeonLab?
“E’ il terzo anno che faccio parte di questo laboratorio teatrale e con il gruppo di ragazzi mi trovo molto bene, nonostante le differenze di età: ci sono ragazzi di 14 anni che recitano insieme a ragazzi di 20; ci equilibriamo in pratica”.
Come ti sei trovato ad interpretare il tuo personaggio, il colonnello dell’esercito Louis De Mountillons?
“Quello che ho interpretato è un personaggio piuttosto difficile soprattutto dal punto di vista della analisi psicologica che devo fare per poterlo impersonare al meglio. Per questo, ho cercato un riferimento su cui mi potevo basare: in questo caso, ho preso come esempio da seguire il sergente Hartman del celeberrimo film Full Metal Jacket”.