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VACCINI ANTI COVID: IL CASO ASTRAZENECA

I vaccini per il virus SARS-CoV-2 vengono somministrati da quasi tre mesi e hanno immunizzato già migliaia di persone. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dal 22 gennaio 2021 erano 237 i vaccini in corso di sviluppo, di cui 173 in fase preclinica e 64 in fase di sviluppo clinico. Ad oggi in Europa sono stati autorizzati due vaccini, il primo prodotto dalla ditta BioNTech/Pfizer, e approvato dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA), il secondo prodotto da Moderna e approvato dall’EMA il 6 gennaio 2021. A questi si sono aggiunti vaccini sviluppati da Università di Oxford-AstraZeneca e da Johnson&Johnson. Alcuni vaccini vengono realizzati utilizzando tecnologie già in uso, altri sono prodotti con nuovi approcci o replicando lo sviluppo di vaccini contro SARS e Ebola. Tutti questi farmaci hanno come obbiettivo quello di produrre una risposta immunitaria al fine di neutralizzare il virus ed impedire il propagarsi dell’infezione.

A seguito della segnalazione di alcuni eventi avversi gravi accaduti in concomitanza con la somministrazione di dosi appartenenti ad un lotto del vaccino AstraZeneca, AIFA (Agenzia italiana del farmaco) ha deciso, in via precauzionale, di vietare l’utilizzo di tale lotto su tutto il territorio nazionale riservandosi di prendere ulteriori provvedimenti, ove necessario, anche in stretto coordinamento con l’EMA.  Al momento non è stato stabilito alcun nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino e tali eventi.  

Tutto è partito dalla notizia diffusa a proposito dei presunti effetti prodotti nei confronti di due militari in Sicilia, morti a seguito di un’embolia dopo l’inoculazione del vaccino AstraZeneca.

Molte dosi del lotto in questione sono già state inoculate nei giorni scorsi ad insegnanti e funzionari delle forze dell’ordine. 

La preoccupazione si è amplificata quando anche i governi di Danimarca, Norvegia e Islanda hanno annunciato la sospensione della vaccinazione con il farmaco di AstraZeneca. Anche il primo ministro della Thailandia ha deciso di annullare le vaccinazioni contro il coronavirus con l’uso del siero di AstraZeneca, in attesa di una nuova valutazione scientifica del vaccino. 

Altri Paesi come Francia e Australia hanno invece comunicato che continueranno a utilizzare questa tipologia di siero contro il Covid-19. 

Le dosi del cosiddetto lotto “ABV2856” sono state distribuite anche in Italia, dove varie Regioni lo hanno già somministrato senza rilevare alcuna reazione avversa. 

C’è poi il caso di un altro lotto, l’“ABV5300”, non distribuito in Italia, che ha generato allarme in Europa, dove l’Austria è stata la prima a segnalare un caso di reazione avversa grave, con una paziente deceduta per trombosi. 

AstraZeneca si è difesa diffondendo un comunicato: “Da un’analisi dei nostri dati di sicurezza su oltre 10 milioni di somministrazioni non è emersa alcuna prova di un aumento del rischio di embolia polmonare o trombosi venosa profonda in qualsiasi gruppo di età, sesso, lotto o in qualsiasi Paese in cui è stato utilizzato il vaccino AstraZeneca contro COVID-19“.

L’azienda ribadisce la qualità, sicurezza ed efficacia del suo vaccino e in particolare del lotto finito sotto i riflettori per le segnalazioni legate ad eventi avversi gravi. A seguito delle recenti segnalazioni di eventi avversi legati alla somministrazione del vaccino AstraZeneca contro Covid-19, l’Azienda sta collaborando con le Autorità Sanitarie e Regolatorie che stanno procedendo ai necessari accertamenti. Anche in Italia AIFA sta effettuando tutte le verifiche del caso, acquisendo documentazioni cliniche in stretta collaborazione con i NAS e le autorità competenti. I campioni del lotto incriminato sono in corso di analisi da parte dell’Istituto Superiore di Sanità.

Il processo di sviluppo di un vaccino richiede normalmente tanti anni di ricerca e investimenti; la gravità della pandemia e la crisi economica mondiale hanno spinto le aziende farmaceutiche a sviluppare vaccini in tempi rapidissimi e questo aspetto temporale ha influito su un’attuale non completa sicurezza d’uso di questi antidoti; tuttavia la speranza è che il progressivo diffondersi, nella pratica clinica, di questi farmaci porterà ad una completa affidabilità della loro somministrazione contribuendo ad arrestare la pandemia e a far ripartire l’economia mondiale.

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