Secondo i modelli fisici accettati oggigiorno l’universo non sarebbe infinito, bensì in espansione da circa tredici miliardi e mezzo di anni; quindi non ha molto senso chiedersi se la vita su altri pianeti esista, è quasi scontato che in un ambiente così vasto ci sia o ci sia stata vita intelligente su altri corpi celesti, il vero interrogativo è proprio quando c’è stata? Magari prima che si sviluppasse l’uomo. In tredici miliardi di anni intere civiltà possono essere comparse, sviluppate ed estinte. Ma noi che abbiamo difficoltà ad arrivare ai limiti del nostro sistema solare possiamo limitarci a studiare i pianeti vicini a noi.

Questo è lo scopo della coppia di robot Perseverance e Ingenuity (perseveranza e genialità) robot del programma spaziale Mars 2020, partiti dalla Terra questa estate e atterrati giovedì 18 febbraio 2021 alle ore 21:55 sulla superficie di Marte, il pianeta di colore rosso, dopo una traversata spaziale di oltre quattrocento settanta milioni di chilometri, a sette mesi dal lancio effettuato in pieno lockdown.

L’area che è stata scelta dagli studiosi per l’atterraggio del Rover (robot munito di ruote), dove effettuerà le sue analisi del terreno, è il cratere Jezero. In questa area si ritiene possano aver vissuto forme di vita microbica (quindi microorganismi) poiché sembra che in passato abbia ospitato un lago e un delta fluviale. Ormai l’ammartaggio ci può sembrare qualcosa di semplice e scontato, ma in verità solo il 40% delle missioni precedenti sono riuscite a far atterrare un rover operativo sul pianeta Rosso. A distanza di anni questa rimane ancora una fase critica soprattutto per la mancanza di comunicazioni dovuta all’entrata della sonda nell’atmosfera, ma Perseverance ci è riuscito: ha rallentato da una velocità mach 28 (ovvero 28 volte la velocità del suono, circa cinque chilometri al secondo) a zero metri al secondo grazie prima a un paracadute, bruciando poi quattrocento chili di carburante per poi concludere il viaggio della sonda depositando delicatamente il rover con il drone sulla superficie marziana calandolo con un cavo. In questa ultima fase è stato comunque aiutato da una nuova tecnologia: Terrain Relative Navigation, un software che si basa su vari algoritmi e sull’osservazione del suolo per scegliere da solo il luogo della discesa.

Perseverance è stato costruito in modo analogo ai suoi predecessori CuriosityOpportunity: è un mezzo a sei ruote delle dimensioni di una automobile, dotato di ventitré obiettivi fotografici, due microscopi, un trapano per effettuare dei carotaggi e una serie di provette che lascerà in delle posizioni precise con un obiettivo ancora più difficile: recuperarle e riportarle sulla Terra con missioni future!

Ma le novità non si limitano a questo: non dimentichiamoci del drone Ingenuity. Con i suoi 1,2 metri di apertura alare e un peso al di sotto dei due chili si alzerà presto in brevi voli sulla superficie di Marte.

Tuttavia questi due dispositivi quasi fantascientifici non si muoveranno ancora per un po’: gli ci vorranno trenta giorni marziani per i controlli della strumentazione, altri trenta saranno incentrati sui voli di Ingenuity e infine si muoverà anche Perseverance.

Per il momento possiamo dirci soddisfatti dai risultati portati dal programma spaziale Mars 2020, anche se la parte scientificamente più importante della missione deve ancora iniziare.

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