“Rimaniamo distanti oggi per abbracciarci più forte domani”, questa è la frase più volte ripetutaci dell’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ma… questo domani sembra non arrivare mai.
Dopo aver ritrovato un po’ di speranza grazie alle ultime cinque settimane in zona gialla, è ormai certo un ulteriore ritorno indietro: oggi domenica 14 febbraio la Toscana torna di nuovo in zona arancione per almeno due settimane; d’altronde, quale giorno migliore se non l’ultima domenica di Carnevale per un ennesimo cambio di colore?!
Ironia a parte, la situazione è veramente sfuggente, nel vero senso della parola. Basta abbassare un attimo la guardia (e la mascherina), basta un’eccessiva inosservanza e faciloneria, per far sfuggire la situazione di mano, di nuovo!
Ci era stata restituita la possibilità di una veloce colazione al bar prima di andare a lavoro, un aperitivo con un amico/a nel pomeriggio, o un pranzo al ristorante, ma continuavamo ad essere ancora, e giustamente, “sorvegliati speciali”. Purtroppo, come sempre, c’è chi se ne è approfittato. Se, dal momento in cui è consentito, è un nostro diritto tornare a rivivere quelle piacevoli abitudini giornaliere, come anche una semplice passeggiata all’aperto, avevamo altrettanto il dovere di rimanere ligi alle norme e restrizioni imposte.
Sono stati riscontrati più episodi di mancato rispetto delle regole da parte di alcuni servizi di ristorazione, come bar, ristoranti, pub, così come da parte di semplici cittadini, che hanno trasgredito gli orari e le misure per il contenimento del Covid-19.
Gruppi di persone (giovani o adulti senza distinzione) assembrati in coda per un negozio o per gustarsi un aperitivo alla metà della distanza consentita, per giunta senza mascherina, e magari anche oltre l’orario consentito. Ci sono poi quei “furbetti” che si sentono “autorizzati” a continuare a tornare a casa oltre l’orario permesso (22:00) senza veri motivi o esigenze, “tanto non sono mai stati fermati o multati”. Ma allora, si tratta veramente di furbizia?! Forse più di “furbizia” dovremmo parlare di “stoltezza”, non rendendosi cioè conto che, così facendo, non solo vengono ancor più incentivate violazioni delle norme della legge, ma si contribuisce a mettere a rischio la propria e altrui salute.
Tutti questi comportamenti fanno, in fondo, emergere la comprensibile voglia di riavere in mano la vita vera, con pizze tra amici e sorrisi visibili in faccia dei passanti; comprensibile sì, ma non giustificabile. La nostalgia di tutto ciò che ci è stato tolto accomuna tutti, per mancanze e motivi diversi; quindi dovrebbe avvicinarci (non fisicamente!) tutti di più, riuscendo a far fronte comune contro questo virus, senza cercare di essere più “furbi” di altri escogitando “sotterfugi” o “scappatoie” rispetto a quanto stabilito e imposto.
D’altra parte, nel complesso, i casi di “disubbidienza” non sono stati molti, ma, purtroppo, sono stati sufficienti per rivedere abbassare le saracinesche di bar, ristoranti, e così via (finora aperti fino alle 18).
Infatti, in una situazione così delicata, non emerge tanto ciò che c’è di “bello e buono” (e ce n’è, dato l’elevato numero di persone che ha saggiamente e rispettosamente “usufruito” delle varie “concessioni” della zona gialla) quanto ciò che c’è di negativo; dunque, è bastato poco per varcare la soglia critica del valore 1 nell’Rt (indice medio di contagio usato come parametro per la variazione di colore), come riporta l’ultimo report dell’Istituzione Superiore di Sanità.
Il grafico dei contagi giornalieri in Toscana è arrivato sopra quota 700 e l’indice Rt regionale, reso noto dal Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, oscilla tra 1 e 1.1. In generale, spiegano gli esperti, l’andamento della pandemia è in peggioramento. L’indice Rt nazionale è passato a un preoccupante 0,95. Insieme alla Toscana, passano in zona arancione anche Abruzzo, Liguria e provincia di Trento.
Nella pratica, quali cambiamenti comporta la zona arancione?
A risentirne maggiormente sono ristoranti e bar, che vedono subito svanire la speranza negli incassi del giorno di San Valentino. La consumazione all’interno dei locali è vietata. I soli servizi che bar e ristoranti possono eseguire sono consegne a domicilio o vendite da asporto (gli asporti nei bar fino alle 18, nei ristoranti fino alle 22). I locali accolgono i clienti solo il tempo necessario per la consegna o prenotazione. Dovremmo quindi riabituarci ad un caffè da asporto bevuto lungo la strada, o ad un pasto senza la possibilità di gustarlo in un posto che non sia la nostra umile, e ormai troppo familiare, dimora.
I negozi, invece, rimangono aperti, con chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi.
Sul fronte scolastico, Eugenio Giani ribadisce che «gialli o arancione non cambia niente per la scuola, le superiori rimarranno al 50% come previsto dalle indicazioni governative e continueranno con le medesime modalità». Sono aperti anche gli asili nido, le scuole materne, elementari e medie dove la didattica continua a svolgersi integralmente in presenza. Le scuole non dovrebbero quindi subire cambiamenti (si spera vivamente!).
Vietati spostamenti in un comune diverso da quello di residenza, eccetto per comprovate esigenze o per una seconda casa. Ogni spostamento deve comunque essere accompagnato da un’autocertificazione.
Non ci sarà nemmeno la tanta attesa riapertura delle piste da sci…
Dunque, affinché il passaggio alla zona arancione possa essere la misura per bloccare la diffusione del virus, è necessario continuare a rispettare tutte le regole sull’igienizzazione, sugli orari e numero massimo di accessi imposti alle attività commerciali, nella speranza che si possa presto scivolare di nuovo verso misure più morbide e mettere fine a questo “circolo vizioso” fatto di progressi e regressi.