Francesco Mallegni non è un semplice paleontologo come tanti altri, ma è uno dei più celebri dei nostri tempi; basti pensare alle tantissime ricostruzioni di volti che ha fatto nella sua carriera, per esempio Giotto, l’imperatore Enrico VII, il Conte Ugolino della Gherardesca ed inoltre, il più celebre di tutti, Dante Alighieri, e tanti altri. Oltre ad avere scritto diversi libri sulle sue scoperte (“I neandertaliani. Comparsa e scomparsa di una specie”, “Memorie dal sottosuolo e dintorni. Metodologie per un recupero e trattamenti adeguati dei resti umani erratici e da sepolture” ed “Il conte Ugolino di Donoratico tra antropologia e storia”), ha al suo attivo oltre 370 pubblicazioni sulle migliori riviste scientifiche italiane e straniere (anche su Nature) e alcuni manuali per studenti universitari riguardanti l’Antropologia, La Dentizione umana, la Mummiologia e l’Evoluzione umana.
Mallegni è stato docente ordinario di Paleoantropologia all’Ateneo pisano e per un decennio (con contratti) anche presso gli Atenei di Agrigento, di Siena e alla prestigiosa Scuola Archeologica Italiana di Atene; oggi è direttore scientifico del Museo di archeologia e dell’uomo «Blanc» di Viareggio.
Durante uno scavo negli anni ’70 del secolo sono state scoperte ossa sotto la pavimentazione di Santa Reparata, però non si riusciva a capire a chi appartenessero. Circa 30 anni dopo, nel 2000, Mallegni, insieme ad un team di esperti, grazie ad un esame forense, ha ricostruito il volto di uno dei pittori italiani più illustri, ovvero Giotto; questo fu un primo risultato incredibile.
Successivamente nel 2002 Francesco Mallegni ha condotto dei test del DNA sui corpi da poco scavati del Conte Ugolino, dei suoi figli e dei suoi nipoti, grazie ad un ulteriore analisi sul DNA dell’allora attuale famiglia della Gherardesca, Mallegni si assicurò che le ossa trovate fossero proprio quelle del Conte. Una delle leggende sul conto dell’Ugolino è quella di essere stato un cannibale, ma l’analisi delle ossa delle sue costole del suo scheletro rivelò tracce di magnesio, ma non di zinco, questo significa che egli non aveva mangiato carne nei mesi prima della sua morte. Si pensa che quando il Conte fu imprigionato, avesse circa 70 anni, quindi è quasi del tutto improbabile che potesse nutrirsi divorando i suoi posteri. Infine, Mallegni notò che il cranio di’Ugolino è stato danneggiato, ciò vuol dire che forse non morì di fame, ma a causa di percosse violente.
Tre anni dopo Francesco Mallegni e Giacomo Michelini avevano analizzato la salma di Papa Gregorio VII che giaceva intatto dal 1075. Nel 2007 Mallegni riuscì in una delle sue più grandi imprese: ha dato all’immagine di Dante un nuovo aspetto 3D. Il nuovo viso mostra tratti più morbidi: occhi grandi, mascella arrotondata e un’espressione più gentile, anche se il naso rimane comunque storto. Il progetto multidisciplinare per ricostruire il volto di Dante è durato circa due mesi, utilizzando un modello in gesso del cranio e tecnologie informatiche 3D e altre tecniche per simulare muscoli e pelle.
Lasciamo che sia Francesco Mallegni stesso a raccontarci la sua esperienza diretta, con l’occasione ci teniamo a ringraziarlo per averci concesso l’onore di intervistarlo.
Professor Mallegni, lei è un paleoantropologo di fama internazionale. In cosa consiste esattamente la sua professione?
Scelsi virtualmente ante litteram questo settore di studi (e quindi la mia futura professione) all’età di 8 anni (si era quindi nel 1948) in virtù di un maestro (Luciano si chiamava, ma non ricordo il cognome) che mi introdusse alle magnifiche favole della mitologia greca che ricordai e anche approfondii negli anni delle scelte di vita che contano. Negli studi universitari fui costretto a scegliere la Biologia e le Scienze naturali perché a quel tempo non si poteva accedere a Lettere (dove avrei scelto sicuramente Archeologia) perché provenivo dal liceo scientifico.
Durante gli studi universitari conobbi il corso di Antropologia “fisica” subito da me scelta perché aveva di base lo studio dell’evoluzione umana e quindi del divenire biologico nelle fasi del suo progresso accompagnato evidentemente dalle manifestazioni culturali relative all’ambito cronologico in cui si manifestarono. Mi laureai con una tesi su di un campione di popolazione umana eneolitica (Età del Rame) rinvenuto in una grotta dell’Isola d’Elba (Grotta San Giuseppe) (lo studio ebbe l’onore di una pubblicazione sulla rivista scientifica Società Toscana di Scienze Naturali). Durante la mia professione ho avuto la fortuna di vedermi assegnati in studio campioni umani antichissimi, preistorici (uno, proveniente da Ceprano nel Lazio, risalente ad oltre 700 mila anni su cui ho postulato una nuova specie, Homo cepranensis), protostorici di tutto il bacino mediterraneo e di territori mediorientali e storici di realtà culturali diverse. Tanta parte nei miei studi hanno avuto la biologia di alcuni personaggi che hanno fatto la storia di Italia: i Santi Antonio da Padova, Omobono di Cremona, Zita di Lucca, Santa Margherita da Cortona, San Ranieri e Santa Bona di Pisa ed altri non meno significativi; Papa Gregorio VII e Papa Gregorio X, i Pittori: Giotto di Bondone e Andrea Mantegna; i condottieri Ugolino della Gherardesca, Fortebraccio da Montone; i duchi Vespasiano Gonzaga di Sabbioneta e Ferrante Gonzaga di Mantova; i principi Francesco Branciforti di Militello in Val di Catania; il re ed imperatore Enrico VII di Lussemburgo ed infine Dante Alighieri.
Nel corso della sua carriera, lei ha “rifatto il volto” ad alcuni grandi del passato. Come si arriva a questo risultato?
Durante una missione di studio in Egitto ebbi il caso di avere a disposizione per il loro studio i resti mortali di Wage, un personaggio della nobiltà dell’antico Egitto, la cui tomba era stata scoperta ai margini del deserto in un sito particolarmente suggestivo. Da tempo nell’ambito di diverse scuole di ricerca internazionali si era scoperta la possibilità di ricostruire con varie tecniche i volti dei personaggi attraverso l’anatomia ossea, lo studio degli spessori delle parti molli e l’importanza degli attacchi muscolari. Provai anch’io con mio figlio Gabriele a ricercare il volto di questo antico egiziano con grande soddisfazione poi di chi l’aveva richiesto; in seguito ci siamo applicati ad altri personaggi, molti dei quali sono tra quelli precedentemente ricordati.
Chi sono stati i suoi “clienti” più celebri? C’è stato qualche caso particolarmente “avventuroso” o particolarmente difficile?
Chi per una cosa chi per un’altra sono tutti celebri: San Ranieri e Santa Bona di Pisa, Santa Margherita da Cortona, il conte Ugolino della Gherardesca, Giotto di Bondone; Dante Alighieri; Giovanni Pico della Mirandola, i duchi Vespasiano Gonzaga di Sabbioneta e Ferrante Gonzaga di Mantova; il re ed imperatore Enrico VII di Lussemburgo.
Chi è il personaggio che le ha dato maggiore emozione?
Tutti mi hanno emozionato, ma i più certamente sono stati San Ranieri di Pisa e il re ed imperatore Enrico VII di Lussemburgo (ma pensate di avere in mano i resti di personaggi che hanno avuto in mano il destino spirituale e materiale di intere popolazioni a loro contemporanee).
Infine, il centenario dantesco: lei ha ricostruito anche il volto del Sommo Poeta. E’ coinvolto in qualche iniziativa per il Settecentesimo anniversario della scomparsa?
Sì, farò una specie di convegno a Pisa per l’Accademia dei Disuniti (fondata nel 1600) di cui sono anche un socio.