Per trovare il fiume più inquinato del mondo dobbiamo andare sull’isola di  Giava, in Indonesia: il fiume Citarum

Le sue acque vengono regolarmente bevute e usate per lavarsi, cucinare, nuotare ; per i bambini che abitano le città lungo le coste il fiume è il loro parco giochi.

 Milioni di persone dipendono da questo fiume, il quale sostiene 400.000 ettari di risaie, sostiene gli allevamenti ittici e riempie i bacini idrici che forniscono energia alle fabbriche.

Nelle città bagnate dal fiume non esistono sistemi fognari né di raccolta di rifiuti e, quindi, nel passare degli anni, le acque si sono riempite di liquami, plastica e immondizia di ogni tipo. In alcuni punti del fiume non è nemmeno possibile navigare a causa delle grandi masse di rifiuti che si sono formate.

Ad aumentare il tasso d’inquinamento ci sono le industrie chimiche e tessili che versano solventi e vernici usate per tingere i vestiti, anche di marche da noi indossate abitualmente.

Da decenni il governo indonesiano permette alle fabbriche di versare i loro residui non trattati, nei canali che conducono al fiume.

Le cattive condizione igieniche sono la causa di 50 mila morti l’anno, oltre alle stragi di forme di vita marine e terrestri.

Un dossier dell’Asian Development Bank  nel 2013 riportava che il fiume «era altamente inquinato dalla presenza di batteri coliformi fecali e letame agricolo, un livello di contaminazione 5 mila volte superiore a quelli consentiti»

Anche Greenpeace, che aveva coinvolto le organizzazioni comunitarie locali, si interessò al caso. Infatti, a seguito delle sue denunce il Tribunale Supremo Indonesiano decise di revocare i decreti governativi che permettevano il “versamento legale” dei residui prodotti dalle fabbriche più grandi dell’Indonesia.

Questo scatenò la protesta dei dirigenti delle fabbriche che impugnarono il provvedimento minacciando che, senza il permesso di versare nel fiume i residui industriali, sarebbero stati  costretti a chiudere e a licenziare migliaia di persone.

Il governo incolpa le popolazioni locali senza accennare una parola sulla mancanza di infrastrutture adeguate per la raccolta dei rifiuti.

Nel passare degl’anni ci sono stati diversi tentativi e  aiuti economici da parte di campagne ecologiste per la bonificazione del fiume. Un esempio è quello dell’estate del 2017 quando fratelli francesi Gary e Sam Bencheghib, hanno percorso il fiume in kajak per contribuire alla bonifica del fiume e documentarne lo stato.

Per migliaia di anni il Citarum aveva percorso i suoi 350 chilometri pulito e ricco di fauna ittica. Alla società “moderna” sono bastati pochi anni per distruggerlo e trasformarlo in una discarica a cielo aperto, fonte di malattie e morte per le popolazioni locali, per la fauna e per la flora.

La promessa del governo Indonesiano è la bonifica del fiume entro il 2025.

Numerosi sono gli accordi di molti Stati che negli anni si sono susseguiti e si susseguono sul tema dell’ambiente in generale, dell’inquinamento e del clima.  La logica sfrenata dell’economia senza regole fa fatica però  ad adeguarsi a tali indicazioni. Da qui la necessità urgente di favorire politiche di commercio sostenibili che non escludano le economie anche dei paesi più poveri.

Inoltre, le ultime ricerche scientifiche spiegano lo stretto rapporto tra l’inquinamento e i cambiamenti climatici.

Speriamo dunque che la promessa del governo Indonesiano non sia solo una promessa e, soprattutto, impegniamoci tutti nel nostro piccolo al rispetto della natura come bene comune!

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