Dal 17 gennaio scorso l’attivista Aleksej Naval’nyj, leader dell’opposizione russa ritornato in patria dopo il periodo di convalescenza in Germania a seguito del presunto avvelenamento subito la mattina del 20 agosto 2020 sul volo che da Tomsk lo avrebbe condotto a Mosca, si trova in stato di arresto sotto l’accusa di mancata presenza ad una udienza per la propria libertà vigilata in relazione ad una condanna per appropriazione indebita risalente al 2014.
“Questa è una palese illegalità per intimidire me e altre persone” ha dichiarato Naval’nyj durante l’udienza nella quale la proposta di annullamento della sua reclusione è stata rifiutata. Ora rischia ben tre anni e mezzo di reclusione.
Già dal giorno dell’arresto del principale oppositore del Cremlino centinaia di migliaia di persone si sono mobilitate in proteste che sono partite dall’estremo oriente russo arrivando fino a Mosca, spronate anche dalla potente frase pronunciata dall’attivista il giorno stesso del suo arresto: “Scendete in piazza, è di questo che hanno paura. Non fatelo per me, ma per il vostro futuro”.
L’appello, fin da subito raccolto, si è concretizzato in proteste non autorizzate dalla portata esponenziale alle quali la polizia russa ha risposto con il pugno di ferro. Già nei primi assembramenti sono stati infatti arrestati alcuni fra i suoi più stretti collaboratori, con l’accusa della violazione delle norme anti-Covid; ad oggi la stima ammonta a più di 3.400 fermi in circa 70 città russe.
Gli arresti non hanno fermato l’impeto di protesta ormai dilagato in tutta la Russia: “Il prossimo fine settimana terremo nuove proteste in tutto il Paese. Aleksej Naval’nyj deve essere immediatamente rilasciato dalle grinfie dei suoi assassini e le nostre richieste, assolutamente giuste, devono essere soddisfatte” ha affermato su Twitter Leonid Volkov, coordinatore della rete regionale del Fondo Anti-Corruzione di Naval’nyj, ormai da qualche tempo sotto stretta osservazione del Comitato Investigativo Russo che ha aperto una inchiesta contro di lui con l’accusa di aver incitato gli adolescenti a partecipare alle insurrezioni.
È però a Mosca che la polizia sta concentrando maggiormente le sue forze. Nel centro della capitale russa infatti le squadre antisommossa intervengono giornalmente effettuando un gran numero di arresti con l’obiettivo di prevenire qualunque manifestazione. Tra i vari arresti è stato registrato anche quello della moglie di Naval’nyj, Yulia Navalnaya, anch’essa diventata punto di riferimento dell’opposizione russa (è stata lei a mettere in dubbio le conclusioni dei medici di Omsk e a chiedere a Putin, e ottenere, il trasferimento del marito a Berlino per le cure), rilasciata nei giorni successivi.
Nonostante questa stretta, le manifestazioni proseguono imperterrite il loro corso e le proteste atterrano anche sui social-media dove è diventato virale il video caricato su YouTube dall’attivista stesso intitolato “Palazzo Segreto” nel quale al presidente Vladimir Putin viene attribuito il possesso di una mega villa sul Mar Nero. Notizia recentemente smentita dall’ oligarca Arkadi Rotenber, stretto collaboratore del Presidente, che ha dichiarato esserne il proprietario aggiungendo che la struttura sarebbe destinata ad un hotel che aprirà tra circa due anni.
Attivissima sui social anche la figlia ventenne di Naval’nyj, Daria Navalnaya, che grazie al suo programma YouTube “Voci della mia generazione”, all’interno del quale intervista i suoi coetanei su questioni politiche, si è conquistata una borsa di studio alla prestigiosa università di Stanford in California. Dal suo canale e dall’ormai popolare social network TikTok, Daria continua a rilanciare le iniziative e le inchieste anti-corruzione del padre. Ultima proprio quella sulla maestosa villa sul Mar Nero.
Queste le principali notizie riportate dalle fonti italiane, tra le quali la più esauriente è l’ Ansa. Tuttavia, come emerge dall’intervista concessaci gentilmente dal giornalista e scrittore Andrea Sartoni, che ha vissuto a Mosca per tre anni ( e che ha stretti rapporti personali e legami familiari in Russia) e segue con interesse la vicenda, la questione starebbe in modo diverso, o quantomeno ci sono anche voci discordanti dalle versioni ufficiali.
Il giornalista ha infatti affermato che “Naval’nyj spesso cercava l’arresto di pochi giorni, che in Russia è molto comune, per avere più spazio mediatico; egli infatti ha un seguito abbastanza irrisorio e concentrato specialmente nella zona di Mosca”. Questo fattore è già un primo elemento contrastante con le notizie che giungono a noi oggi, infatti leggendo un qualunque giornale ne emergerebbe in modo implicito la costatazione che questo personaggio, per aver avuto un così grande consenso, abbia sostenitori in ogni parte del suo paese.
Dall’intervista è inoltre emerso che Putin avrebbe lasciato degli spazi di riunione legittimi per l’associazione di Naval’nyj, ma che egli proprio per far scattare questi suddetti arresti brevi, avrebbe di proposito evitato quei luoghi prestabiliti. Solitamente però il presidente lascia correre e la questione si sgonfia velocemente, afferma Sartori; il suo parere è quindi che “anche in questo caso, se Putin avesse lasciato andare Naval’nyj un’altra volta la faccenda si sarebbe chiusa in poco tempo, tanto più che l’attivista ha dovuto diffondere quel video sul Palazzo del Mar Nero. Ma Putin, che ha una popolarità molto alta in Russia, sentendola scemare gradualmente dopo il periodo dell’Epoca Calda, in cui i russi si erano stretti intorno al loro capo dello stato, è dunque incappato in questo errore”.
Secondo Sartoni in Russia non mancherebbe la libertà di espressione e la libertà di parola sembrerebbe paradossalmente maggiore rispetto a quella italiana; la mancanza di quella che possiamo chiamare democrazia, starebbe nel così detto ricambio.
“Putin non si è circondato di una vera e propria classe dirigente” ha detto a proposito il giornalista “ma si è circondato per così dire di Yes-Men; quindi eccetto due ministri eccezionali, degli esteri (Sergej Viktorovič Lavrov) e della difesa (Sergej Kužugetovič Šojgu), che avendo la sua stessa età non sono papabili successori, l’ago pende verso il Primo Ministro, che però ha scelto spesso collaboratori mediocri. Ciò che spaventa dunque i russi non è la presente condizione del governo, ma quella futura; Putin è stato in grado di tirare fuori il paese da una situazione disastrosa, dimostrandosi un abilissimo presidente di crisi, ma lui una volta postosi al comando non ha organizzato un sistema per il futuro dopo-Putin”.
Tuttavia dalle notizie delle ultime 24 ore risulta, secondo le fonti italiane, che Naval’nyj sia stato infine condannato ai 3 anni e 5 mesi di prigione che erano precedentemente stati ipotizzati. La condanna è però stata alleviata dal fatto che i 10 mesi già scontati ai domiciliari saranno conteggiati come alidi, e dunque la pena sarà ridotta a 2 anni e 8 mesi. Alla condanna, riporta l’ Ansa, Naval’nyj risponde con l’istigazione a nuove proteste, e l’accusa di illegalità da parte dell’attivista nei confronti del Cremlino. A seguito del processo a Naval’nyj Usa e della Francia, oltre alla Comunità Europea. hanno espresso il proprio disappunto in merito alla questione; anzi l’l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, a nome dell’Unione europea ha definito la sentenza inaccettabile ” L’Ue ribadisce la sua richiesta per il rilascio immediato e incondizionato di Navalny” e dei manifestanti. L’Ue tornerà sulla questione “al prossimo Consiglio Affari esteri per discutere le implicazioni e le possibili ulteriori azioni”. (fonte: Ansa, https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2021/02/03/navalnyuesentenza-inaccettabile-ha-motivazione-politica_297584ac-7da0-4232-ad37-7d61005c1b85.html