Siamo all’inizio del 2021 e l’anno appena trascorso, non è certo stato uno dei migliori. Andando avanti noi ricorderemo l’anno 2020 come quello del “covid-19”, un minuscolo essere vivente che ha messo in ginocchio e continua a mettere in difficoltà l’intero pianeta uccidendo migliaia di persone. Per limitare la diffusione di questo terribile virus sono stati messi in atto numerosi provvedimenti fino all’estremo lock-down, dove, le attività si sono ridotte solo esclusivamente a quelle essenziali. E di fronte a tale immobilità sorge spontanea una domanda: perché il “calcio dei grandi”, nonostante sia uno sport e quindi non un’attività estremamente necessaria, è rimasto sempre in gioco o per lo meno quasi ?
Uno dei motivi principali è senza dubbio quello economico, basta pensare agli stipendi da 6 zeri che i calciatori di Serie A ricevono ogni mese: sarebbe insostenibile per le società mantenere questo giro di soldi in caso di stop. Ma non solo questo, infatti, una società calcistica nel massimo campionato nazionale stipendia centinaia di dipendenti come fisioterapisti, custodi, allenatori, cuochi ecc. Per non pensare poi alle enormi cifre che ci sono dietro ai vari canali tv che trasmettono le partite in diretta a pagamento come Sky e DAZN. Ma questi motivi economici sono così importanti da aver dato la priorità diagnostica ai calciatori rispetto al personale sanitario?
Un altro motivo per la continuazione delle attività calcistiche professionistiche potrebbe essere quello ludico: in un periodo in cui la maggior parte della popolazione si trovava a casa, le partite di calcio sono state un ottimo mezzo per distrarre e divertire; distogliere tutti dai pensieri allarmanti della pandemia.
Nonostante il calcio professionistico sia continuato per la maggior parte del periodo di lockdown, il “Calcio 2020” non è stato di certo uguale a tutti gli altri anni: infatti ci sono stati enormi cambiamenti. Il più ovvio di questi è stato l’assenza dei tifosi: quest’ultimi che erano abituati a vivere la partita della propria squadra da vicino, negli stadi, ogni domenica o sabato in qualsiasi condizione meteorologica, si sono dovuti ritirare nelle proprie abitazioni e vivere il tifo a distanza, annullando anche il cosiddetto “dodicesimo uomo in campo”…
Nonostante i controlli, molti giocatori si sono ammalati condizionando le formazioni all’ultimo momento. In alcuni casi le partite sono state annullate e/o rimandate come nel caso di Juventus -Napoli che ha destato non poche polemiche a riguardo.
In quest’anno il calcio non è stato uguale in tutte le categorie: se quello professionistico è continuato, non si può di certo dire lo stesso per quello amatoriale dove, come in altri sport, sono stati sospesi allenamenti e partite, nonostante i vari interventi messi a punto per rispettare le misure anticovid. Anche i vari incontri estemporanei di periferia a tirare 2 calci al pallone che molti giovani facevano nei campetti sono state proibiti.
Cosa possiamo concludere da tutto questo? Certamente è viva in tutti noi la speranza di un ritorno alla normalità ma soprattutto ad una nuova normalità che porti con sé l’esperienza vissuta e anche le nuove priorità: il senso civico che dovrà accompagnare anche il nuovo calcio 2021.