È stato detto di stare lontani a novembre per abbracciarci a Natale, poi di stare lontani a Natale per il rientro a una “normalità” nel 2021, poi andava scongiurata la terza ondata per salvare il periodo Pasquale, ora bisogna sacrificare Pasqua per salvare l’estate.
Lo scorso 6 marzo infatti è entrato in vigore il decreto valido fino al 6 aprile (il giorno dopo Pasquetta), il primo del nuovo presidente del consiglio Mario Draghi. Rimarranno invariate le 4 fasce “a colori” delle regioni (bianca, gialla, arancione e rossa), il coprifuoco alle 22, tutte le raccomandazioni per evitare il contagio: divieto di assembramenti, uso di dispositivi di protezione… Le novità principali sono la chiusura di parrucchieri e barbieri in zona rossa e l’apertura il 27 marzo (si spera) di cinema e teatri in zona gialla a ingressi ridotti al 25% della massima capienza, con un massimo di 400 persone all’aperto e 200 nei luoghi chiusi, per ogni sala.
Ancora una volta sono finite nel centro del ciclone le scuole, che evidentemente sono il capro espiatorio in caso di aumento dei contagi: il nuovo Dpcm prevede la chiusura delle scuole nelle zone in cui il totale di casi settimanali sia superiore a 250 ogni 100.000 abitanti. È vero che i dati rivelano l’aumento dei contagi e della diffusione delle varianti di covid (quella inglese su tutte), soprattutto tra gli under 20, ma è sicuro che siano le scuole il luogo in cui avviene il contagio? Basterebbe fare un giro alle Cascine, nei posti di ritrovo nel centro di Firenze, o nei centri commerciali, e la risposta non sembrerebbe così scontata. D’altronde i giovani, essendo nell’età di maggiore socialità, sono più soggetti ad avere contatti, e ad essi è richiesto di sacrificare i loro anni più belli, sebbene questo non giustifichi certi comportamenti.
Attualmente la Toscana è in zona arancione, ma la situazione non sembra essere delle migliori e il rischio di una zona rossa aumenta di settimana in settimana. L’Rt (l’indice di diffusione del virus) si aggira intorno a 1,20, poco al di sotto di quel 1,25 che significherebbe zona rossa e di nuovo 100% in Dad. Alcune zone della regione stanno già vivendo questa situazione: la provincia di Pistoia e i comuni di Cecina, in provincia di Livorno, e Castellina Marittima, in provincia di Pisa, sono in zona rossa. A causa del nuovo dpcm le scuole sono nuovamente chiuse dallo scorso lunedì 7 marzo in 76 comuni toscani, tra cui Arezzo, Siena e Certaldo in provincia di Firenze.
È passato un anno da quel 9 marzo 2020, giorno in cui tutta Italia entrò in zona rossa. Iniziava il primo lockdown totale del paese: sembrava che le restrizioni inizialmente dovessero durare un paio di settimane; molte persone, non avendo la minima idea di quanto la situazione si sarebbe aggravata, festeggiavano per un periodo di ferie inaspettate… “Restate a casa” era lo slogan diffuso ovunque. Ma con il passare dei giorni il coronavirus non dava segnali di resa e le chiusure sono continuate fino a maggio. Dopo un anno non sembra essere cambiato un granché: ancora le mascherine, ancora il distanziamento sociale, ancora purtroppo le scuole quasi totalmente chiuse. Ciò che è più cambiato siamo sicuramente noi: tutte le persone stanno vivendo un periodo molto stressante, essendo state tagliate completamente fuori da una vita sociale; tutti ormai temono anche una semplice stretta di mano, un abbraccio, un bacio; pensare a viaggi, feste, concerti o grandi eventi che riuniscono migliaia di persone da tutto il mondo appare come un miraggio di un’antica “età dell’oro”.
La luce in fondo al tunnel però può essere intravista, grazie al progresso e alla ricerca scientifica disponiamo di un’arma che si sta rivelando decisiva nella lotta al virus, il vaccino. In alcuni paesi i risultati del vaccino sono già visibili e sono straordinari: in Israele al 67.5% della popolazione è stata somministrata almeno una dose, il contagio non è sparito, ma sono diminuiti drasticamente i casi gravi di Covid-19 (il 99% in meno!). Nel Regno Unito una persona su tre ha già ricevuto almeno una dose di vaccino, il dato dei nuovi contagi è il più basso dal settembre scorso e il numero di decessi giornalieri è sceso sotto i 100 per la prima volta in 5 mesi.
In Italia invece siamo nel mezzo della terza ondata; la campagna vaccinale sta proseguendo lentamente a causa di ritardi nelle consegne da parte delle aziende produttrici del vaccino. Il 6% della popolazione, meno di 4 milioni di persone, è stata vaccinata.
Se gli “untori”, a detta molti, sono i giovani, perché essi sono gli ultimi a cui sarà destinato il vaccino? Se il problema sono le scuole, vaccinando tutti gli studenti (dopo chiaramente le persone più fragili), il rischio di contagio non dovrebbe annullarsi e potremmo auspicare un ritorno alla normalità?