In questi ultimi giorni, dal 22 Gennaio fino al 26 Gennaio, il destino dell’Italia a Tokyo 2021 è apparso molto poco roseo, ma seppur all’ultimo, sembra che il problema sia rientrato. per quanto riguarda il destino delle Olimpiadi stesse, la situazione non è di certo più limpida; cosa sta succedendo nel mondo dello sport? Ci saranno le Olimpiadi questa estate e soprattutto cosa è successo in Italia?
INDISCREZIONE DAL GIAPPONE, TOKYO 2020+1 SALTA?
“The Times” cita come fonte un esponente “rimasto anonimo” della maggioranza del governo giapponese che riferisce di un vertice dell’esecutivo guidato dal premier Yoshihide Suga. I lavori avrebbero portato alla conclusione che le Olimpiadi dovrebbero essere cancellate. La fonte va oltre e ipotizza che Tokyo starebbe lavorando per chiedere di ospitare i prossimi Giochi disponibili, quindi per il 2032, essendo già state assegnate le edizioni del 2024 a Parigi e del 2028 a Los Angeles. Il contrattacco delle autorità giapponesi non si è fatto attendere, il vicecapo di gabinetto Manabu Sakai smentisce le notizie esposte dal quotidiano britannico ed afferma che nonostante la situazione causa Covid non sia delle migliori (in particolare preoccupano gli stati dell’America latina e dell’Africa, dove i dati sui contagiati da coronavirus restano tutt’oggi poco attendibili), il governo Giapponese sta lavorando affinché sia possibile svolgere le Olimpiadi del 2021. La governatrice di Tokyo Yuriko Koike, sconvolta dall’articolo sul “The Times”, ipotizza una querela nei confronti del quotidiano britannico.
In tutto ciò un’unica verità: finalmente qualcuno dice seriamente che l’ipotesi di cancellazione delle Olimpiadi è molto reale, uscendo dal coro delle voci delle ultime settimane che continuavano (e continuano) a professare ottimismo.
L’ITALIA ALLE OLIMPIADI SENZA TRICOLORE ED INNO DI MAMELI?
Dalle parti di Losanna non tira una bella aria. Pesa l’incertezza sulle Olimpiadi, anche se la linea ufficiale è quella di andare avanti, lavorare per organizzarle in sicurezza dribblando malumori e punti interrogativi giganteschi. C’è poi un sentimento di forte irritazione nei confronti dell’Italia. Il CIO non si è sentito sufficientemente considerato dal governo italiano, non ha avuto risposte ai campanelli d’allarme e alle lettere ufficiali di avvertimento: attenti che state violando la carta Olimpica, attenti che rischiate una sanzione. La questione va avanti da più di 2 anni, da quando – con la Legge di Stabilità del 30 dicembre 2018 – l’ex “Coni Servizi” ha cambiato nome e competenze diventando “Sport e Salute”, una Spa sotto il controllo del Ministero dell’Economia e delle Finanze, di fatto la cassaforte dello sport italiano. A Sport e Salute spetta infatti il compito di distribuire i finanziamenti dello Stato al sistema sportivo italiano: lo scorso anno ha ricevuto 368 milioni di euro dei 408 totali del finanziamento mentre sono rimasti di pertinenza del Coni i restanti 40 milioni per la preparazione olimpica di alto livello.
Giovanni Malagò, presidente del CONI: “Sportivamente parlando situazione drammatica”
Da qui nasce la questione della mancata autonomia dello sport, della violazione della carta olimpica da parte dell’Italia (comma 6 articolo 17: “I Comitati Olimpici Nazionali devono preservare la propria autonomia e resistere a pressioni di qualsiasi tipo, incluse quelle politiche, giuridiche, religiose e economiche). Era necessaria un’azione del governo, il premier Conte si era impegnato personalmente con Bach il 24 luglio 2019 quando a Losanna all’Italia vennero assegnate le Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026 ed il nostro Paese sottoscrisse la condizione fondamentale di aderire alla carta olimpica.
“A distanza di 25 mesi, e dopo ripetute richiese ufficiali da parte del CIO, per colpa della politica non è stato risolto nulla, ecco perché la situazione dal punto sportivo adesso è diventata drammatica”, afferma il Presidente del CONI Giovanni Malagò davanti alle Commissioni riunite di Cultura e Lavoro della Camera dei deputati. Il rapporto sport e politica negli ultimi due anni è stato tormentato, tra scaramucce, dispetti, dichiarazioni di intenti, proposte e controproposte senza che si arrivasse ad alcun accordo.
COSA SERVE ADESSO?
Come ovviare a questo pasticcio, quale sarebbe stata la soluzione immediata? Scaduta la legge delega, senza un accordo di governance tra Coni, Sport e Salute, adesso sarebbe stato necessario un decreto legge: subito, entro mercoledì 27 gennaio. Sarebbe bastato in alternativa un provvedimento di intenti che mettesse nero su bianco l’autonomia dello sport, una norma che tamponasse la gravità, definiamola una pezza momentanea. Ma c’è un “ma”: l’attuale situazione politica precipitata non aiuta; era realistico pensare che la questione “carta olimpica” venisse esaminata nel Consiglio dei Ministri convocato martedì mattina scorso durante il quale il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha comunicato la volontà di recarsi al Quirinale per rassegnare le dimissioni e così è stato: Il Consiglio dei ministri ha approvato il cd decreto Cio sull’autonomia del Coni, che dovrà comunque essere convertito dal parlamento.
GLI SCENARI: COSA RISCHIA L’ITALIA?
La certezza era che, se non fosse arrivata nelle prossime ore a Losanna un segnale da parte del governo, l’Italia avrebbe subito una punizione da parte del CIO. Due le ipotesi. O una punizione leggera, cioè un warning, un avvertimento. Oppure la punizione più severa e cioè la sospensione vale a dire una batosta per il nostro Paese, anche solo per una questione di immagine e di prestigio del nostro sport. Pensare ad una Italia sospesa dal CIO al pari della Bielorussia e forse dell’Iran (è attualmente sotto esame del CIO) è già di per se imbarazzante. Diversa la situazione della Russia, squalificata due anni per doping di Stato. Occorre distinguere bene, una sospensione non è una squalifica: la prima può essere revocata quando il soggetto sospeso ritorna a rispettare la norma inizialmente violata, la seconda è caratterizzata da una scadenza temporale. Una Italia sospesa andrebbe ai Giochi senza tricolore, senza inno di Mameli, senza la scritta “Italia” su divise e tute, senza medaglie. Atleti come Federica Pellegrini e Filippo Tortu parteciperebbero a titolo individuale. La situazione è grave, insomma. Perché si è sottovalutato così a lungo il problema? C’era bisogno di arrivare fino a questo punto? Il mea culpa devono recitarlo in molti.
l n.1 del Coni in conferenza, il 26 Gennaio: “Da oggi è chiaro: il Coni è un ente pubblico indipendente. Questa vicenda è stata come un romanzo, difficile da spiegare. Ci sono stati momenti di conflittualità, ma all’italiana e all’ultimo secondo, sono state mantenute le priorità e non era nulla di scontato”. Il decreto legge varato dal Consiglio dei Ministri ristabilisce l’autonomia del CONI. La vittoria arrivata in extremis, dopo due anni di conflittualità, risolve un groviglio istituzionale ma restano altri nodi da sciogliere. L’Italia non sarà sanzionata dal CIO, avrà Tricolore e Inno alle Olimpiadi. Il mondo dello sport è unito nel reclamare rispetto: per i campioni e in egual misura per lo sport di base messo in ginocchio dalla pandemia.
“L’Italia dunque andrà alle Olimpiadi (se si svolgeranno) con la bandiera e l’Inno, per la gioia degli atleti. “Non levateci mai il tricolore dal petto” esulta prontamente sui social Federica Pellegrini. Se c’è una cosa iper positiva che questa lunga ed estenuante battaglia durata 25 mesi tra Coni e Istituzioni ha messo in mostra è proprio l’unità di intenti di atleti, tecnici, allenatori, dirigenti e società. Mai il mondo dello sport si era mostrato così compatto, è questa la vera medaglia da sfoggiare, a maggior ragione in un periodo tragico con una pandemia mondiale che sta mettendo in ginocchio società, associazioni, palestre, piscine e tutto lo sport di base. Per la maggioranza di loro la ripartenza sarà una fatica bestiale.
Sicuramente queste Olimpiadi, se verranno svolte segneranno un momento fondamentale nella storia dello sport, se effettivamente si svolgeranno i giochi di Tokyo 2021, saranno un’ulteriore vittoria nella guerra al Covid.