L’Italia, come tutti sappiamo, è una Repubblica democratica che, come previsto dall’articolo uno della Costituzione, si fonda sul lavoro. Tanti altri sono gli articoli che regolamentano tale materia e che forniscono delle linee guida per ciò che riguarda la tutela e i diritti/doveri dei lavoratori. Vediamo più nel dettaglio cosa prevedono i principali:
Diritto al lavoro:
Art.4 La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Dovere di lavorare:
Art.4 Il lavoro, nella Costituzione, non è visto solo come un diritto, ma anche come un dovere. Ogni cittadino, infatti, ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Tutela del lavoro:
Art.5 Nella Costituzione è presente una norma di tutela generale del lavoroin base alla quale la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Diritto ad una giusta retribuzione:
Art.36, com.1 Viene affermato il diritto di ogni lavoratore ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
Diritto alla previdenza ed assistenza sociale:
Art.38 La norma prevede che ogni cittadino, inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere, ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. Inoltre, i lavoratori hanno diritto ad assicurati mezzi, adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
Dopo aver riassunto quali sono i principali articoli che in Italia regolamentano il mondo del lavoro, dobbiamo purtroppo constatare che ancora oggi, però, ci sono situazioni al limite della legalità se non completamente al di fuori, che mettono in grave pericolo la salute e la sicurezza del lavoratore. A tale scopo, la legge impone ai datori di lavoro di mettere in atto tutta una serie di misure che costituiscono la cosiddetta “sicurezza sul lavoro”, al fine di proteggere l’incolumità dei propri dipendenti. In caso di incidenti provocati dalla mancata applicazione di tali obblighi, il datore di lavoro è perseguibile sia civilmente che penalmente, a seconda del danno subito dal lavoratore.
Occorre distinguere l’infortunio dalla malattia professionale: nel primo caso il lavoratore subisce un danno violento dovuto, ad esempio, alla caduta da un’impalcatura; nel secondo si sviluppa nel tempo una patologia come, ad esempio, un tumore ai polmoni dovuto all’inalazione continuativa nel tempo di sostanze nocive (ad esempio l’amianto).
185 sono state le vittime nel primo trimestre di quest’anno, cosa che evidentemente ci fa capire che ancora c’è molto da lavorare in termini di prevenzione e sicurezza. Solo nell’ultimo mese si sono riscontrati, da nord a sud, eventi mortali che ogni volta riportano alla luce come in Italia non si riesca ad arginare un problema enorme come questo.
Il 29 aprile in un deposito Amazon ad Alessandria ha ceduto una lastra di cemento armato, causando il ferimento di cinque persone e la morte di una. Si tratta del caposquadra di 50 anni, Flamur Alsela di origini albanesi, che lavorava per conto della Edil Emme, azienda in appalto per realizzare un nuovo punto logistico di Amazon.
A Taranto è morto un gruista di 49 anni, Natalino Albano che durante delle operazioni di carico di pale eoliche su una nave, è precipitato sulla banchina. Pare che l’uomo fosse agganciato ad una imbracatura ma per motivi che chiarirà la magistratura, sembra che questa si sia parzialmente sganciata causando la tragica caduta.
Non c’è stato nulla da fare neppure per Christian Martinelli, l’operaio meccanico di 49 anni che mercoledì cinque maggio mentre stava lavorando a un tornio in un’azienda di Busto Arsizio, in provincia di Varese, è rimasto schiacciato dall’enorme fresa. Subito i colleghi hanno chiamato i soccorsi ma l’uomo è deceduto più tardi in ospedale.
È rimasto schiacciato tra gli ingranaggi, proprio mentre l’aula del Senato osservava un minuto di silenzio per ricordare Luana D’Orazio, l’operaia tessile di 22 anni che pochi giorni fa è rimasta schiacciata in un macchinario nell’azienda di Prato dove lavorava, lasciando la sua famiglia e il figlio di 5 anni.
E ancora dobbiamo ricordare un altro tragico evento, la morte del giovanissimo operaio edile Mattia Battistetti (23 anni), travolto da 15 quintali precipitati da una gru a Montebelluna in provincia di Treviso. Purtroppo, anche se i soccorsi sono stati immediati le lesioni sono state troppo gravi e per il giovane non c’è stato nulla da fare. Anche qui la magistratura farà il suo corso per accertare se tutte le norme di sicurezza fossero state applicate.
Si tratta di un elenco tragico di nomi che pare non avere fine.
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, in un discorso al Parlamento, ha ricordato le recenti vittime sul lavoro esprimendo cordoglio e vicinanza alle famiglie e ha sottolineato come tali episodi non debbano verificarsi mai più. Ha ribadito come debbano essere rafforzati i controlli di sicurezza nei posti di lavoro e in concreto ha dichiarato che a breve verranno assunti 1084 unità di personale nell’ispettorato del lavoro.
Ma attualmente l’Italia detiene un triste primato: una media di tre morti al giorno, superiore a quella europea.