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Raid Gaza-Israele: il conflitto si riaccende

Dalle immagini che ci arrivano il cielo d’Israele è coperto di luci suggestive, sembrano quasi stelle cadenti che giocano a rincorrersi sulla città di Ashkelon, buia e costellata di piccole luci dalle finestre delle case e dai lampioni per strada.

Razzi israeliani sulla Striscia di Gaza, 11 maggio
(AP Photo/Khalil Hamra)

Non sono stelle cadenti e queste immagini non sono quelle di una tiepida sera di maggio come tante.

Si tratta delle luci inquietanti dei missili lanciati a turno dai due storici rivali: Israele e Palestina, ebrei e arabi palestinesi, lo scontro fra religioni e fra ideologie, o forse c’è anche altro sotto a questo.

Intanto i numeri si attestano a circa trenta morti, tra cui nove bambini, centinaia di feriti e più di 400 razzi; purtroppo sembrano destinati ad aumentare.

I resti di un edificio di Hamas colpito dai razzi israeliani, Gaza, Striscia di Gaza, 11 maggio
(AP Photo/Khalil Hamra)

Il conflitto abbraccia almeno un secolo e riguarda la storica contesa dei territori della Palestina tra le popolazioni che cercano di resistere e Israele, lo stato che si è insediato nella terra promessa degli ebrei, concordato a tavolino e dichiarato nel 1948. Tra i due dovrebbe rimanere neutra la città di Gerusalemme, importante sia per ebrei che musulmani e cristiani.

I bombardamenti attuali sono iniziati lunedì, con i primi razzi dalla striscia di Gaza contro Israele (protetta dal sistema di difesa Iron Dome) seguiti da quelli molto più numerosi e distruttivi di Israele contro la Striscia, in un botta e risposta militare tra il gruppo Hamas a favore dell’indipendenza palestinese e dall’altro lato il governo israeliano.

Questo è il risultato della crescente tensione che si stava accumulando da giorni con i recenti fatti di cronaca: lo sfratto di famiglie palestinesi da alcuni quartieri di Gerusalemme, l’annullamento delle elezioni politiche, le restrizioni per la pandemia imposte alle celebrazioni per la fine del Ramadan e gli scontri di lunedì sulla Spianata delle Moschee causati dalla rabbia dei palestinesi contro una manifestazione nazionalista israeliana, che hanno portato a scontri con la polizia e numerosi feriti.

Scontri con la polizia sulla Spianata delle Moschee, 10 maggio

Ma si tratta di un secolo di violenze, soprusi, rivolte e scontri, aumentati dal fanatismo nazionalista, dagli interessi economici e velati dalla narrativa che presenta il tutto come un eterno scontro religioso irrisolvibile.

In realtà in molti vedono la situazione quasi come una sorta di pulizia etnica e un insediamento forzato da parte di Israele nei territori palestinesi, appoggiati da Stati Uniti, Australia, Canada, Inghilterra e altre potenze europee. Insediamento che risale al controverso movimento del Sionismo e che ha causato la distruzione di più di 540 villaggi e città palestinesi e circa 7,2 milioni di rifugiati costretti ad abbandonare il loro territorio, con i pochi palestinesi rimasti confinati nella striscia di Gaza.

Molti attivisti, come quelli del Free Palestine Movement cercano quindi di diffondere questo pensiero in opposizione alla versione israeliana che dipingerebbe tutto come un conflitto religioso millenario, allontanando l’interesse dell’opinione pubblica.

Poi ci sono le condizioni di estremo disagio della Striscia; dopo il blocco fisico ed economico instituito negli anni 90, il piccolo territorio palestinese ha il tasso di disoccupazione più alto al mondo e le condizioni di vita sono precarie, segnate dalla povertà e dall’instabilità politica.

Il gruppo di Hamas estremizza il disagio della popolazione e ha guadagnato popolarità costruendo scuole, ospedali e altri servizi e programmi sociali. L’altra faccia della medaglia sono gli atti terroristici e gli scontri violenti compiuti dal gruppo che ormai controlla praticamente la zona.

Striscia di Gaza nel 2014 dopo i conflitti che uccisero 1875 palestinesi e 67 israeliani AFP PHOTO / MAHMUD HAMS

D’altro canto Israele si presenta come uno stato avanzato, ricordiamo la brillante campagna di vaccinazioni conclusa da poco, e l’opinione pubblica viene placidamente allontanata dal conflitto che si svolge alle loro soglie.

Va ricordato che le azioni del governo non riflettono necessariamente la volontà della popolazione, così come gli attacchi terroristici di Hamas non rappresentano tutti i palestinesi e gli attivisti a favore della loro causa.

La situazione è quindi molto complessa sembra essere lontana da una soluzione che possa pacificare le due popolazioni.

Intanto gli scontri sono ricominciati e si teme che diventeranno più intensi nel giro di pochi giorni, la situazione preoccupa molti esperti e il resto del mondo attende con il fiato sospeso.

Manifestazioni del 2018 nella Striscia di Gaza (MAHMUD HAMS/AFP/Getty Images)

Quel che è certo è che così come noi le vediamo in foto, ci sono coloro che in queste sere hanno fissato le luci nel cielo dalle loro case, hanno sentito il rumore dei missili e hanno visto le esplosioni sulle loro città.

La sola idea di vivere una situazione simile è terrificante e viene quasi da pensare che in fondo, palestinesi o israeliani, chi si trova adesso davanti a una vista del genere preferirebbe davvero che quelle luci fossero solo stelle.

Approfondimenti:

https://www.youtube.com/watch?v=iRYZjOuUnlU

https://www.youtube.com/watch?v=-M7_Dot_NnM

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