Larissa Iapichino, un nome che è risuonato spesso nella testa di molti appassionati di atletica e non solo. Larissa è un astro nascente dell’atletica italiana e in particolare del salto in lungo; a soli 17 anni ha conquistato la medaglia d’oro agli Europei U20 a Boras, in Svezia, nel 2019, mentre lo scorso 16 luglio al meeting Città di Savona, dedicato agli atleti di U23, stupisce il mondo dell’atletica italiana con un salto stratosferico di 6,80 metri, lasciando tutti a bocca aperta. Continua ad allenarsi duramente nei mesi con un solo obiettivo in testa: i campionati italiani indoor ad Ancona, questa volta assoluti. Si presenta a questa gara importantissima con gli occhi di tutti gli esperti puntati addosso e lei non delude le aspettative, non solo conquista il titolo italiano, ma addirittura sigla il record mondiale U20 indoor con un salto da paura: 6,91 metri, eguagliando il record di sua mamma e soprattutto staccando il pass per le Olimpiadi di Tokyo 2021, successivamente agli europei indoor assoluti di Torun, in Polonia, ha conquistato un ottimo 5° posto. Pensare che questa ragazza ha compiuto 18 anni da appena 8 mesi e già raggiunge questi risultati fa solamente ben sperare tutto il mondo dell’atletica italiana per i prossimi anni.
La ringraziamo moltissimo per averci concesso un’intervista, dove ci ha raccontato la sua già florida carriera, anche se, fortunatamente, è solamente agli albori. Lasciamo la parola direttamente a lei.
Quando e perché hai scelto di fare atletica? E in particolare come mai proprio salto in lungo?
Ho iniziato atletica nell’ottobre del 2015, dopo 8 anni di ginnastica artistica ed ho scelto atletica casualmente; volevo cambiare sport perché ginnastica non mi piaceva più e, visto che sono una persona molto dinamica, ho deciso di provare diversi sport, il primo è stato proprio atletica, me ne sono subito innamorata e non ho provato nessun altro sport. Fin dai primi allenamenti “avevo perso la testa” per questo sport, quando mi allenavo non volevo smettere, avrei voluto continuare ad allenarmi tutta la sera, anche tutta la notte, da quanto mi piaceva. Inizialmente avevo iniziato non come lunghista, ma facevo quasi tutte le discipline, soprattutto la corsa con ostacoli e velocità. Il primo anno non ero nemmeno tanto brava, anzi il contrario, poi nel 2017 ho iniziato a raggiungere dei buoni risultati, fino al 2019 ho portato avanti corsa con gli ostacoli e salto in lungo parallelamente e poi lo scorso anno mi sono specializzata come lunghista. L’avvicinamento allo sport e anche la scelta della disciplina sono avvenute in modo totalmente casuale, ho iniziato a 13 anni, un po’ in ritardo rispetto alla media e rispetto ai miei compagni di nazionale; sei anni fa non avrei minimamente immaginato di poter arrivare a questi livelli in così poco tempo.
E’ stato difficile intraprendere questo sport dove i tuoi genitori (Fiona Mei e Gianni Iapichino, n.d.r.) hanno raggiunto risultati molto elevati? Ti aiutano nei momenti di difficoltà?
Sicuramente avere due genitori che hanno vissuto e respirato questo mondo ad alti livelli aiuta tanto perché riescono a consigliarmi sia sotto l’aspetto tecnico, che soprattutto da quello psicologico e mentale. Dopo essermi qualificata per le Olimpiadi, ho chiesto a mia mamma cosa si provasse effettivamente a gareggiare nella competizione più importante e che tutti sognano e lei mi ha spiegato che è una sensazione veramente strana, che bisogna essere pronti a livello mentale, non solo fisico, e che non bisogna farsi sopraffare dall’emozione, che ti travolge, ma cercare di rimanere freddi e lucidi, una cosa difficilissima, ma che fa tutta la differenza del mondo. Avere delle persone che mi possano aiutare e guidare mi aiuta tantissimo. Entrambi cercano di non interferire troppo, soprattutto mia mamma spesso non viene alle gare, per non attirare troppo l’attenzione; inizialmente portare questo nome è stato da una parte un peso, però poi sono riuscita a trasformare questa cosa in uno stimolo. Sotto l’aspetto tecnico io ho un allenatore personale, Gianni Cecconi, un ex compagno di squadra di mio padre nelle Fiamme Oro, che cura tutte le parti dell’allenamento, non abbiamo altri collaboratori, mentre i miei genitori non mi allenano.
Quali sono i tuoi obiettivi, sia dal punto di vista scolastico, sia, soprattutto, dal punto di vista sportivo?
Dal punto di vista scolastico vorrei continuare a studiare, frequentando la facoltà di giurisprudenza, anche perché sono meno portata per le materie scientifiche e legge mi è sempre piaciuta. Dal punto di vista sportivo il mio sogno nel cassetto è quello di vincere una medaglia alle olimpiadi e farò di tutto per poterlo raggiungere. Un obiettivo più vicino e più tendente al sogno è quello di raggiungere i 7 metri di lunghezza, che sono una misura che fa da spartiacque tra le lunghiste brave e quelle che possono ambire a medaglie mondiali e olimpiche.
Conosci atleti che fanno uso di sostanza dopanti? E qual è il tuo pensiero in merito?
Sinceramente io non so bene contro chi gareggio, ovvero mia mamma mi ha insegnato di diffidare di tutti e di pensare solo a me stessa, che sono “pulita”, ma degli altri non lo posso sapere, però qualche dubbio si può nutrire, soprattutto se ci sono atleti che provengo da entourage di allenatori, squadre o addirittura nazioni che storicamente hanno fatto grande uso di questo tipo di sostanza. Il sistema antidoping, com’è giusto che sia, è molto rigido, però comunque qualcuno riesce lo stesso ad aggirarlo. E’ una questione molto strana perché un atleta deve segnalare tutti i suoi spostamenti durante la sua giornata all’Agenzia Mondiale dell’Antidoping, loro possono venire quando vogliono in un orario stabilito dall’atleta e nonostante ciò alcuni riescono a non farsi scoprire. Purtroppo ci sono atleti che già alla nostra età iniziano a doparsi, un esempio è una ragazzina alla quale è stata trovata una sostanza dopante nel corpo, la sua giustificazione è stata che aveva l’influenza e che quindi doveva prendere un antibiotico, che conteneva questa sostanza. Fu assolta, però personalmente io controllo sempre quello che prendo e, soprattutto, mi sembra molto strano che all’interno di un antibiotico ci sia una sostanza dopante. La questione del doping sembra facile, ma in realtà non lo è, perché è un meccanismo molto strano, chi è in quel giro è molto furbo e a quanto pare sa come riuscire ad aggirare questi controlli. Come dice mia mamma: nel dubbio dubito di tutti. Altre cose strane che accadono sono gli incrementi delle prestazioni nel giro di pochissimo tempo, perché i miglioramenti molto elevati avvengono alla nostra età, quando si è giovani e superati i 23 anni circa, un atleta inizia a stabilizzarsi e cerca di migliorarsi, ma sempre di poco; quindi vedere atleti intorno ai 25-30 anni, che da un anno ad un altro fanno miglioramenti abissali fa destare molti sospetti; poi tutto può succedere e niente è impossibile nello sport, come nella vita, però, ecco, i dubbi che sorgono sono più che plausibili. Io che sono nuova nel mondo dell’atletica di un certo livello, questi meccanismi non li conosco benissimo, però devo dire che da una parte è frustrante vedere certi atleti, che fanno uso di sostanze dopanti, vincere o comunque fare progressi incredibili e poi vedere atleti, che si allenano duramente e correttamente, arrivare dietro a questi “furbetti”. Secondo me, un atleta, ma più in generale, chiunque dovrebbe lavorare e puntare solamente sul suo fisico e contare esclusivamente su se stesso e non affidarsi a certi tipi di sostanze, che sono dannose sia per la salute della persona, sia per il mondo dello sport.
Visto che sei un punto di riferimento per molti giovani che intraprendono una carriera sportiva di altissimo livello, quali consigli gli daresti? Secondo te, come mai molti giovani preferiscono puntare sullo studio che sullo sport, pur essendo dei talenti?
Il mio consiglio è quello di fare sempre ciò che ci piace con passione e divertimento, e se qualcosa ci piace davvero bisogna lottare per quella cosa e, nonostante i sacrifici, bisogna cercare di trovare sempre il bello e il divertimento in tutto quello che si fa, sennò si perde l’essenza dello sport. Io sono una persona che odio le cose noiose, il giorno in cui l’atletica non mi piacerà più e mi annoierà, smetterò, perché non riuscirei più a farla con passione e divertimento. Quando qualcosa ci appassiona e si ama, che sia lo sport, la musica o l’arte, va portata avanti con determinazione, perché poi ci fa star bene. Secondo me, lasciare lo sport è sbagliato anche di fronte allo studio, perché lo sport forma una persona allo stesso modo della scuola e ti dà dei valori e degli insegnamenti che l’istruzione scolastica non ti può dare, non perché la scuola non serva, anzi il contrario, però perché non è il luogo adatto ad insegnare questi tipi di valori. Mi dispiace che molti ragazzi giovani, anche talentuosi, smettano di fare sport per concentrarsi solo sullo studio, ovviamente poi ognuno ha le sue priorità e i suoi obiettivi.
Come riesci a conciliare lo sport con una scuola difficile come la nostra? La scuola ti è venuta incontro in considerazione della tua attività sportiva?
Portare avanti questo “binario scuola-sport” mi sta aiutando tantissimo, soprattutto sotto l’aspetto dell’organizzazione, gestire il tempo residuo, cose che poi ti servono anche in futuro da adulti. In generale il sistema scolastico non aiuta a condurre entrambi lo vedo anche da quello che mi raccontano le mie compagne in nazionale, con professori che fanno di tutto per mettere loro “bastoni tra le ruote”; fortunatamente non è il mio caso, anzi devo ringraziare i miei professori e la preside, i quali mi sono sempre venuti incontro ed hanno contribuito ad incentivare il mio percorso sportivo, con interrogazioni e compiti programmate e con assenze, per motivi sportivi, giustificate, ovviamente non regalandomi voti, sarei la prima a non accettarlo, perché non sarebbe giusto nei confronti dei miei compagni di classe. Per fortuna i miei genitori mi hanno sempre spinto a frequentare percorsi scolastici impegnativi, non facendo come tanti altri che hanno preferito frequentare scuole private o comunque più semplici della nostra. Inizialmente i miei genitori prediligevano la scuola allo sport, adesso, invece, sono entrambe sullo stesso livello, hanno sempre tenuto tanto alla scuola e ci tengono che io vada all’università.
Ringraziamo nuovamente Larissa per la sua disponibilità e la sua gentilezza, le facciamo i complimenti per tutti i risultati raggiunti fino ad ora e le facciamo i migliori auguri per il futuro; speriamo di intervistarla nuovamente, chissà, forse con un’altra prestigiosissima medaglia intorno al collo…