“Ti rendi conto di ciò che potevi perdere solo dopo averlo perso”. Era un po’ di tempo che si sentiva nell’aria che qualcosa non fosse più come prima, che qualcosa si fosse rotto ; due brutte conferenze stampa post Parma e Benevento e non ti sei presentato dopo la sconfitta contro il Milan in sala stampa.
A Firenze ti conoscono tutti bene, sei un uomo con la U maiuscola, non ti fai abbattere così facilmente. Erano settimane che stavi combattendo contro tutti i tuoi demoni, e a volte la vita sa essere così pesante da lasciarti inerme, senza forze.
Era il 9 dicembre 2009, la tua Fiorentina sbanca Anfield e con i goal di Jorgensen e Gilardino porti a casa il primo posto nel girone; la Fiorentina diventa così la prima squadra nella storia della Champions League a vincere ad Anfield, probabilmente lo stadio più complicato in cui giocare per una squadra.
Il calcio però è uno sport in continua evoluzione, e se non riesci a stare al suo passo, ne risentirai vertiginosamente.
Martedì 23 marzo, è una mattina come tutte le altre, ma i giornali riportano solo una notiza “Clamoroso, Cesare Prandelli si dimette”. Da qui, disorientamento più totale a Firenze.
Cesare Prandelli è stata una delle pagine più dolci e armoniose nella storia della Fiorentina, in 5 anni porti la squadra sempre nelle prime 4 posizioni e introduci il concetto del terzo tempo ,nella stagione 2009/2010 solo gli errori arbitrali riuscirono a sconfiggerlo, in quella maledetta notte al Franchi contro la potenza tedesca chiamata Bayern Monaco. Oggi invece, non si può dire che sia andata precisamente così.
Vive un’ infanzia spensierata con il sogno di colpire quella sfera che tiene miliardi di persone attaccate ai teleschermi ogni domenica. Poi all’età di 15 anni la vita decide di sferrarti il primo colpo, in una lotta continua, ma dove tu ne puoi essere considerato vincitore, il destino può essere forte quanto vuole, ma te di sicuro non eri lì a farti impensierire.
Il padre di Cesare muore, e cosi piccolo si deve caricare la famiglia sulle spalle, al momento il calcio è solo un desiderio sotto le bellissime stelle del 10 Agosto. Dopo essere diventato geometra però, questo sogno si avvera.
Una carriera dove non hai mai avuto il posto assicurato, ma dove hai sempre lottato con tutto te stesso, i tre scudetti e la coppa campioni con la Juventus ne sono la prova.
Termina la sua carriera a 32, distrutto da molteplici infortuni, che lo hanno aiutato a diventare ciò che è adesso.
Anche la carriera da allenatore non è stata semplice, la prima vera panchina è quella di Lecce, dove colleziona 14 sconfitte su 18. Poi una promozione col Verona e una stagione a Venezia, fino a che alla “tenera” età di 45 anni arriva la consacrazione, con due stagioni ad alto livello a Parma.
Il destino però è troppo forte, e la lotta con la vita riparte, ancora più dura di prima.
Nel novembre 2007 muore la moglie Manuela, dopo una lunga malattia cominciata nel 2004, aveva rinunciato a soldi e la panchina della Roma per starle vicino. Ai giornalisti dirà “Ha finalmente finito di soffrire”. Molti coetanei e amici di Prandelli lo definiranno come un uomo distrutto dalla vita, messo alle strette, senza più nessuna motivazione per andare avanti, ma Cesare da calciatore una cosa l’ha imparata;
“la partita finisce solo quando l’arbitro fischia”, si comincia ad insegnare ai bambini delle scuole calcio, e anche Cesare lo ha insegnato ai suoi giocatori, lui non può essere da meno, perchè ogni ferita che il destino proverà a lasciargli, si ricucirà e diventerà più forte.
A Firenze ha la parte più bella della sua carriera, e poi arriva la chiamata dalla nazionale, quella che non si può rifiutare. Compie un miracolo Europeo nel 2012, arrendendosi solo in finale ad una Spagna galattica. Due anni dopo da miracolo si passa a disastro, esce ai giorni ai Mondiali 2014, in un girone sulla carta molto semplice.
Cesare come sempre ci mette la faccia e decide di dimettersi, come aveva già fatto a Lecce e Verona. Poi il vuoto, tante brutte stagioni, fino alla seconda chiamata da Firenze, la citta che lo ha accolto, lo ha cullato, e lo ha trattato come un figlio.
Qua però l’esito non è positivo, le tante difficoltà ti hanno logorato dentro.
Tanti brutti risultati, tante critiche, tante situazioni spinose nello spogliatoio, ma come sempre hai deciso di farti avanti, di voler essere tu il capro espiatorio del limbo fiorentino di questi ultimi anni, e stavolta non c’entra Dante.
Dopo ore di caos, la ACF Fiorentina pubblica la lettera di dimissioni di Cesare Prandelli, l’esempio lampante di cosa voglia dire essere uomini, la vita ti ha lasciato dietro molte persone, ma hai insegnato a molte altre ad essere “Cesare”, e tutti loro te ne sono grati.
“Firenze, 23 marzo 2021. È la seconda volta che lascio la Fiorentina. La prima per volere di altri, oggi per una mia decisione. Nella vita di ciascuno, oltre che alle cose belle, si accumulano scorie, veleni che talvolta ti presentano il conto tutto assieme. In questo momento della mia vita mi trovo in un assurdo disagio che non mi permette di essere ciò che sono. Ho intrapreso questa nuova esperienza con gioia e amore, trascinato anche dall’entusiasmo della nuova proprietà. Ed è probabilmente il troppo amore per la città, per il ricordo dei bei momenti di sport che ci ho vissuto che sono stato cieco davanti ai primi segnali che qualcosa non andava, qualcosa non era esattamente al suo posto dentro di me“.
“La mia decisione è dettata dalla responsabilità enorme che prima di tutto ho per i calciatori e per la società, ma non ultimo per il rispetto che devo ai tifosi della Fiorentina. Chi va in campo a questo livello, ha senza dubbio un talento specifico, chi ha talento è sensibile e mai vorrei che il mio disagio fosse percepito e condizionasse le prestazioni della squadra. In questi mesi è cresciuta dentro di me un’ombra che ha cambiato anche il mio modo di vedere le cose. Sono venuto qui per dare il 100%, ma appena ho avuto la sensazione che questo non fosse più possibile, per il bene di tutti ho deciso questo mio passo indietro. In questi mesi è cresciuta dentro di me un’ombra che ha cambiato anche il mio modo di vedere le cose. Sono venuto qui per dare il 100%, ma appena ho avuto la sensazione che questo non fosse più possibile, per il bene di tutti ho deciso questo mio passo indietro”.
“Ringrazio Rocco Commisso e tutta la sua meravigliosa famiglia, Joe Barone e Daniele Pradè, sempre vicini a me e alla squadra, ma soprattutto ringrazio Firenze che so che sarà capace di capire. Sono consapevole che la mia carriera di allenatore possa finire qui, ma non ho rimpianti e non voglio averne. Probabilmente questo mondo di cui ho fatto parte per tutta la mia vita, non fa più per me e non mi ci riconosco più. Sicuramente sarò cambiato io e il mondo va più veloce di quanto pensassi. Per questo credo che adesso sia arrivato il momento di non farmi più trascinare da questa velocità e di fermarmi per ritrovare chi veramente sono. Cesare Prandelli”.
Una lettera molto sentita, di un qualcuno che a Firenze aveva trovato pace e felicità, ma sfortunatamente non per sempre.
Dopo questa lettera sono partite tantissime voci con fonti molto dubbie, sui motivi veri delle sue dimissioni (alcuni dicevano per la sua salute instabile, altri per la situazione in classifica, alcuni addirittura dicevano che si era scontrato fisicamente con il marocchino Amrabat)
La Fiorentina decide di agire per vie legali, e Cesare, oramai stremato, pochi giorni fa pubblica un’altra lettera, per chiarire finalmente questa “tragedia fiorentina”
“Sono passati pochi giorni da una mia decisione sofferta e molto dolorosa. Mi sono accorto che qualcuno non ha capito il perché del mio gesto. C’è una minoranza, ma non per questo meno importante che sta riempiendo social con nefandezze, ricostruzioni inventate di fatti mai avvenuti
Gli “odiatori da tastiera” andrebbero stigmatizzati e non gli andrebbe dato risalto. C’è un limite a tutto ed è stato oltrepassato. Lo devo ai miei familiari, alla Fiorentina ed ai calciatori che mai mi hanno offeso o mancato di rispetto. Un appello alla responsabilità di tutti: credete alle verità, non correte dietro a fenomeni senza moralità”.