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L’Attacco dei Giganti spalanca le ali verso la conclusione: retrospettiva sul capolavoro di Hajime Isayama (no spoiler)

L’acclamata serie a fumetti Shingeki no Kyojin, conosciuta in italia come L’Attacco dei Giganti, spalanca le ali verso la sua attesissima conclusione. In Giappone dopo quasi 12 anni di serializzazione, farà capolinea il capitolo 139 dell’opera nata dalla geniale mente di Hajime Isayama, mettendo su carta il gran finale di una storia che, mese dopo mese, ha tenuto col fiato sospeso milioni di appassionati in tutto il mondo. Difficile non averne sentito parlare da qualche amico con entusiasmo, ancora più difficile rimanere indifferenti dopo la lettura del manga o la visione del famoso adattamento animato. Come ha preso forma il cruento e al tempo stesso affascinante immaginario de L’Attacco dei Giganti? Soprattutto, qual è stata la chiave del suo successo tra pubblico e critica?

Il genere umano ha alle spalle un oscuro passato, assoggettato dalla minaccia di orribili giganti mangia uomini dalle fattezze umane; la popolazione sopravvissuta è riuscita a rifugiarsi dietro la protezione di tre imponenti cinte murarie. Qui il giovane protagonista Eren Jaeger fantastica sul mondo esterno e desidera un giorno esplorarlo in libertà unendosi al Corpo Ricognitivo un Corpo militare pronto a tutto per svelare le verità del passato e attrezzato con uno speciale equipaggiamento per l’abbattimento dei giganti che permette di sfrecciare tra essi. Dopo cent’anni di tranquillità, la pace viene spezzata in un istante.

Queste sono le premesse che l’acerbo Isayama, a soli 19 anni, aveva illustrato nel suo capitolo one-shoot del 2006 della lunghezza di 65 pagine, ricordando l’infanzia passata in un piccolo paese giapponese circondato dalle montagne, chiedendosi quali meraviglie ci fossero aldilà di esse. Eppure, chi avrebbe mai detto, col senno di poi, che l’idea, proposta alla nota rivista Weekly Shonen Jump la quale pubblica tra le sue pagine nomi come l’eterno One Piece, sarebbe stata inizialmente rifiutata? La richiesta era di modificare il concept per renderlo più adatto al grande pubblico ma il mangaka, originario della prefettura di Ōita, decise di non cambiare una virgola e si rivolse alla casa editrice rivale Kōdansha, che nel settembre del 2009 pubblicó il primissimo capitolo de L’Attacco dei Giganti sulla rivista Bessatsu Shonen Magazine

 
Chiaro a chi abbia dato ragione il tempo, con 34 volumi alle spalle e quasi 200 milioni di copie vendute, ma prima è importante capire come funzionano i meccanismi delle pubblicazioni nipponiche. Il mercato giapponese dei fumetti, infatti, è molto diverso da quello a noi più familiare e proprio in questo probabilmente sta la sua efficacia in Occidente. I manga vengono pubblicati capitolo per capitolo insieme a tante altre serie su riviste che escono con cadenza specifica variabile, ad esempio settimanale oppure, come nel caso de L’Attacco dei Giganti, mensile; quando ha inizio la pubblicazione del lavoro di un mangaka è impossibile prevederne la durata, tutto sta nelle mani dei lettori: se la serie sarà apprezzata, l’autore avrà lo spazio di manovra che desidera, mentre, nel caso contrario sarà costretto ad abbozzare un finale in fretta e furia o, ancora peggio, vederla troncata di netto. 

Ogni capitolo è quindi un microcosmo contenuto in un universo molto più grande, frutto di un lavoro di intere settimane che da un momento all’altro può mescolare le carte in tavola: affidarsi alla pazienza del pubblico è molto rischioso, è quindi necessario continuare a stupirlo e tenere alta la sua attenzione mese dopo mese con vicende piene d’azione, ambientazioni intriganti e colpi di scena a destra e manca. La particolare formula editoriale giapponese non funziona dalle nostre parti e le serie, una volta superato il battesimo del fuoco, in Occidente vengono pubblicate con i capitoli raccolti e tradotti sotto forma di volumetti che troviamo in librerie, edicole e fumetterie. 

A questo punto della “catena di montaggio” manca la ciliegina sulla torta, per usare un eufemismo: l’adattamento animato che, grazie alla sua accessibilità, ha la possibilità di aumentare in maniera esponenziale il bacino d’utenza della serie e di conseguenza le vendite. 

L’Attacco dei Giganti in tal senso è un esempio da manuale: a partire dal 2013, stagione dopo stagione, ha dapprima catturato i fan già avvezzi alla Geek Culture (termine che si usa per indicare gli appassionati di videogiochi, manga e anime, tutti media che ruotano inevitabilmente intorno all’industria giapponese dell’intrattenimento) per poi diffondersi a macchia d’olio con il passa parola amplificato dai social, portando ad un vero e proprio boom dell’interesse milioni di spettatori in tutto il mondo tra il 2019 e il 2021. L’Italia non è certo da meno e l’anime si può seguire comodamente su piattaforme di streaming come Netflix, Prime Video e VVVVID. Per chi riuscirà a resistere alla tentazione di sbirciare il finale direttamente dal manga, l’appuntamento è fissato per dicembre 2021, con la pubblicazione della seconda e ultima parte della stagione finale.

Bisogna dire che in terra nipponica, nonostante vari premi testimoniassero l’estro di Hajime Isayama, il manga al suo esordio arrancò e il motivo è presto detto: i disegni dei primi volumi erano spigolosi, grezzi, abbozzati, con sfondi scarni talvolta privi di profondità. Spesso l’autore si rinchiuse in sé stesso mettendo in discussione le proprie capacità. Senza che se ne rendesse conto, invece, stava dando vita a qualcosa di unico: tavola dopo tavola traspariva la spietatezza di quel mondo e quello che molti ritenevano essere un difetto col tempo venne trasformato in un punto di forza, creando scene al cardiopalma pregne di dinamicità e velocità, grazie alle sue linee cinetiche che quasi hanno inaugurato uno stile. 

Il mangaka non solo è cresciuto come artista, assieme a lui lo hanno fatto il mondo e i personaggi della serie, veri e propri cardini, i quali mettono in luce la fantasia fuori dagli schemi dell’autore, che lo classificano non solo come fumettista d’eccezione, ma anche e soprattutto come un grandissimo sceneggiatore. La trama de L’Attacco dei Giganti, infatti, sembra un complesso Cubo di Rubik: ogni dettaglio aggiunge un tassello alla nostra conoscenza e allo stesso tempo ne scombina altre decine, ma la soddisfazione di completare il quadro, mai del tutto chiaro fino alla conclusione dell’opera, è impagabile. Una trama a regola d’arte, però, è piuttosto inutile se non supportata da una altrettanto degna narrazione, e qui Isayama non è da meno. Fin dall’inizio condividiamo il punto di vista con il Corpo reclute numero 104 dell’esercito delle mura: anche loro sanno poco o niente sull’oscura verità che permea il mondo, le loro informazioni sono le nostre informazioni e saranno quindi i nostri occhi all’interno della serie. Questa raccolta di dettagli va avanti con combattimenti indimenticabili, alcuni addirittura realizzati a seguito dello studio delle arti marziali miste, colpi di scena tra i più sbalorditivi della storia del fumetto e dei personaggi con una caratterizzazione stratificata e sempre credibile che non si concede mai alla realizzazione di semplici macchiette: da evidenziare l’evoluzione graduale dell’iconico protagonista Eren Jaeger. 

Si potrebbero fare dei paragoni con la celebre serie tv Games of Thrones, considerando anche il fatto che il fumettista è un grande fan di GOT citandolo indirettamente più volte nelle vicende dei giganti: quello realizzato è un mondo che, per quanto fantastico, è credibile e realistico, costantemente caratterizzato da toni di grigio e mai da un banale scontro tra bene e male, in un racconto senza eroi o antagonisti. 

A tal proposito forse non tutti sanno che il giovane Isayama, agli inizi della sua carriera, un giorno, mentre lavorava in un internet cafè, venne aggredito da un cliente ubriaco. Raccontando l’accaduto in un’intervista, spiegò come ciò che lo aveva terrorizzato maggiormente fosse l’impossibilità di poter comunicare con l’aggressore. Da questo aneddoto, apparentemente insignificante, si dipanano le tematiche del suo manga: non solo questo rappresenta la paura dei giganti, ben presto ci si renderà conto del blocco che separa gli uomini in qualsiasi contesto vengano posti, apparentemente insormontabile. Ha davvero senso combattersi a vicenda? Possono essere infrante le catene d’odio che intrappolano il genere umano? Che cos’è la libertà? E’possibile anche solo sfiorarla per un attimo? Queste sono solo alcune delle domande che si pongono grazie all’autore, senza che questi ci fornisca risposte scontate bensì chiedendoci di continuare ad interrogarci su di esse.Mettete da parte i pregiudizi, perché Hajime Isyama con L’Attacco dei Giganti non ha solo rivoluzionato il genere del manga per ragazzi in maniera unica e originale, fissando un punto di non ritorno per il fumetto giapponese moderno. Dopo 12 anni si conferma come una storia che riesce a entrare nel cuore di chiunque, che al semplice intrattenimento costituito da battaglie epiche che vi faranno alzare dal divano e urlare insieme ai personaggi unisce plot twist che vi faranno guardare il soffitto per qualche minuto a bocca aperta, ma soprattutto il tentativo di mettere in comunicazione le persone, cercando di sfondare le mura che le separano per volare sulle ali della libertà.

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